31 maggio 2012
Tags : Stefano Palazzi
Biografia di Stefano Palazzi
• Napoli 12 settembre 1960. Magistrato. Capo della Superprocura federale della Figc dal 2007 (fu il procuratore di Calciopoli), riconfermato nel 2012. Giudice di Appello della Corte militare di Napoli (dal 1998).
• «In magistratura è entrato a 26 anni. Giovane sostituto procuratore, ha gestito l’accusa in processi contro la camorra a Nola e a Napoli. Dieci anni dopo supera gli esami (è il primo) e passa alla magistratura militare. Tre anni da giudice di primo grado e viene promosso in Corte d’Appello. Come magistrato militare è fuori dai rigori del Csm, che ha detto no agli incarichi sportivi» (Gianni Bondini).
• «Palazzi planò sul pallone devastato del maggio 2006 in sostituzione dell’ex titolare dell’ufficio indagini, il generale delle Fiamme Gialle Italo Pappa, dimessosi dopo tre decenni. Dietro i suoi Ray-Ban fumé, il potere scosso da Calciopoli cercava disperatamente un punto di vista. E il capo degli 007 della Figc lo offrì. Picchiando duro, con qualche eccezione in zona milanista. Palazzi non ama sorridere. Preferisce accentrare e decidere, in assoluta autonomia. La tendenza gli attira critiche feroci. Lo detestava Cossiga, emulato da juventini e laziali. Dopo la riforma del 2007 e l’accorpamento tra ufficio indagini e procura federale, non c’è scandalo che non arrivi nel presidiato fortino di Palazzi. Vicende che valgono oro» (Malcom Pagani) [Esp 23/6/2011].
• In quanto procuratore federale della Figc, ha coordinato, sul versante della giustizia sportiva, le indagini relative all’ennesimo scandalo Calcioscommesse, portato alla luce il 1° giugno 2011 dalla Procura di Cremona con l’arresto di sedici personaggi di primo piano del mondo del calcio nell’ambito dell’inchiesta «Last bet» (tra i coinvolti della prima ora anche nomi eccellenti come quelli degli ex azzurri Beppe Signori, posto agli arresti domiciliari, e Cristiano Doni, indagato). «L’indagine, condotta dalla polizia di Cremona e coordinata dal Servizio centrale operativo (Sco), nasce nel dicembre del 2010 quando un dirigente della Cremonese, 24 ore dopo la gara di Lega Pro con la Paganese, denuncia uno strano fenomeno: molti suoi giocatori sono stati male, finendo in ospedale, e uno ha addirittura avuto un incidente stradale per colpa della sonnolenza. Il tutto è accaduto dopo la partita. Per questo il medico sociale ha ordinato esami del sangue e ha scoperto la presenza di un farmaco antidepressivo. In poche settimane si è arrivati al portiere in seconda, Marco Paoloni: era stato lui a sciogliere il medicinale per fare in modo che la sua squadra perdesse. Ma soprattutto era lui uno dei referenti di un giro di calcioscommesse assai più vasto, tanto da “essere in grado di falsare i campionati di serie B e di Lega Pro”. Lo sostiene il gip Guido Salvini, in 611 pagine di ordinanza di custodia, delineando chiaramente la struttura dell’associazione: ci sono i "manovratori", e cioè dirigenti ed ex calciatori che hanno il compito di avvicinare i giocatori per chiedere loro di indirizzare la partita. Ci sono i "corruttori", e cioè coloro che finanziano la vendita delle partite. E infine gli "scommettitori", coloro cioè che sono in grado di muovere milioni di euro sulle partite truccate. I gruppi di "scommettitori" sono tre: gli zingari, che hanno grandissima liquidità (spendono da 200 a 400mila euro per un match), i bolognesi che fanno riferimento a Beppe Signori, e infine i baresi. Le regole dell’associazione sono ferree: non si scommette mai a più di un’ora prima della partita, per evitare che le agenzie di scommesse blocchino le giocate. Lo si fa principalmente su Internet, preferibilmente sui siti asiatici. Si comunica su telefoni riservati, possibilmente via Skype. “Una frequenza di manipolazione impressionante”, scrive il giudice» (Giuliano Foschini e Marco Mensurati) [Rep 2/6/2011].
• Nel corso dei mesi, l’indagine della magistratura ordinaria è cresciuta esponenzialmente, allargandosi ad altre procure della Repubblica (oltre a Cremona, anche Bari e Napoli), estendendosi alla serie A e coinvolgendo società e personaggi sempre più in vista, con imputazioni sempre più gravi (dall’associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva fino al riciclaggio di denaro sporco per conto della criminalità organizzata): a partire da tali fascicoli d’indagine, ma in tempi necessariamente molto più rapidi, ha fatto il suo corso anche la giustizia sportiva, giudicando le posizioni delle società e dei tesserati deferiti dallo stesso Palazzi al Tribunale della Figc in tutte le sedi previste (primo grado: Commissione Disciplinare Nazionale della Figc; secondo grado: Corte di Giustizia Federale della Figc; terzo grado: Tribunale Nazionale d’Arbitrato per lo Sport del Coni). Nell’arco di due anni, tra l’agosto 2011 e l’agosto 2013, Palazzi ha infatti incardinato sei filoni di indagini (Cremona; Cremona-bis; Cremona-ter e Bari; Napoli; Bari-bis; Cremona-quater), deferendo in totale oltre cinquanta società e centocinquanta tesserati (in relazione a vari capi d’imputazione: dall’omessa denuncia all’illecito sportivo per i tesserati, dalla responsabilità oggettiva alla responsabilità diretta per le società), e alternando, a seconda dei casi, profferte di patteggiamento e richieste di pene esemplari (dalla squalifica alla radiazione per i tesserati, dalla penalizzazione in classifica alla retrocessione di categoria per le società). Tra i casi più eclatanti, quelli di Marco Paoloni (squalifica di 9 anni e radiazione), Beppe Signori (5 anni e radiazione), Mario Cassano (6 anni e 3 mesi e radiazione), Cristiano Doni (5 anni e 6 mesi), Stefano Mauri (6 mesi) e Antonio Conte (4 mesi), dei “pentiti” Carlo Gervasoni (7 anni e 2 mesi e radiazione), Filippo Carobbio (2 anni e 2 mesi) e Vittorio Micolucci (un anno e 6 mesi), dell’Alessandria e del Lecce (retrocessione), ma anche di Leonardo Bonucci, Simone Pepe, Marco Di Vaio e Omar Milanetto (proscioglimento), di Andrea Ranocchia, Domenico Criscito e Rino Gattuso (archiviazione), dell’Udinese e del Genoa (proscioglimento). Nel complesso, comunque, spesso le sentenze hanno fortemente ridimensionato l’impianto accusatorio della Procura.
• «Il vero sconfitto del calcioscommesse è il Grande inquisitore, Stefano Palazzi. La Disciplinare della Federcalcio ha in gran parte smontato il suo castello accusatorio, capovolgendo o alleggerendo le pene richieste e, soprattutto, mostrandone la fragilità intrinseca. Il fatto è che la giustizia sportiva, per essere celere, si basa sugli indizi e non sulle prove ed è facile quindi incappare in palesi incongruenze e infischiarsene delle garanzie. Visti i tempi della giustizia italiana, Palazzi ha chiesto condanne su dichiarazioni “non riscontrate”: è lui la prima vittima di un sistema accusatorio che andrebbe rifondato e che, in passato, ha già fatto non pochi danni. Il Grande inquisitore si prende ora i pesci in faccia, com’è normale che sia, anche se nelle squadre ne capitano di tutti i colori» (Aldo Grasso) [Cds 12/8/2012]. «La maggior parte degli indagati è stata assolta, alcuni hanno ricevuto piccole squalifiche dal campo, ad alcune società sono stati tolti pochi punti in classifica. Il cortocircuito calcistico-mediatico-giudiziario ha quasi sempre portato a molti titoli sui giornali, qualche carriera rovinata, e poche – pochissime – prove. Che il pallone in questo Paese non sia cosa troppo pulita non è scoperta recente, ma il fatto che dopo anni di indagini ancora non ci siano certezze su chi e come truccasse certe partite dovrebbe consigliare un po’ di cautela» (Il Foglio) [18/12/2013].
• Sposato con Maria Casola, giudice del lavoro a Napoli, due figlie.