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 2012  maggio 31 Giovedì calendario

Biografia di Boris Pahor

• Trieste 28 agosto 1913. Scrittore. Nel 2008 ha pubblicato Necropoli (Fazi), uscito per la prima volta nel 1967. «Forse non si voleva ammettere che nell’italianissima Trieste potesse esserci un grande scrittore sloveno».
• «Ha impiegato più di quarant’anni per farsi conoscere in Italia dopo che era stato tradotto nel mondo e insignito della Legione d’onore in Francia, questo scrittore di cittadinanza italiana, di nazionalità slovena, di appartenenza triestina e di nascita austroungarica, grazie a Necropoli ripubblicato da Fazi dopo aver circolato per tanto tempo presso un piccolo editore istriano e rifiutato da editori come Einaudi, Feltrinelli, Adelphi. Necropoli è uno dei tredici libri scritti in sloveno da Pahor, italiano di una minoranza linguistica e culturale oppressa dal fascismo, antinazista internato in un lager, successivamente impegnato contro il totalitarismo comunista» (Renato Minore).
• «Se si parla o scrive di lui, la distruzione forzata dell’identità impostagli dalle squadracce di Benito Mussolini deve emergere, chiara. Non compariva nella “motivazione di merito” quando, nel 2009, l’allora sindaco di Trieste Roberto Dipiazza avrebbe voluto conferirgli il Sigillo, massima onorificenza cittadina. Dunque, non se ne fece nulla. “Il mio non fu un gran rifiuto, ma una condizione imposta”, sottolinea Pahor. Il Sigillo, l’ha avuto ora per i suoi cent’anni, dal nuovo sindaco Roberto Cosolini. Al quale, tuttavia, si è rivolto con una lettera aperta, mettendo i puntini sulle i: “Onorato e contento, la concessione di meritorietà che mi riguarda di fatto va alla mia lingua, alle mie opere che, tradotte, sono alla base del nuovo rapporto tra le due principali componenti linguistiche e umane conviventi in questa città. Unica in passato, era già un’Europa unita in miniatura. Ciò che spero col tempo diventerà”» (Marisa Fumagalli) [Cds 24/8/2014].
• Maturità classica nel 1941: «Mi ritrovai a dover sostenere gli esami di liceo nientemeno che in Africa, dove ero stato spedito durante la guerra. Feci l’esame di maturità a Bengasi. Eravamo in trentasei e solo in tre passammo» (ad Antonio Gnoli) [Rep 5/5/2013].
• Collaborò con la resistenza antifascista slovena e venne deportato nei campi di concentramento. Si salvò: «Mi sono interessato solo al lavoro, prima interprete poi infermiere. Tanti pensavano al futuro, a cosa avrebbero mangiato una volta fuori. Io mi sono concentrato sul presente, cercando di fare qualcosa di utile per gli altri».
• Laurea in Lettere all’Università di Padova nel settembre 1947 con una tesi sull’intellettuale sloveno Edvard Kocbeck: «Kocbek è un grande poeta; purtroppo è poco conosciuto in Italia, benché sia stata tradotta una sua opera: Compagnia. Ha avuto una sorte infausta pagando, come è successo ad altri letterati, lo scotto di essere inviso prima ai fascisti e poi ai comunisti». La tesi di laurea è stata di recente pubblicata nel volume La lirica di Edvard Kocbek (Padova University Press, 2010). Si dedicò all’insegnamento nelle scuole medie superiori slovene a Trieste.
• Candidato al Nobel, nel 2008 ha vinto il premio Napoli nella sezione Letterature straniere e il premio letterario internazionale Viareggio Versilia. Nel 2012 ha vinto il premio letterario internazionale Alessandro Manzoni – Città di Lecco.
• «Boris Pahor è sopravvissuto. Non posso penetrare il suo cuore, ma sembra essere uscito da quella necropoli veramente vivo, nel pieno senso del termine; irrimediabilmente segnato ma non umanamente mutilato né spento; integro, a differenza di altri - anche di altri grandi scrittori - passati attraverso quell’inferno. Forse deve in parte quest’integrità alla sua vitalità, alla sua confidenza - che egli fa risalire alle sue origini popolari - con la fisicità elementare della vita, che gli permette di non sentirsi a disagio “a contatto con il marciume, con le feci e con il sangue”» (Claudio Magris).
• «C’è una parola che predilige? “Un tempo è stata la parola ‘No’. L’ho pronunciata, a volte gridata, nella consapevolezza che dovessi oppormi a qualche ingiustizia. Ci scrissi anche un libro Tre volte no: no al fascismo, no al nazismo, no alla dittatura comunista. Ho imparato questi ‘no’ a mie spese, sulla mia pelle”» (a Gnoli, cit.).
• Vedovo. «“Sono stato infedele, in 58 anni di matrimonio (…). Ho voluto bene a Rada, mancata nel 2009, ma avrei potuto essere un marito migliore”. Nonno affettuoso di due nipoti, si critica come padre. “Non sono stato un modello. Forse mi è mancato il senso di paternità. I due figli da me non hanno avuto coccole. Li ho trascurati per dedicarmi a me stesso e alla scrittura. Penso, però, che mi abbiano perdonato. Oggi sono fieri del mio successo letterario”» (a Fumagalli, cit.).
• Nel 2009 fu candidato alle Europee, dalla Svp.
• Altri libri pubblicati in Italia: Il rogo nel porto, La villa sul lago, Il petalo giallo (tutti da Nicolodi, nel 2001, 2002 e 2004). Più di recente, Dentro il labirinto (Fazi, 2011), ancora La villa sul lago in una nuova traduzione (Zandonai, 2012), Figlio di nessuno. Un’autobiografia senza frontiere (con Cristina Battocletti, Rizzoli, 2012) e Ho vissuto. Biografia di un secolo (con Tatjana Rojc, Bompiani, 2013).
• Vive a Prosecco, pochi chilometri da Trieste. «“Sono una persona solitaria. Non amo i salotti. Mi alzo alle sei e trenta e alle sette ascolto la radio slovena. Mangio pochissimo. Scrivo, a volte passeggio. Prendo l’autobus per spostarmi. Se devo incontrare qualcuno preferisco farlo qui nel retro di questo bar”. Vedo che proprio dietro di lei hanno installato due slot-machine. “Le hanno messe da poco. Mi disturbano, ma che ci posso fare? A quasi cent’anni, ho imparato la sopportazione”» (a Gnoli, cit.).
• «E domani? “Alle 9 sarò al mio tavolo, a battere sui tasti della Remington Deluxe. Ho ancora molto da scrivere”» (a Fumagalli, cit.).