31 maggio 2012
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Biografia di Vincenzo Paglia
• Boville Ernica (Frosinone) 21 aprile 1945. Arcivescovo. Presidente del Pontificio consiglio per la Famiglia. «Io mi chiedo spesso: dove saremmo se Dio non ci fosse?».
• Ordinato sacerdote nel 1970, laureato in Teologia all’Università Lateranense di Urbino, pubblicista e storico, collabora a varie riviste e quotidiani. Parroco della basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma, assistente ecclesiastico della comunità di Sant’Egidio. Vescovo di Terni dal 2000 al 2012.
• «Sono nato da famiglia contadina. Cinque figli. Arrivai a Roma che avevo dieci anni. Ho fatto tutto l’itinerario del seminario avendo come compagno don Andrea Santoro, il prete che hanno ucciso in Turchia».
• «Appena ordinato prete don Vincenzo rinuncia alla carriera diplomatica e viene destinato come viceparroco alla chiesa di Casalpalocco. Siamo all’inizio degli anni Settanta: Paglia incontra un gruppo di ragazzi capelloni che hanno come modello le prime comunità cristiane e Francesco d’Assisi. Imbevuti di cultura sessantottina e di radicalismo cristiano. Di giorno vanno a fare scuola ai baraccati del Cinodromo sotto il ponte Marconi e di sera si riuniscono per pregare insieme. Il gruppo ruota intorno ad alcuni licei del centro, il Virgilio, il Mamiani, e alla figura del leader, un giovane universitario, Andrea Riccardi. Per don Paglia è l’incontro decisivo. Nel 1973 i ragazzi si stabiliscono in un ex convento di suore carmelitane nel cuore di Trastevere. Lo stesso anno Paglia chiede al cardinale Ugo Poletti di potersi dedicare alla loro assistenza spirituale. Nasce la Comunità di Sant’Egidio» (Marco Damilano).
• «Nutre nell’anima un’istintiva capacità di cercare ovunque alleati, nella sua ricerca del modo di fare del bene al prossimo (e il prossimo, dice, non sono gli altri, ma sei tu, prossimo di tutti, vicini e lontani, ma sempre prossimi, oggi più che mai), tendendo la mano, molto al di là della cerchia dei suoi compagni di fede, a chiunque voglia allearsi con lui nell’opera di faticoso risanamento dei mali del mondo. Gli sono totalmente estranei sentimenti di diffidenza o disprezzo nei confronti di chi non ha la sua stessa fede. Nessuno è più cattolico di lui, ma anche nessuno è più aperto al dialogo coi diversi da lui» (Arrigo Levi).