31 maggio 2012
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Biografia di Andrea Orlando
• La Spezia 8 febbraio 1969. Politico. Ministro della Giustizia nel governo Gentiloni (dal 12 dicembre 2016) e nel precedente governo Renzi (2014-2016). Ministro dell’Ambiente del governo Letta (2013-2014). Eletto alla Camera nel 2006, 2008 e 2013 (Ds, Pd). Membro della commissione Bilancio e della commissione Antimafia.
• «Figlio di famiglia semplice, campana d’origine ma ligure d’adozione. (…) La famiglia di Orlando era molto militante, ai tempi del Pci, e suo padre portò l’allora adolescente futuro ministro a Roma, per i funerali di Enrico Berlinguer, in quell’estate del 1984. (…) Famiglia “normale” anche dal punto di vista economico, gli Orlando mandarono a studiare il giovane Andrea a Pisa. Lui si iscrisse a Giurisprudenza (non terminata per pochi esami e per sopraggiunta passione politica), non disdegnando però lavori scollegati dal contesto della sua formazione (metronotte in un supermercato, nonostante la stazza non imponente e, come ha scritto Aldo Cazzullo per 2Next, Rai 2, scaricatore di porto – cassette di pesce, pare – e anche in quel caso la stazza non aiutava, ma l’energia per una volta non frenata sì)» (Marianna Rizzini) [Fog 12/4/2014].
• «A 13 anni mi iscrissi alla Federazione giovanile comunista, a 18 anni presi la tessera del Pci. Era il giorno del mio compleanno, l’8 febbraio 1987. Ho partecipato a tante iniziative del movimento studentesco. Mi sono formato tra gli anni ’80 e ’90, con le proteste contro il ministro Falcucci e con la Pantera all’università» (a Barbara Romano) [Lib 21/12/2014]. Per il Comune di La Spezia è stato consigliere comunale e assessore, prima alle attività produttive e poi alla pianificazione territoriale, incarico che ha svolto fino al 2002. Nel 2006 è entrato a far parte della segreteria nazionale dei Ds come responsabile dell’organizzazione. Nominato portavoce del Pd da Walter Veltroni nel 2008, ha continuato a mantenere l’incarico sotto la segreteria di Franceschini. Nel luglio 2010 è entrato nella commissione Giustizia della Camera. Nel gennaio 2011 Bersani lo ha nominato commissario del Pd di Napoli.
• Con Matteo Orfini e Stefano Fassina guida la corrente democratica dei Giovani Turchi, i quarantenni della sinistra bersaniana. «Dovevano dare al segretario un tocco di modernità nella tradizione e portare dentro al Pd un nuovo significato “a parole come rappresentanza, cittadinanza, mobilità sociale”. Dovevano essere la nuova linfa del trionfo bersaniano, ma sembrano solo la caricatura dei “Lothar dalemiani”, il pensatoio del Baffino composto da teste lucide (per via della rasatura)» (Aldo Grasso) [Cds 17/3/2013].
• «Tendono ad affidargli incarichi delicati (lui qualche volta ha detto: rognosi) in virtù della sua capacità di mediazione temperata nella disciplina. Presidente del forum Giustizia quando si doveva tentare un’intesa con le posizioni del Pdl, la giustizia essendo di Berlusconi l’interesse supremo» (Concita De Gregorio) [Rep 28/4/2013].
• «Il ritorno di un politico al ministero che fu di Palmiro Togliatti può essere un vantaggio per riprendere la strada delle riforme. In qualità di ex responsabile Giustizia del Pd conosce la materia, nonché le ragioni del conflitto che in questi anni hanno bloccato ogni ipotesi di riforma efficace. Le sue capacità di mediazione potrebbero aiutarlo a impostare un lavoro proficuo. Nel periodo in cui s’è occupato di giustizia, però, non ha lasciato segni particolari. Il più noto è l’esposizione al berlusconiano Il Foglio di un suo programma che destò più scalpore per il giornale sul quale fu pubblicato che per i contenuti. Possibile che sospetti e scetticismi di allora tornino oggi, complicando il dialogo con parte della magistratura e del centrosinistra. E magari con chi pretendesse, sul fronte opposto, chissà che cosa» (Giovanni Bianconi) [Cds 22/2/2014].
• «Stiamo portando avanti una vera riforma della giustizia. Abbiamo affrontato i temi del funzionamento del processo, sia civile che penale, gli strumenti contro la criminalità mafiosa, il funzionamento della magistratura onoraria, il ruolo dell’avvocatura. Io non credo che la riforma della giustizia sia la riforma della magistratura, ma del servizio. In questo senso può riguardare anche i giudici, per i quali abbiamo rispetto, ma non paura. Tant’è che abbiamo affrontato il nodo della responsabilità civile, che attendeva di essere sciolto da 25 anni. Lo abbiamo fatto non per aggredire la magistratura, ma per tutelare meglio i cittadini, come ci chiede di fare la Ue, che ha aperto una procedura d’infrazione nei nostri confronti, ritenendo la normativa vigente inadeguata» (a Barbara Romano) [cit.].
• Sul Foglio scrisse la sua proposta di riforma da condividere con il Pdl. Proponeva una sorta di processo breve e ipotizzava la fine dell’obbligatorietà dell’azione penale, tanto desiderata dai berlusconiani.
• Da piccolo sognava di fare «il muratore. Oppure il sottoufficiale di Marina come mio nonno o, come tanti ragazzi, il calciatore» (a Barbara Romano) [cit.].
• «Non è sposato – vuoi per dedizione agli impegni partitici e governativi, vuoi per indole – ed è quello a cui i colleghi, scherzando, dicono: “Ma quand’è che metti la testa a posto?”. Al suo quarantacinquesimo compleanno un’amica di vecchia data gli ha mandato un sms sottoscritto dall’intero gruppo di compagni spezzini: “Serio ma non serioso, imprevedibile ma non inaffidabile, 45 anni ma eterno Peter Pan”» (Rizzini) [cit.].