Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Da Prodi a Tremonti, la carriera di Ponzellini

• Manacorda sulla Stampa traccia un ritratto di Massimo Ponzellini: «Nel gran mare della politica il sessantaduenne Ponzellini naviga da decenni, spesso pronto a sfruttarne le correnti per assicurarsi una rotta sicura. Figlio di ottima casata bolognese – la famiglia della madre possedeva l’Anonima Castelli, mobili di design, il padre Giulio era tra i fondatori della casa editrice Il Mulino – coltiva nei Settanta il rapporto con Romano Prodi, con il quale ha in comune il compleanno, il 9 agosto, ma undici anni di differenza. Da giovane dirigente della Bnl, guidata allora da un altro bolognese come Nerio Nesi, seguirà Prodi prima in Nomisma, poi al ministero dell’Industria e ancora all’Iri, prima di approdare per un decennio alla Banca Europea per gli investimenti. Ma il rapporto passato non suscita, specie nell’ultimo decennio e dopo la conversione di Ponzellini alle sirene tremontiane, i ricordi più teneri del Professore. Così, qualche anno fa, il portavoce di Prodi Silvio Sircana si incarica di comunicare che i due sono al massimo in rapporti di “vicinato” di casa e non di “vicinanza”. Ponzellini ricambia, come quando, proprio a Vergiate due anni fa, evoca tra gli applausi i demoniaci “banchieri di Goldman Sachs”, di cui il Professore è stato consulente. Lui, il ragazzo della Bologna-bene diventato grand commis, non è comunque cambiato più di tanto. Estroverso ai limiti del cabarettismo, il nome della moglie Maria, della dinastia Segafredo, tatuato sul polso sinistro e gli occhiali della chicchissima Maison Bonnet come quelli di Aristotele Onassis, il fisico imponente (“Ma hai mai visto un toro magro?”) e la battuta pronta, l’amore per le auto veloci, la capacità di coltivare relazioni e la smania di apparire che lo porta anche in qualche trasmissione tv. Tutto questo e molto altro è il Ponzellini che nell’era berlusconiana si riposiziona e torna in patria. Dal 2002 al 2006 è amministratore delegato della Patrimonio dello Stato, poi Tremonti lo nomina amministratore del Poligrafico dello Stato. Il ritorno di Prodi al potere interrompe l’esperienza. Così nel 2007 Ponzellini passa alla presidenza di Impregilo, dove riesce a coagulare gli interessi di soci diversi tra di loro come il gruppo Gavio, quello Benetton e i Ligresti. Tre anni fa, sponsorizzato dall’asse Tremonti-Lega che sogna la conquista del sistema bancario, l’approdo alla lottizzatissima Popolare di Milano con l’indispensabile appoggio degli Amici della Bpm, l’associazione dei soci-azionisti. Negli stessi mesi, guarda i casi della vita e della cronaca, entra anche in un super-comitato per risanare le finanze del Vaticano accanto ad altri banchieri come Carlo Fratta Pasini e Ettore Gotti Tedeschi. Alla Bpm, però, finirà presto e male, con la banca piegata dalla necessità di un aumento di capitale da 800 milioni, Bankitalia che impone un ricambio completo dei vertici, l’arrivo di Andrea Bonomi come “cavaliere bianco”».