Rassegna, 30 maggio 2012
Sotto le macerie strage di operai
• «(…) Anche stavolta si deve registrare la Caporetto delle strutture destinate alla produzione, con ben dieci vittime sul totale di sedici mietute dai movimenti inconsulti della terra. Tutti capannoni dichiarati agibili, quelli in cui gli sventurati operai hanno trovato la morte ieri. Come se Madre Natura, o comunque la si voglia chiamare, avesse voluto verificare se l’avvertimento del 20 maggio fosse andato a segno: non era così, e Gianni Bignardi, ingegnere 62enne di Mirandola, Kumar Pawan, operaio di 27 anni, e Mohammad Azaar, 46 anni, caporeparto, sono morti nel crollo dell’industria metalmeccanica Meta, dove lavorava insieme a un insieme di etnie: dagli indiani Sikh ai marocchini agli italiani». [Giubilei, Sta]
• Sul Cds Di Vico fa presente che, dopo queste nuove scosse, «sul breve le aziende resteranno chiuse, i sindacati si sentiranno rassicurati ma tra qualche giorno i dubbi torneranno perché, se hanno ragione gli esperti, bisognerà convivere con il sisma per un bel po’, almeno qualche settimana e i Piccoli un mese con le mani in mano non ci stanno. E poi se fino a pochi giorni fa la parola capannoni era indissolubilmente accoppiata al Veneto, il terremoto ha mostrato come l’industrializzazione diffusa abbia prodotto gli stessi fenomeni anche in Emilia. Il vanto degli artigiani modenesi, reggiani o ferraresi era che da loro le cose però erano state “governate” (verbo molto usato da queste parti) meglio, che il perimetro delle aree industriali era stato rispettato e che non c’era stato quel consumo esasperato di territorio che i nordestini oggi rimproverano a se stessi. Nella regione rossa le cose sembravano esser andate meglio ma poi il maledetto sisma ha dimostrato che tanti capannoni saranno stati costruiti pure nelle zone previste dalle amministrazioni ma non con le dovute precauzioni edilizie. E si sono sbriciolati quasi per primi».