Rassegna, 30 maggio 2012
Nuove scosse in Emilia: 16 morti e migliaia di sfollati
• Alle 9.02 una scossa di magnitudo 5.8 con epicentro tra Midolla e Mirandola ha fatto tremare l’Emilia e tutto il Nord Italia. Le scosse di terremoto sono continuate poi per tutto il giorno. Le persone morte sono 16, i feriti 350, gli sfollati complessivamente 8.000, che hanno trovato riparo e accoglienza nei campi allestiti dalla Protezione Civile e negli alberghi messi a disposizione nella zona. Nelle operazioni di soccorso e assistenza sono coinvolte complessivamente circa 4.000 persone. I nuovi 8.000 sfollati si aggiungono alle 6.000 persone rimaste senza casa o impossibilitate a rientrarvi in seguito ai terremoti dello scorso 20 maggio, che uccisero sette persone. Il bilancio complessivo è quindi di 23 persone morte a causa dei principali eventi sismici e di circa 14 mila sfollati. Nel corso della relazione in Parlamento, nel pomeriggio il sottosegretario Catricalà ha spiegato che le morti a causa del terremoto si sono verificate a Mirandola, San Felice sul Panaro, Concordia, Finale Emilia, Cento, Novi di Modena, Medolla e a Cavezzo. A Medolla c’è ancora un operaio dato per disperso. Stava lavorando in uno dei capannoni dell’azienda Haematronic, quando si è verificato un crollo. I vigili del fuoco hanno proseguito le ricerche nella notte tra le macerie, ma senza alcun esito. Nello stesso stabilimento sono morte tre persone: il corpo di un operaio è stato rimosso ieri mattina, mentre i corpi delle altre due persone sono ancora sotto le macerie perché per rimuoverli occorrerebbe l’utilizzo di macchinari pesanti, che i vigili del fuoco preferiscono non utilizzare fino a quando non saranno terminate le ricerche dell’ultimo disperso. [Giubilei e Riotta, Sta]
• «(…) Cavezzo, 7.000 anime, è praticamente un paese morto. Mirandola, la città gioiello di Pico, 25 mila abitanti, assomiglia alle retrovie di una frontiera di guerra. Medolla è pericolosamente vicino all’anno zero. E poi San Felice, Finale, Crevalcore, Cento: ritagli di Modenese, Bolognese e Ferrarese uniti in un tragico puzzle di sangue e rovine artistiche. Nelle campagne non si muove un’anima. Le strade attorno all’epicentro sono butterate da crepe o invase dalle macerie. Cigolano i resti di casolari, mentre mucche e galline vagano alla ricerca di qualche cosa che non c’è più». [Alberti, Cds]