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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Mario Fortunato

• Cirò (Crotone) 2 settembre 1958. Scrittore. Critico letterario. Giornalista (L’espresso, La Stampa, Frankfurter Allgemeine Zeitung), in passato ha collaborato anche con Bbc, The Guardian e Le Monde. Libri: Luoghi naturali (Einaudi 1988), Il primo cielo (Einaudi 1990), Sangue (Einaudi 1992), Amore, romanzi e altre scoperte (Einaudi 1999), L’amore rimane (Rizzoli 2001), I giorni innocenti della guerra (Bompiani 2007, finalista allo Strega), poi Quelli che ami non muoiono e Il viaggio a Paros (anche questi Tascabili Bompiani). Nel 2009 è uscito Certi pomeriggi non passano mai (Nottetempo), nel 2011 il romanzo Allegra Street (Bompiani) e nel 2013 L’Italia degli altri (Neri Pozza). Nella collezione Einaudi “Scrittori tradotti da scrittori”, ha curato la versione italiana di Boule de suif e La maison Tellier di Guy de Maupassant. «Ho un rapporto basico con la scrittura. Come diceva Alberto Moravia: “Sono i tuoi fantasmi”».
• «Funzionario del narrativamente corretto: omosessuale, resistenziale, europeista, antirazzista e ovviamente molto veltroniano» (Camillo Langone).
• «Anni fa chiese e ottenne l’estensione dell’assistenza sanitaria dei giornalisti al suo compagno. “Non chiesi, semplicemente e perfino ingenuamente comunicai che il mio compagno viveva con me more uxorio, e dunque per regolamento aveva diritto alla mutua. Ci fu grande dibattito, alla fine la cosa è passata: io non ne ho mai usufruito, però mi fa piacere che sia un diritto acquisito”. Altre polemiche scoppiarono nel 2002, quando sembrò che Berlusconi, allora premier nonché ministro degli Esteri ad interim, non volesse rinnovargli l’incarico di direttore dell’istituto di cultura a Londra. Eccelsi intellettuali sia inglesi sia italiani firmarono vibranti petizioni. “Una vicenda pietosa, volevano cacciarmi per ragioni non corrette. Poi rimasi, quattro anni in tutto”. Adesso è ancora direttore, ma della Fondazione Ratti, a Como. “Mi chiamarono proprio mentre passavo quel momentaccio, ne sono molto grato. Siamo una delle poche vere fondazioni culturali, abbiamo a Como un museo di storia del tessuto molto visitato da stranieri e meno da italiani, ospitiamo artisti residenti”» (Giovanna Zucconi). Qualche polemica quando perse lo Strega a favore di Ammaniti (2007) e ne criticò il libro.
• Il suo blog Culture Club gioca con il nome della vecchia band di Boy George, icona gay.