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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Roberto Formigoni

• Lecco 30 marzo 1947. Per i suoi collaboratori “il Celeste”.
Politico (Forza Italia/Pdl/Nuovo Centro Destra). Nel 1995, 2000, 2005, 2010 eletto presidente della Regione Lombardia. Per legge non si potrebbero fare più di due mandati consecutivi. «Formigoni sostiene che i mandati si contano escludendo anche il primo in cui è stato incoronato dall’elezione diretta, quello del 2000, perché la legge 165 è del 2004, quando il mandato era già in corso» (Gianni Barbacetto) [Fat 21/1/2010]. «Buttiglione fa il filosofo, ma è laureato in Legge. Sono io quello laureato in Filosofia».
• Ultime. Ha dovuto dimettersi anticipatamente da Presidente della regione in seguito alle inchieste giudiziarie che hanno coinvolto i vertici politici della regione. Ad aprile del 2011 viene contestata la validità delle firme per la presentazione del «listino» (la lista capeggiata dal candidato presidente). «Da Nicole Minetti, l’ex igienista dentale del Cavaliere, a Giorgio Puricelli, ex massaggiatore del Milan e fisioterapista personale del premier. È per fare posto a loro, e pochi altri indicati all’ultimo momento da Silvio Berlusconi, se il famoso “listino blindato” del presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, fu sostenuto, secondo la Procura, da centinaia di firme false.
Quasi 800 su 3.800. Così hanno appurato gli investigatori interrogando in questi mesi tutte le persone la cui firma appariva in calce alla presentazione della “lista regionale per la Lombardia”» (Paolo Colonnello) [Sta 15/4/2011]. Nel 2012 viene indagato nell’ambito delle inchieste sulla Fondazione Maugeri (un ramo dell’indagine partita in seguito al crack dell’ospedale San Raffaele di Don Verzè): «Dopo settimane di indiscrezioni è arrivata l’ufficialità attraverso una nota del procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati: il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, è indagato per corruzione con l’aggravante della transnazionalità nell’ambito dell’inchiesta sui presunti fondi neri costituiti attraverso la Fondazione Maugeri (…). L’inchiesta ruota intorno a 70 milioni di euro che si presume siano stati distratti dal polo privato, attivo nel settore della sanità, in favore del consulente e mediatore Daccò. Questi soldi sarebbero stati usati per costituire fondi neri, dai quali l’uomo d’affari avrebbe attinto per pagare alcuni benefit concessi a Formigoni: vacanze, cene e soggiorni. In cambio, ipotizzano gli inquirenti, la Regione Lombardia avrebbe approvato delibere in favore della Fondazione Maugeri». [Repubblica.it 25/7/2012]. «Eccolo, il Formigoni caraibico. Costume slip rosso, fisico in forma, occhiali neri da sole e borsello a tracolla. Passeggia assieme a un amico sulla sabbia bianca di Shoal Bay West, sotto il sole di Anguilla, l’isola da sogno delle vacanze pagate dal faccendiere Pierangelo Daccò. E’ la mattina del 3 gennaio 2009. La foto è stata scattata da un turista che soggiornava in quel periodo nella stessa località» (Paolo Berizzi) [Rep 27/4/2012]. «E i tre famosi Capodanni ai Caraibi? “Sono stato con Daccò oltreoceano solo nel 2008 e 2009. Eravamo più dì 15: stavamo in una grande casa comune e ognuno contribuiva con la sua quota”» (ad Antonio Rossitto) [Pan 19/7/2012]. Infine, vengono indagati diversi consiglieri della maggioranza e alcuni componenti della giunta. «Formigoni rischia di diventare il più clamoroso caso di governatore circondato (a sua insaputa) da una congrega criminogena. Zambetti è il quinto assessore arrestato, 14 sono i consiglieri indagati. Non va bene. A questo punto sarebbe forse meglio un bel gesto, pure un po’ cialtrone come quello della Polverini, un “li mando a casa io”. Soprattutto, è l’aria da totale fuori controllo che appare non più sostenibile» [Fog 11/10/2012]. La Lega chiede l’azzeramento della giunta e nuove elezioni. Il consiglio regionale viene sciolto il 26 ottobre 2012 e alle elezioni anticipate del 2013 Maroni diventa il nuovo governatore.
• Prima delle vicende giudiziarie degli ultimi anni, il
Governance Poll di Ipr Marketing l’aveva messo in testa alla
classifica dei governatori più amati.
• Ha capeggiato il movimento contro la cessione dell’Alitalia ad Air France che avrebbe provocato il ridimensionamento dell’aeroporto di Milano Malpensa: «Mi sembra una scelta folle, concepibile solo da una compagnia come Air France che ha interesse strategico a sviluppare i propri hub di Parigi e Amsterdam avendo poi una piccola propaggine al sud, a Roma, e togliendo di mezzo il proprio concorrente più importante, che è Malpensa. I francesi ritengono di sviluppare l’aeroporto di Fiumicino, abbandonando Malpensa e penalizzandola per almeno un paio di anni, il tempo di cui noi avremo bisogno per riorganizzare gli aeroporti del Nord prescindendo da Alitalia. Che Air France persegua questo interesse è comprensibile, ma che Alitalia si metta in mano al proprio nemico storico autolimitandosi a diventare una compagnia regionale, e al massimo che serve metà del paese, il centro-sud d’Italia, questo appare inaccettabile» (sulla vicenda Alitalia vedi Silvio Berlusconi).
Vita. Padre ingegnere, madre insegnante-casalinga: «La mia era una famiglia unita e serena, con due genitori amorevoli e severi quanto basta, una sorella e un fratello più piccoli. I miei genitori sono morti nel 2000, a distanza di sei giorni uno dall’altro».
• «Hanno detto che mio padre era un assassino, ma non è vero. Nel dopoguerra fu accusato di aver partecipato all’uccisione di quattro partigiani a Missaglia, un paese della Brianza dove era podestà e dove lavorava come ingegnere responsabile della cementeria. Non era andato in guerra proprio perché faceva un lavoro di utilità bellica. Alla fine del 1944 c’erano stati scontri cruenti tra partigiani e fascisti che finirono con la fucilazione di quattro ragazzi del paese. Mio padre fu processato: ma, prima della conclusione, venne prosciolto con l’amnistia voluta da Togliatti. Ho studiato attentamente le carte del processo e ho visto che, in ogni caso, la sua posizione si stava risolvendo e sarebbe stato sicuramente assolto. Lo interrogai e lui negò sempre, con grande calma e quindi con grande convincimento, qualsiasi partecipazione a episodi di violenza. Perciò io sono sicuro, come può essere sicuro un figlio, della sua innocenza. Del resto mio padre non rinnegava il fatto di essere stato fascista. Votò per il Movimento sociale finché non ebbe l’occasione di votare per me. Ed era noto che da ragazzo aveva partecipato alla marcia su Roma. A questo proposito c’è persino un particolare divertente. Riguarda l’uso che un adolescente può fare di un fatto serio e drammatico, come la marcia su Roma. Nel 1922 mio padre aveva solo 18 anni e per lui fu probabilmente poco più di una scampagnata, perché dopo qualche giorno era già tornato a casa. Ma io ne approfittai nella polemica per le prime libertà. Dicevo: “Non rompere le scatole. Tu alla mia età hai fatto la marcia su Roma e io non posso neanche avere le chiavi di casa”. Aprì la strada a tutte le altre libertà, comprese quelle dei miei fratelli, che essendo più piccoli, godevano gratis i frutti delle mie fatiche di emancipazione. Erano gli anni del liceo e, come tutti i ragazzi, io volevo le ali. Fuori di metafora feci anche un corso di pilota di aerei e arrivai a guidare un piper insieme al mio compagno di classe Roberto Castelli» (da un’intervista di Stefania Rossini).
• «Verso i vent’anni la mia vita cambiò. Avevo già aderito alla Gioventù studentesca, l’organizzazione cattolica dell’epoca, ma vivevo anch’io lo spirito del tempo, pieno di ansie e anelito al mutamento. Don Giussani ci dimostrò che si poteva cambiare il mondo essendo cristiani. Ci fece capire che non avremmo dovuto rinunciare a niente, ma che anzi avremmo approfondito la dimensione del tutto. Aveva un carisma assoluto. Era capace di dedicare ore intere al colloquio con uno solo di noi. Non ho più incontrato una persona così umanamente completa e travolgente».
• Dal 1967 con Comunione e liberazione, ne fu a lungo il leader. Laurea alla Cattolica di Milano con una tesi sugli Studi giovanili di Marx, nel 1976 fondò il Movimento popolare, emanazione politica di Cl, con cui polemizza nel 2013 in seguito alla sua esclusione dall’elenco dei relatori al Meeting di Rimini: «giù dal palco dopo 34 anni (…). Bernhard Scholz, presidente della Compagnia delle Opere, racconta le ragioni dell’“esclusione” dell’ex mattatore della kermesse ciellina da ogni appuntamento ufficiale (…). “Negli ultimi 18 anni era intervenuto in qualità di presidente della Regione più importante del Paese. È successo semplicemente che quest’anno non è più governatore”. La replica dell’interessato è sprezzante. “Una giustificazione patetica. Si tratta forse di umorismo tedesco, che però non fa ridere nessuno (...). Ma le pare? Io il Meeting ho contribuito a fondarlo, a organizzarlo quella prima volta nel 1980. Ricordo i ragazzi di Rimini, ricordo Sante Bagnoli fondatore della Jaca Book, Nicola Sanese. E io sarei stato invitato negli ultimi anni in veste di presidente di Regione Lombardia. Ma andiamo, su...”» (Andrea Senesi) [Cds 18/8/2013]. «Effetto dei complessi giochi di potere ai vertici di Cl e Compagnia delle Opere (...), o più semplicemente imbarazzi per i problemi giudiziari del governatore [liberoquotidiano.it 18/8/2013].
Con la Democrazia cristiana fu eletto nel 1984 e 1989 al Parlamento europeo, nel 1987 e 1992 alla Camera (rieletto nel 1994 col Ppi). Sottosegretario all’Ambiente nel governo Ciampi (1993-1994), nel 2006 fu eletto al Senato con Forza Italia, dopo tre mesi si dimise per restare in Lombardia. Nel 2008 nuovamente eletto (Pdl) in Senato, fece di tutto per ottenere un importante incarico di governo. Berlusconi lo persuase a restare in Lombardia, dove le possibilità di una vittoria leghista sarebbero state assai elevate. Si dimette dal Senato il 4 giugno. Nel 2013, dopo le dimissioni anticipate da governatore, terza elezione consecutiva in Senato ancora con il Pdl, che poi lascia (15 novembre) per passare con il Nuovo Centro Destra.
• È molto alto
• Critica «Ama descriversi come un generale giovane ma carico di medaglie. È vero solo per le medaglie» (Enrico Arosio).
• «Servo del padrone, fascista, integralista. Gliene hanno dette di tutti i colori. Per i gruppettari era un nemico ideale. Un cattolico che non faceva finta di non esserlo, che sbandierava la sua verginità. Eppure era un ragazzo come tutti gli altri, con gli stessi miti, le stesse abitudini. Organizzava movimenti giovanili, viveva in una specie di comune, leggeva i classici del marxismo. Ma era il leader di Comunione e liberazione, l’unico movimento giovanile che, nel vuoto lasciato dai partiti, osava opporsi all’attivismo dei gruppi extra-parlamentari» (Claudio Sabelli Fioretti).
• «Ha capito in anticipo sulla concorrenza che dal palcoscenico della Lombardia, nel ruolo di governatore della prima regione d’Italia (9 milioni di abitanti), avrebbe avuto grandissima visibilità. Sono anni che ambisce a un ruolo sempre più eminente. Gli effetti a volte sono stati discutibili: come nello sbandieramento del voto di castità» (Maurizio Tortorella). «Una scelta come la sua comporta quella di non avere figli. Rimpianti? “Rimpianti direi di no, però certamente è una scelta importante”. Non ha mai incontrato una donna capace di farle pensare: la sposo, cambio vita? “Più di una”. E il voto di castità? “L’impegno a osservare il voto c’è. Dopodiché, siamo nel mondo. E poi, il rapporto con una donna non è fatto solo di sesso. Quindi non è necessariamente in contraddizione con l’impegno che abbiamo preso davanti al Padre” » (Sara Faillaci) [Vanity Fair 25/4/2012].
• «Anche soltanto affidandosi alla memoria, viene in mente che fece della sua popolarità una questione internazionale fondando il Milan club al Parlamento europeo. E che fece della sua caratura politica una questione intercontinentale stringendo rapporti con Saddam Hussein, sicuramente non illeciti (risvolti corruttivi di “Oil-for-Food”: “Tarek Aziz, l’ex primo ministro (cristiano) del regime di Saddam Hussein, ha testimoniato sotto giuramento che ‘il governatore della Lombardia Formigoni ha ricevuto assegnazioni di petrolio’, fino a un anno prima della guerra, perché il governo di Bagdad ‘intendeva concedere il greggio alle persone considerate sue amiche’, in quanto tenevano un atteggiamento politicamente positivo nei confronti dell’Iraq’” (Paolo Biondani), sicuramente imprudenti. E che fece della gestione del suo corpo una questione pubblica e scandalosa, annunciandosi vergine come Rosy Bindi in tempi in cui si raccoglievano i frutti scintillanti della rivoluzione sessuale degli anni Settanta. E che però in tempi diversi, più recenti e meno spavaldi, sciorinò il cambiamento di rotta sotto forma di fotomodella, tal signorina Emanuela Talenti, che per qualche settimana (campagna elettorale per le Regionali del 2000) si qualificò come fidanzata di Formigoni e successivamente (dopo l’elezione di Formigoni, neo presidente e neo single) come ex fidanzata di Formigoni» (Mattia Feltri).
• «C’è e non c’è. Il gioco di specchi è impressionante: il puro che allude all’impurità, il vincente imprigionato (e invecchiato) nella sua stessa vittoria. In Roberto Formigoni forza e debolezza coincidono, sono una cosa sola, ed è un paradosso unico della politica italiana: la Lombardia e Comunione e Liberazione, ovvero l’enorme potere settentrionale che non può farsi romano, dunque meridionale, e la straordinaria macchina da voti (e denari) che da propellente si trasforma in recinto (…). Sorprende e inquieta che il massimo successo della carriera politica nazionale dell’uomo a lungo paragonato a Franz Joseph Strauss - grande leader della Csu tedesca - sia stato la conquista di un sottosegretariato all’Ambiente, ai tempi della Prima Repubblica. E fa impressione (…) che nonostante i suoi successi, il suo potere e il suo cursus honorum, oggi alla domanda “chi sarà il prossimo leader?”, i dirigenti del Pdl rispondano pubblicamente e senza troppi dubbi: “Angelino Alfano” (…). Formigoni, sovrano della Lombardia, sta al berlusconismo come gli emiliani stavano al Pci di un tempo: non diventavano mai segretari (…). Frustrante il suo rapporto con Berlusconi, fatto di dissimulazione e cordiale diffidenza, reverenza e timore, sfumature di reciproca ostilità che si riconoscono nel pettegolezzo di corte, nelle parole che forse il Cavaliere ha consegnato a Paolo Bonaiuti dopo aver saputo degli ultimi guai del governatore, o che forse Berlusconi non ha mai pronunciato ma che pure suonano verosimili, così aderenti al fotoromanzo di due vite incrociate: “Ha abbassato le penne, quello. Ora fa meno il divino. Adesso tocca a lui» (Salvatore Merlo) [Fog 3/12/2011].
• «Paura di gettarsi nel vuoto non ne ha. Basti ricordare cosa gli combinarono quelli di Canale 5 quando, con la scusa di un’intervista, lo caricarono su un elicottero. Sul più bello, mentre sorvolavano il Lago di Como davanti a Lecco, videro un uomo cadere in acqua da una barca: “Aiuto! Aiuto!”. “SuperBobo” non ci pensò un attimo: “Imbragatemi: mi calo io”. E finì scaricato, dopo mille peripezie, nella piscina di una villa dove due molossi presero a ringhiargli contro mentre dall’alto calava una scritta: “Sei su Scherzi a parte”» (Gian Antonio Stella).
• «Io non sono mai stato fidanzato con nessuno» (CdS Magazine).
• Ha perso 17 chili in quattro mesi. «Mi sono inventato una dieta (…). Per 120 giorni ho rinunciato completamente a dolci, pane, pasta, formaggio, alcolici. Siccome sono una buona forchetta e un amante del vino, non è stato facile (…). Io ho una passione: la corsa. Sono anni che mi concedo un’ora di jogging due volte alla settimana, per non mancare ogni anno all’appuntamento con la corsa cittadina, la Stramilano. Niente male a 63 primavere, no? Ma negli ultimi tempi, dopo ogni percorso, ecco lì, puntuale, quel dolorino al ginocchio (…) “Forse, Presidente, è il caso che smetta di correre », il consiglio unanime degli ortopedici (…). Ho deciso di prendere i dottori in contropiede. Mi sentivo certo del fatto che mi sarebbe bastata una drastica perdita di peso per riprendere a fare footing senza problemi. Quattro mesi dopo, con 17 chili in meno, ho avuto ragione» (a Barbara De Rossi) [Cds 29/10/2010].
• Visto spesso con «imbarazzanti camicie frou frou o giacche color salmone o mise da barista» (Aldo Grasso). «Fin da ragazzo mi piaceva uscire dagli schemi. Le prime camicie colorate le ho comprate nel 1970 a Londra, ma prima di metterle in pubblico mi sono dovuto far conoscere; se le avessi indossate nel ’95, quando mi hanno eletto in Regione, i lombardi avrebbero detto: “Chel le l’è mat”» (Faillaci, cit.).
• «Sono sempre stato il primo della classe, tranne al liceo classico (...), io avevo (la media dell’) 8, ma Emilio Dolcini da Stradella arrivava a 8,1. Anni fa, dopo che l’avevo nominato in un’intervista, mi scrive uno che dice di essere lui, lo invito in Regione, ma quando si presenta mi accorgo che è un altro. Gli ho detto: “Ma che cazzo mi racconti, non sei tu”. Del vero Dolcini non ho mai saputo nulla» (Faillaci, cit.).