30 maggio 2012
Tags : Giorgio Forattini
Biografia di Giorgio Forattini
• Roma 14 marzo 1931. Vignettista. Lanciato da Paese Sera, ha lavorato anche per Repubblica, Espresso, Stampa, Giornale, Panorama. Moltissimi libri, tutti editi da Mondadori: l’ultimo l’antologia Il Forattone (2015). «Ritengo che non stare in redazione, poter viaggiare, lavorare da qualsiasi parte del mondo sia straordinario».
• «Ho cominciato a quarant’anni. Prima facevo il rappresentante di commercio nel sud Italia. Bisogna pensare che se non si vende non si mangia, così ho imparato a raccontare le barzellette, talvolta anche a essere umiliato quando la gente non comprava i miei prodotti. Vivevo a Napoli, vendevo prodotti petroliferi. Mi ero sposato giovanissimo, avevo bisogno di soldi e giravo con una Seicento attraverso l’Italia. Amavo disegnare, ma non potevo vivere dei miei disegni; mio padre, che era direttore dell’Agip prima di Mattei, non voleva che io facessi l’artista ma preferiva una carriera solida come quella di banca. Però io cominciai a studiare teatro all’Accademia, dove c’erano anche Sofia Scicolone e Lina Wertmüller che studiava regia. Per mantenermi ho fatto anche l’operaio a Cremona. Avevo ventun anni. Ho partecipato a un concorso per un nuovo personaggio a fumetti per Paese Sera: era il 1969. Vinsi il concorso ed entrai come grafico a Paese Sera. La prima vignetta satirica politica fu su Panorama nel 1973. Mi scoprì Gianluigi Melega. Poi, Paese Sera si accorse che il suo grafico era anche il Forattini che faceva le vignette e così mi proposero di farle sul giornale» (ad Alain Elkann).
• Fama improvvisa per la vignetta di Fanfani in forma di tappo che salta da una bottiglia di champagne che ha l’etichetta «No», disegnata per Paese Sera in occasione della vittoria laica nel referendum sul divorzio (12 maggio 1974): «Il giorno dopo c’era tutta piazza Navona con in mano l’illustrazione» (al Giornale). Consacrazione a Repubblica, dove Scalfari lo volle dalla fondazione (14 gennaio 1976), all’inizio piazzandogli la vignetta nella pagina dei Commenti, poi – per recuperarlo dalla Stampa, dove se n’era andato e aveva anche partecipato, con funzioni di art director, al lancio della Uno – garantendogli la prima.
• «Comunque Scalfari mi ha sempre difeso. Quando facevo qualche vignetta particolarmente dura contro De Mita o contro Craxi, Scalfari mi chiamava in tipografia con l’interfono e mi diceva: “Giorgio, ma perché devi attaccare gli unici amici che ho?”. E io gli rispondevo: “A diretto’, ma che gente frequenti?”. Però la verità è che quando i politici lo chiamavano per protestare contro le mie vignette, lui diceva che lo spazio di Forattini era un porto franco. Scalfari è stato un grande direttore» (ad Andrea Di Consoli).
• Guai con Berlinguer per una vignetta che lo imborghesiva, con i vescovi per un disegno irriverente sul Sinodo, con D’Alema che ritratto mentre sbianchettava la lista delle spie Mitrokhin chiese tre miliardi di danni (in lire) e si placò solo dopo pubbliche scuse.
• Assolto per una vignetta in cui aveva messo in relazione Leoluca Orlando con la morte del maresciallo Lombardo, qualche anno dopo è stato condannato, in sede civile, su iniziativa di Gian Carlo Caselli, per aver rievocato, con una vignetta assai simile, il suicidio del procuratore capo della Pretura circondariale di Cagliari Luigi Lombardini. Si tratta dell’unica condanna per una sua vignetta.
• «Sono stato querelato solo da esponenti di sinistra. Ammiro il presidente Andreotti perché nonostante l’abbia tratteggiato in mille modi, anche con la coppola in testa durante il processo per mafia, non mi ha mai querelato» (a Mariolina Iossa) [Cds 21/3/2009].
• Come nasce una vignetta? «Non lo so. So solo che nasce sempre, comunque». E in quanto tempo? «Nasce in mezz’ora ed è disegnata al massimo in un’ora». I suoi maestri? «Guareschi per il suo coraggio. Jacovitti per il segno».
• «La vignetta muta è il massimo, ma il “calembour” è una fonte inesauribile di comicità».
• «La vera satira politica, prima e durante il fascismo era liberale. Tutti questi ragazzi di oggi, quelli che vengono dal Male, da Tango e da Cuore si sono fatti irreggimentare: fanno una satira di sinistra ma non sulla sinistra. Nessuno ha seguito la mia scuola. Il pubblico mi ama perché sono libero».
• «Ho un solo rimorso, con il povero Raul Gardini: quando morì disegnai una nave che affondava e il suo teschio sulla spiaggia con in bocca un garofano. Ecco, a lui dovrei delle scuse».
• «Nonostante il mio rincoglionimento senile ha sempre idee fresche bellissime ogni giorno e mi dispiace non vederle pubblicate, le metto su internet ma non è la stessa cosa».
• «Sono laico e non dico nemmeno “Vorrei credere”. Posso farne a meno. È la mia coscienza che mi guida».
• Prima raccolta di vignette nel 1974 (Referendum Reverendum, Feltrinelli), l’ultima nel 2015 (Il Forattone, Mondadori). I suoi primi 36 anni di vignettistica sono stati raccontati dalla mostra Forattini. Coraggio Libertà Sberleffo a Palazzo Reale a Milano nel 2009. Il 1° e 2 dicembre 2015 quasi tutti i suoi disegni e le installazioni create per lui dall’amico Gherardo Frassa sono stati battuti all’asta, nella Casa d’Aste il Ponte di Milano. «L’idea è che tutti possano avere qualcosa di mio. Si parte dai 50-60 euro» (a Eleonora Barbieri) [Grn 23/11/2015]. Il ricavato sarà devoluto al Fai per sostenere un progetto di recupero e restauro dell’Abbazia di Santa Maria Cerrate di Lecce.
• Il Museo del Fumetto di Milano gli ha riservato uno spazio permanente: “il maestro dello sberleffo”.
• Ha un sito, Forattini.it, su cui continua a pubblicare le sue vignette: «Lo faccio sul sito perché, sa, non mi vuole più nessuno» (a Marco Cobianchi) [Pan 12/11/2015].
• Una volta lo hanno menato per strada, a Roma: «S’avvicina uno e mi fa: Scusi, lei è Forattini? e paaahhh! Uno sganascione in faccia. Bei tempi quelli, avevo un lavoro». Il motivo: «Perché facevo satira sui comunisti. E la facevo sulla prima pagina di Repubblica. Stavo sulle balle sia dentro la redazione che fuori dalla redazione e, alla fine, il direttore Ezio Mauro m’ha fatto fuori» (a Cobianchi, cit.).
• Sposato in seconde nozze con Ilaria Cerrina Feroni. Ha perso un figlio: «Aveva cinquant’anni, ci eravamo riavvicinati. Non mi sono più tirato su. Riesco a fare le vignette, faccio qualche battuta, ma mi ha cambiato la vita. Comunque è vero, in genere i satirici non sono degli allegroni» (a Eleonora Barbieri) [Grn 19/1/2015].
• «Ha confessato di andare spesso dalla parrucchiera, “ho una chioma lunga ed elaborata, ma è la sola vanità che ho, una reazione a mio padre che mi ingiungeva: ‘sfumatura alta, collo pulito’”. Non ha invece intenzione di ritoccare il suo grosso naso: “mi dà una faccia da vignetta e me lo voglio tenere”» (Giancarlo Perna).
• Ambientalista, quando era sindaco Letizia Moratti fu chiamato dal Comune di Milano a far parte della Commissione per il decoro urbano.