30 maggio 2012
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Biografia di Marco Follini
• (Giuseppe) Roma 26 settembre 1954. Politico. Del Pd. Democristiano di lungo corso, ha conosciuto Moro a 14 anni (due ore di colloquio, Moro gli dava del lei), iscrivendosi al partito e proclamandosi doroteo. Nel maggio ’77 diventa segretario del Movimento giovanile (Ceccarelli: «vennero Moro, Andreotti e Zaccagnini. Gli aspetti per così dire pratici della promozione folliniana furono sbrigati da Pisanu. Una volta a Roma, Follini ebbe l’autista e uno stanzone in un palazzo a largo Arenula. Cominciava quella che si dice una brillante carriera»). Nel 1986 entra nel Consiglio d’amministrazione della Rai, dove rimane fino al 1993. Sciolta la Dc, va con Casini prima nel Ccd (di cui assume la presidenza) e poi nell’Udc di cui diventa segretario nel 2002. Deputato per la prima volta nel 1996 (con il centrodestra), poi rieletto, sempre nel centrodestra, nel 2001, viene nominato vicepresidente del Consiglio da Berlusconi il 2 dicembre del 2004. Quando quell’esecutivo va in crisi e si forma poi il Berlusconi III, però, Follini si rifiuta di farne parte: ormai da tempo fa la fronda alla politica personalistica del Cavaliere e si batte per un ritorno a una politica delle mediazioni, sottratta al prevalere delle singole personalità e regolata da una riforma elettorale basata sul proporzionale classico, con le preferenze. Quando, nello scorcio finale della XIV legislatura, Casini persuade Berlusconi a varare la riforma elettorale detta più tardi “porcellum” (vedi CALDEROLI Roberto), Follini si dimette da segretario dell’Udc («immaginavo una legge in cui la furbizia e la virtù si tenessero in equilibrio, e non una situazione in cui l’una schiacciasse l’altra»).
• Il primo distacco da Casini si fa risalire al 2001: Follini, memore della passata esperienza in Rai, chiese il ministero delle Comunicazioni e Casini manovrò per non farglielo avere. Il distacco definitivo avvenne nel corso della XV legislatura: eletto senatore, contrasta la leadership di Casini, a suo dire troppo succube di Berlusconi, vota no al referendum costituzionale del giugno 2006 (contro le indicazioni del partito), dichiara che l’Udc deve proclamare chiusa l’esperienza della Casa delle Libertà (estate 2006), esce poi dal gruppo dell’Udc (ottobre) e fonda un nuovo partito, l’Italia di mezzo, che poi confluirà nel Pd. Infine, quando Prodi, messo in crisi sulla politica estera, chiede nuovamente la fiducia, vota a favore entrando stabilmente a far parte della maggioranza di centrosinistra. Viene infatti inserito nel gruppo dei 45 che, nel maggio 2007, deve elaborare le linee guida del Partito democratico e, dopo l’elezione a segretario di Veltroni, è nominato Responsabile nazionale delle politiche dell’informazione. Ricandidato al Senato nelle politiche del 2008, viene eletto in Campania.
• Per le politiche 2013 non si ricandidò: «Pietire un posto in Parlamento una volta di più, stride sia con il mio orgoglio che con il mio desiderio di essere discreto» (a Monica Guerzoni) [Cds 19/12/2012].
• Alle primarie del 2009 per la segreteria del Pd sostenne il Bersani contro Franceschini. Identica scelta nel 2012, quando lo sfidante di Bersani era Renzi.
• Dopo l’uscita dal Pd, dall’estate 2013 è segretario generale della fondazione Nuovo Millennio (presieduta da Pellegrino Capaldo), che si prefigge di diventare un «punto permanente di incontro tra la cultura cristiana e quella liberal democratica».
• Nel 2010 ha dato vita al mensile Ago e Filo per favorire il dialogo tra moderati e centrosinistra.
• Al compimento dei 65 anni percepirà un vitalizio mensile di 4.193 in qualità di ex parlamentare.
• Alle ultime elezioni per il sindaco di Roma dichiarò che avrebbe votato Alfio Marchini anziché il candidato del Pd Ignazio Marino [Ernesto Menicucci, Cds 1/5/2013].
• «Follini è il prodotto più singolare e solitario di questi mutamenti e di queste contaminazioni: cattolico ma laico in politica, moderato ma liberale in economia, progressista ma nemico giurato dell’estremismo» (Antonio Polito - Nicola Rossi).
• «Vecchia scuola democristiana. Molto garbo, molta intelligenza, molta pazienza, a cominciare da se stessi. Un metodo fatto di simulazioni, dissimulazioni, traiettorie indecifrabili, abbracci mortali, logoramenti a orologeria. Roba da volpi: mica s’impara in un giorno l’antico e perfido armamentario scudocrociato. Quando Follini era giovane, ai tempi del Movimento giovanile, ma anche prima e anche dopo, andava spesso a trovare i grandi vecchi del sinedrio democristiano, specie quando erano disoccupati o “in panchina”, come dicevano loro, e quindi avevano più tempo. Ore e ore a chiacchierare, ad apprendere. Tornato a casa faceva i compiti, riempiendo fogli e fogli» (Filippo Ceccarelli).
• «Io sono come uno dei tanti nipotini di De Gasperi, apprezzo il centro che guarda a sinistra e la sinistra che guarda al centro».
• Nel libro di Pasquale Chessa Guerra civile. 1943-1945-1948. Una storia fotografica (Mondadori 2005) appare una foto del padre Vittorio, scattata il 28 aprile 1945 a Piacenza: «È il giorno della Liberazione. Addossato a un muro, riverso, c’è un repubblichino appena fucilato; e ai piedi di quel cadavere, come davanti a un trofeo di caccia, una dozzina di partigiani armati. Il secondo a destra è il padre». Follini: «A 16 anni gli era scattata la molla di andarsene in montagna. Suo padre, cioè mio nonno, era un ufficiale e dopo aver combattuto in Africa con Rommel, finì in un campo di prigionia in America. Mio padre fece la scelta opposta: si arruolò in una brigata di “Giustizia e Libertà”». Vittorio Follini, scomparso nel 2003, fu più tardi vicequestore di Piacenza, giornalista dell’Ap e collaboratore di Moro.
• Ha pubblicato vari libri dedicati alla storia democristiana: Il tarlo della politica (Rusconi 1988), L’arcipelago democristiano (Laterza 1990), C’era una volta la Dc (Il Mulino 1994), La Dc (Il Mulino 2000). E ancora: Uno contro tutti (Marsilio 2007, con Carlo Puca), La volpe e il leone (Sellerio 2008), Elogio della pazienza (Mondadori, 2010), Io voto Shakespeare (Marsilio, 2012).
• Ha firmato il cosiddetto “patto generazionale” (vedi JOSI Luca), un impegno a ritirarsi al compimento dei 60 anni.
• Soprannominato da Francesco Cossiga Harry Potter, per via degli occhiali tondi e dei grandi occhi apparentemente sempre stupiti.
• «Gli piace dirsi piacentino come sua madre» (Giancarlo Perna).
• Alto un metro e ottanta.
La sua ex moglie è l’architetto Elisabetta Spitz, direttore dell’Agenzia del Demanio. Il fatto che fosse confermata a quella carica proprio nei giorni in cui Follini abbandonava definitivamente il centrodestra per votare la fiducia a Prodi ha dato luogo a ogni sorta di chiacchiere. Hanno una figlia.