30 maggio 2012
Tags : Piero Fogliati
Biografia di Piero Fogliati
• Canelli (Asti) 1930. Artista.
• «Vive e lavora da sempre a Torino conducendo da assoluto precursore una ricerca sul rapporto arte-scienza, assemblando opere di soffusa poesia» (Guido Curto).
• «Sono nato in una agiata famiglia nell’Italia del Nord-ovest. Mio padre era un produttore di vini pregiati e coltivava una passione segreta per le invenzioni. Alla conclusione della Seconda guerra mondiale avevo 13 anni. A seguito di una serie di traversie, i miei genitori si ritrovarono in inattese difficoltà economiche. Malgrado la mia giovane età, questa crisi mi obbligò ad iniziare a lavorare duramente. Il mio primo impiego fu presso una azienda di altoparlanti e di riparazioni elettriche. Quel lavoro mi piaceva perché la tecnologia mi intrigava. Nel mentre iniziavo ad applicarmi a tutto ciò che produceva qualcosa di spettacolare, iniziai anche a dipingere paesaggi. Nel dopo guerra mi trasferii in Svizzera per specializzarmi sul mio lavoro. Acquisii una buona conoscenza meccanica, poi dovetti rientrare in Italia per assolvere al servizio militare a Siena e a Firenze. In questo modo ebbi la possibilità di passare il mio tempo libero in molti musei. Le varie emozioni che provavo di fronte a così tanti capolavori mi portavano a modificare continuamente il mio stile di pittura. Contemporaneamente sentivo il bisogno di aumentare le mie capacità manuali e la mia abilità tecnica. Finito il servizio di leva, lavorai presso un carrozziere con l’intento di apprendere a modellare la lamiera. Fu allora che le mie idee iniziarono a chiarirsi; ciò che volevo era sostituire il materiale che impiegavo per dipingere, i pigmenti, e sostituirlo con altro, un mezzo tecnologico. Divenne stringente per me capire come organizzare la mia vita per potere ritagliare uno spazio dalla mia quotidianità ed occuparlo con un altro completamente dedicato all’arte; uno studio, dove potere creare nuove cose realizzate con questi nuovi mezzi e con l’aiuto di attrezzature meccaniche, torni, frese e così via. Per ottenere questa autonomia trovai una soluzione efficiente; divenni gestore di un distributore di benzina AGIP, lavoro che condussi per molti anni. Questa soluzione mi consentì di avere il mio “laboratorio”, dove lavoro tuttora. In seguito, non più giovane, mi sono dedicato all’insegnamento dell’arte presso la scuola di un carcere minorile. Il mio laboratorio è piccolo ma ben equipaggiato; è qui che, per necessità, ho appreso ad essere ordinato e preciso. Tutti i miei lavori sono attentamente inscatolati. In questo piccolo spazio, così prezioso per me, ho sognato di creare le cose più belle. Come realizzare un’utopia funzionale, come decorare i cieli e come configurare le città. Senza rendermene conto, questo processo mi ha condotto ai miei lavori successivi. Ho indagato alla ricerca di nuovi elementi (io li chiamo così) che mi consentissero di intervenire sull’ambiente; ho ricercato a lungo per dimostrare il loro specifico comportamento. Un primo esempio è la luce stessa, la sola luce, la Fotostruttura. Un altro è l’ Edicola delle apparizioni. Un ultimo il Rivelatore Cromocinetico. Troverete nel catalogo la spiegazione di come funzionano. Non rientro precisamente in una delle principali correnti dell’Arte Tecnologica avanzata in quanto il mio lavoro cade al di fuori degli ultimi sviluppi dei mezzi e delle tecnologie digitali. Il mio lavoro nasce, piuttosto, dall’esplorazione dei fenomeni scientifici per la realizzazione di risultati estetici e utilizzo la tecnologia con questo unico fine. A volte mi chiedono: quali sono gli artisti che ti hanno influenzato? Allora mi fermo a pensare e nella mia mente scorrono i nomi di tutti gli artisti che ho ammirato. Ma non riesco, in realtà, a rispondere a questa domanda perché ciò che più mi ha influenzato ed ispirato sono i fenomeni naturali: la Luce, il Suono, i fenomeni della riflessione ed il colore. Alla fine, è grazie alla tecnologia ed alle possibilità che sono offerte dalla manipolazione dei fenomeni tecnologici che può continuare quel magico processo che non comprendiamo nella sua interezza ma che chiamiamo arte».
• «Ha perfezionato un’esperienza mentale straordinaria: con mezzi semplici, suscita nel vuoto apparizioni di cose, scritte e colori. La sua opera trentennale è sempre risalita dall’indagine nelle percezioni sensoriali - mediante la luce, il suono e i colori - all’esplorazione dei processi mentali che la presiedono. Molto dipende infatti dalla corteccia cerebrale di ciascun individuo, è il nostro cervello che ricrea le immagini che l’artista si limita a servirci per frammenti» (Tommaso Trini).
• «Artisti e scienziati hanno studiato la possibilità di un altro tipo di interazione, non soggetta alla volontà della persona: che si basa ad esempio sul battito cardiaco, i movimenti saccadici (involontari) dell’occhio o addirittura sull’attività cerebrale. Tra i pionieri sono da citare alcuni artisti, quali Jean Dupuy (1926) per il cuore, Piero Fogliati (1930) e Bill Bell (1928) per l’occhio. Fogliati e Bell hanno studiato e sfruttato alcune caratteristiche proprie della percezione visiva (ovvero i movimenti saccadici e la persistenza retinica che fa sì che l’immagine percepita sia trattenuta qualche istante) per far apparire semplici immagini luminose nello spazio buio e vuoto» (Gillo Dorfles e Angela Vettese).