30 maggio 2012
Tags : Goffredo Fofi
Biografia di Goffredo Fofi
• Gubbio (Perugia) 15 aprile 1937. Critico cinematografico. Direttore de Lo Straniero. Scrive su Internazionale, Panorama, Il Messaggero. «Un intellettuale cretino è molto peggio di un analfabeta cretino» (citazione da Molière).
• «Santone dell’ultrasinistra storica» (Giovanni Raboni), «ha inaugurato un nuovo modo di leggere il cinema attraverso analisi rigorose, ma nello stesso tempo appassionate e attente ai fenomeni sociali e culturali» (Gianni Canova). Tra le sue collaborazioni: Positif, I Quaderni Piacentini, Il nuovo spettatore cinematografico, Ombre rosse. Tra i libri: Il cinema italiano (edit., 1975), Dieci anni difficili (1985), il molto criticato saggio L’immigrazione meridionale a Torino, prima accettato poi respinto (pubblicato da Feltrinelli nel ’64, di recente rieditato per Aragno). Tra gli ultimi: I grandi registi della storia del cinema. Dai Lumière a Cronenberg, da Chaplin a Ciprì e Maresco (Donzelli 2008), Non mangio niente che abbia gli occhi (Mondadori 2006) ecc. Ha fondato, tra le altre, le riviste Linea d’ombra e Gli Asini.
• «Appena compiuti i 18 anni si lasciò Gubbio alle spalle per salire sul suo primo treno solitario (“c’ero stato tre volte soltanto e sempre con mio padre”) scendere nella Sicilia della fame e della siccità, approdare alla comunità di Danilo Dolci per organizzare gli scioperi al rovescio. “Consistevano, per esempio, nell’asfaltare una strada bianca con un gruppo di disoccupati. E rivendicare il diritto al lavoro”. I carabinieri gli firmano il foglio di via che è ancora un provvedimento da Ventennio fascista, ma a rileggere oggi l’accusa è anche il viatico della sua intera vita: “Per avere insegnato senza percepire stipendio”. Lucio Lombardo Radice scrive in sua difesa un editoriale sulla prima pagina dell’Unità: “Delitto d’alfabeto”. E lui stesso detta il suo primo articolo pubblicato sul Nuovo Corriere di Romano Bilenchi: “Era siglato g.f. Lo lessi emozionatissimo, parlava di lotte rurali e di miseria nera. Ma lo lessi in treno, perché il mondo stava cambiando”. Il treno corre a Torino dove è la nebbia a spaventarlo, “non l’avevo mai vista”, dove il latifondo ha le ciminiere di Mirafiori, il capitalismo si vede, si vedono le lotte operaie, gli scontri di piazza, il volantinaggio ai cancelli, il tempo che corre a cottimo e gli accessi dei bar del centro con i cartelli “Proibito ai cani e ai meridionali”. A Torino c’è tutto da fare: scioperi, cineforum, corsi di italiano per gli immigrati che parlano solo dialetto. In prospettiva la Rivoluzione, certo. Nell’immediato le riviste. Cominciando da quelle che ci sono: Il Ponte, Nord e Sud, Nuovi Argomenti. Naturalmente i Quaderni Rossi di Raniero Panzieri, dove si declina “il marxismo scientifico”. E poi Il giornale dei genitori appena fondato da Ada Gobetti, Il nuovo spettatore cinematografico, con Gianni Rondolino, le inchieste sul campo da ciclostilare» (Pino Corrias).
• «Intorno al Sessantotto diventai spietato e ringhioso, rinnegando anche l’ispirazione non violenta del mio maestro Capitini. Oggi mi pento abbastanza, ma non dei giudizi di fondo – se vado a rileggermi le stroncature dei film italiani credo che avessi ragione – ma della mia aggressività: ci mettevo qualcosa di sporco, di cui un po´ mi vergogno» [Simonetta Fiori, Rep 4/7/2011].
• Sulla Stanza del figlio di Nanni Moretti: «È di un avvilente cattolaicismo mediano o mediocre, degno di un editoriale di Scalfari». Su Roberto Benigni: «È più bravo, forse, di tutti i comici “scritti” dalla tv e dal cinema, ma a me non è più simpatico. Tanto più quando fa la furbata di voler far ridere e piangere con un bambino e col lager».
• «Fofi è un fanatico, non condivido una virgola di quello che scrive» (Gabriele Muccino).
• «Lo stimo molto come critico letterario, meno come critico cinematografico» (Giuseppe Tornatore).