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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Paolo Flores D’Arcais

• Cervignano del Friuli (Udine) 11 luglio 1944. Politologo. Direttore di Micromega. Tra i promotori del movimento dei Girotondi. Leader del cosiddetto “partito giustizialista” ossia di un gruppo di intellettuali e uomini politici che individua nella questione morale e nell’applicazione inflessibile del principio di legalità i momenti chiave della rigenerazione del Paese. L’epoca di Tangentopoli come primo, non completato passo in quella direzione. I magistrati come depositari assoluti del Bene pubblico. «Ero craxiano quando Craxi era anticraxista».
• Pizzicato dagli avversari politici perché fa l’estremista di sinistra e appartiene a una famiglia di sangue blu (i Flores erano marchesi): «Nel Pci ero entrato giovanissimo, all’università, Filosofia. Diventai segretario del circolo universitario comunista, feci due settimane alla scuola di partito Marabini a Bologna. C’era molto fermento nella Fgci di allora. Frequentavamo la parte più viva del movimento giovanile comunista mondiale, come Krivine e Weber che sarebbero stati i dirigenti dell’ala trotzkista durante il Maggio francese. Nel circolo universitario io accentuai la fronda già tradizionale che divenne opposizione, critica della linea di partito da posizioni di sinistra libertarie, utilizzando ideologie interne alla storia del movimento operaio, da Rosa Luxemburg a Trotzkij, al Gramsci dei Consigli Operai. Poi scrissi un articolo su Rinascita, firmato anche da Renato Nicolini, che cominciava: “Siamo in dissenso con le tesi del congresso”. Violava tutte le regole non scritte del centralismo democratico. La risposta durissima di Pavolini ci trattava da provocatori. Poi diffondemmo il documento di Kuron e Modzelewski, i dissidenti polacchi. Infine il congresso dell’Ugi, la sinistra universitaria, nel 1967. Con i brogli di Petruccioli. Relatore per l’espulsione fu Renato Nicolini, che era stato a lungo sulle mie posizioni. La logica classica del Pci era che ti doveva accusare uno che era stato dissidente e che poi ci aveva ripensato. Ma dalla Fgci non riuscirono a cacciarmi. La pensavano in maggioranza come me. Allora mi cacciarono dal Pci, dalla sezione Balduina. Votarono per la mia espulsione anche quelli che un anno dopo avrebbero dato vita al manifesto» (a Claudio Sabelli Fioretti).
• «L’editore Massimo Pini mi portò a conoscere Bettino Craxi. L’incontro fu semplice. Io dissi: “Voi avete questo progetto socialista, nenniani e lombardiani, ma perché oltre a lanciare questo progetto i socialisti rubano?”. Mi fu proposto di organizzare un centro culturale, Mondoperaio, mi furono date garanzie di autonomia. Craxi e Martelli mi dissero: la nostra politica è quella degli intellettuali disorganici. Nell’80, quando Craxi divenne craxiano, io scrissi sull’Europeo un articolo intitolato “Dal progetto alle poltrone”. Il giorno dopo venivo cacciato da Mondoperaio. Per continuare a essere critico nei confronti del Pci e della Dc non restava che mettermi in proprio, con una rivista tutta mia. È nata così Micromega» (che è finanziata dal gruppo Espresso).
• «Della sua rivista Flores ha fatto rapidamente un progetto politico: l’araldo della “sinistra intransigente” contro quella “accomodante”, della sinistra “azionista” contro quella “dorotea”, incidentalmente anche dalemiana» (Il Foglio).
• «Vendiamo una media di quindicimila copie, ma nella stagione aurea tra il 2000 e il 2003 abbiamo più volte superato quota centomila. Lo considero un miracolo, che non ha eguali altrove. Riviste analoghe alla nostra – come Debat ed Esprit in Francia o la New Left Review in Inghilterra – vendono intorno alle diecimila copie» (nel 2006 celebrando il ventennale).
• «Ha compiuto un percorso politico diametralmente opposto a quello del maestro Lucio Coletti. Ma, sul piano filosofico, basta leggere un qualunque fascicolo della sua rivista Micromega dedicato alla filosofia redatto assieme a un altro collettiano doc come Angelo Bolaffi, oppure la predilezione di Flores per una esponente di punta del pensiero anti-totalitario come Hannah Arendt, per accorgersi che l’aura di disincanto è la stessa che si respirava nelle stanze fumose ma intellettualmente trasparenti di Lucio Colletti» (Pierluigi Battista) [Sta 29/9/2004].
• Da leader dei girotondini nel 2002 organizzò una manifestazione a piazza San Giovanni, riunendo un milione di persone. «Con quelle manifestazioni non solo non abbiamo ottenuto nulla, ma siamo stati irrisi dalla destra e dalla sinistra» (Massimo Fini) [Fat 27/11/2010].
• Nonostante nel settembre 2006 avesse scritto che bisognava rifiutare ogni ricatto del tipo «finirete per far vincere Berlusconi», nel 2008 votò Pd per non «veder trasformare la democrazia italiana in una gemella di quella di Putin. Il dilemma è: salvarci l’anima o salvarci da dodici anni di Berlusconi. Io, da buon materialista e ateo, trascurerò l’anima». È stato poi un fiero avversario di Veltroni.
• Tra gli organizzatori, insieme a Furio Colombo, Francesco Pardi e Antonio Di Pietro, del No Cav Day dell’8 luglio 2008 a piazza Navona (vedi GUZZANTI Sabina). Pochi giorni prima della manifestazione in un’intervista al Riformista aveva accusato Veltroni di «giganteschi inciuci con Berlusconi», salvo poi invitarlo in piazza Navona (Veltroni e il Pd non parteciparono). Sul palco attaccò violentemente Fabrizio Cicchitto, «iscritto alla P2». Sulle polemiche in seguito all’intervento della Guzzanti: «La satira non si visiona, non si censura. Questi non sono discorsi politici, sono interventi artistici».
• Per le elezioni europee del 2009 puntò alla creazione di «liste della società civile». A tal fine sul sito di Micromega ha creato «un forum sulla necessità-possibilità di un’opposizione diversa, capace di rappresentare l’altra Italia, coinvolgendo oltre 500 organizzazioni di base, blog e siti internet». La lista, che avrebbe dovuto chiamarsi «Il partito dei senza partito», in un primo momento vedeva coinvolti anche Antonio Di Pietro e lo scrittore Andrea Camilleri. Non se ne fece più nulla.
• Amico e sostenitore di Di Pietro dai tempi di Tangentopoli, i rapporti tra i due si freddarono nel dicembre del 2010, quando un sondaggio pubblicato su Micromega chiedeva ai lettori se ci fosse o meno una questione morale all’interno dell’Idv. Flores D’Arcais accusò Di Pietro di aver mobilitato i suoi a votare in massa a suo favore: «Di fronte ad un dato di realtà tu preferisci operare per cancellarlo, proprio come i famosi finti applausi. Il che per un dirigente politico che vuole opporsi al berlusconismo non mi sembra proprio la cosa migliore. Cosa ci guadagni, a fare come loro?». Replica di Di Pietro: «Oggi ho scoperto un altro carattere di Paolo Flores D’Arcais: l’accidia, nel senso più biblico del termine: negligenza nel fare il bene. (…) Nego nel modo più assoluto di aver truccato i sondaggi anche perché non avrei nulla da guadagnare» [Mic.it 27/12/2010].
• Alle primarie del Pd del 2012 suggerì di votare per Renzi: «È pessimo ma io lo voterò» (titolo di un suo articolo per il Fatto). Il ragionamento era parte di un più ampio disegno per la frantumazione della «partitocrazia»: «Votando Renzi e aiutandolo a vincere, si aumentano le probabilità che il centrosinistra vada in frantumi; poi, andando a votare Grillo, diventa forte la prospettiva che vadano in frantumi addirittura tutti e tre i settori della partitocrazia sopra elencati» (a Fabrizio Roncone) [Cds 5/11/2012].
• Nonostante un’iniziale simpatia per il Movimento 5 stelle, alle politiche del 2013 ha votato Rivoluzione Civile dell’ex pm Antonio Ingroia.
• Nel 2014 si è avvicinato al greco Alexis Tspiras, guardando con favore all’idea di lista unitaria da lui guidata alle europee 2014 e candidandolo alla presidenza della Commissione europea (tramite appello sottoscritto da 6 mila persone).
• Altri appelli da lui proposti e firmati: nel febbraio 2011 chiese alle opposizioni di frenare il lavoro parlamentare e fare ostruzionismo; nel 2012 si rivolse a Mario Monti per «abolire questo ignobile privilegio reso da quella legge simoniaca approvata da Berlusconi» che esentava dall’Ici gli immobili ecclesiastici; nel 2013, al riemergere dell’ipotesi di un indulto per risolvere l’emergenza delle carceri, schierò la rivista contro le posizioni dei radicali e della sinistra estrema: «Per fare uscire migliaia di detenuti basterebbe abrogare la legge Bossi-Fini e la legge Fini-Giovanardi. L’indulto e l’amnistia che il presidente Napolitano chiede in toni ultimativi al Parlamento non risolverebbe nessun problema strutturale e avrebbe come unici effetti più rilevanti quelli di fornire un salvacondotto tombale a Berlusconi, di delegittimare il lavoro della magistratura di contrasto al crimine, di umiliare le vittime e i loro parenti»; sempre lo stesso anno chiese una legge che rendesse legale l’eutanasia in Italia.
• Ateo convinto, «punta di diamante della società civile contro i diktat del Vaticano» (Dagospia), nonostante un padre molto cattolico e frequentatore di Luigi Ghedda. Negli ultimi anni si è riscoperto appassionato di temi etici e religiosi.
• Autore di una trentina di libri. Tra i più recenti: Atei o credenti? Filosofia, politica, etica , scienza (Fazi, 2007) con Michel Onfray e Gianni Vattimo, Dio? Ateismo della ragione e ragioni della fede (Marsilio, 2008) con il cardinale Angelo Scola e Itinerario di un eretico. Dialogo con Paolo Flores D’Arcais (Adv, 2008) con Marco Alloni. L’ultimo nel 2012: Democrazia! Libertà privata e libertà in rivolta (Add).
• Avrebbe dovuto scrivere un libro-dialogo con Massimo D’Alema: «L’accordo era che Massimo potesse rivedere il testo prima di andare in stampa; mi tornò indietro un testo zeppo di correzioni. (...) Volarono minacce di querela. Decisi così di lasciare quelle pagine bianche: titoli e sommari, ma niente testo» [Simonetta Fiori, Rep 23/2/2006].
• «Il nobile trotskista Paolo Flores d’Arcais, con le piazze piene ma le liste da zero-virgola-poco-nulla-percento» (Luca Mastrantonio, Intellettuali del piffero, Marsilio, 2013).
• Sposato con Anna Larina, si fidanzarono a una manifestazione, il 5 marzo 1977.