30 maggio 2012
Tags : Giosetta Fioroni
Biografia di Giosetta Fioroni
• Roma 24 dicembre 1932. Artista. Esponente, insieme a Mario Schifano, Tano Festa e Franco Angeli, di quella che è stata definita La scuola di Piazza del Popolo. In seguito ha collaborato con poeti e scrittori, associando le sue opere ai loro testi: da Montale a Zanzotto, da Ceronetti a Parise (di cui fu a lungo la compagna) fino ad arrivare a Magrelli e Erri De Luca. «Mia madre mi chiamò Giosetta pensando a Josette Day, la protagonista del film di Cocteau La bella e la bestia».
• «A dodici anni ebbi una specie di vocazione, proprio come quella che spinge alcune donne a diventare suora. Io ho deciso, ho “sentito”, a quell’età che sarei stata un’artista» (a Paolo Conti) (Corriere della Sera 24/1/2010).
• Il padre Mario Fioroni, scultore, la madre, la pittrice Francesca Barbanti, per lei bambina organizzava spettacolini di marionette: «Mio padre era scultore, legato alla classicità, ad Arturo Martini. Mia madre invece aveva una fantasia scatenata. E le sue piccole rappresentazioni sono alla base del fatto che ho scelto di fare il pittore» (a Paolo Vagheggi).
• «Io, da quando ho ricordi, so che volevo fare il pittore, h.o sempre avuto il sentimento di andare verso questo lavoro. Dico pittore perché ai miei tempi le pittrici erano considerate quasi prostitute...» (a Francesca Giuliani) [Rep. 4/5/2014].
• «Il suo matrimonio con l’ingegner Ippolito Nievo durò solo tre anni: “Nel 56 andai alla Biennale dove avevo esposto tre quadri e presi una cotta per un pittore bellissimo. Andammo tutti a cena e poi a ballare: lo vidi da lontano che si alzava e pensai ‘Sarebbe meraviglioso se invitasse me’. Mi arrivò davanti e disse: ‘Come sei carina, vuoi ballare con me?’. Io quasi gli svenni tra le braccia. Non ci siamo mai lasciati, per due giorni”. Abbandonato il marito con pochi rimpianti (“era già da un po’ che ci pensavo”) se ne andò a Parigi: “Il bel pittore naturalmente prese il largo ma mi consolò Germano Lombardi, scrittore. Una persona strana, speciale. Siamo stati insieme sette anni”. Poi conobbe Goffredo Parise: “Lo incontrai a casa di un’amica. Era antipaticissimo: ‘Queste scarpe le ha comprate da Ferragamo, costano eh? Questa stoffa è scadente, invece? Io la osservo, sa, la vedo anche al bar Rosati quando fa la pittrice. Ma la fa sul serio la pittrice?’. Insopportabile. Poi cominciammo a vederci. Siamo stati insieme 24 anni... ci sono stati molti drammi... però è stato l’uomo della mia vita. E io la donna della sua”. Quando Parise si ammalò, lei lo curò insieme ad Omaria, giovane donna di Ponte di Piave: “Con questa buonissima ragazza ci siamo messe a fargli da mamma e da figlia”. “A un certo punto si era innamorato di lei. Disse: ‘Mi è successa una cosa terribile, me ne vado’. Ci rimasi malissimo, ma avevo una fiducia quasi metafisica nel nostro amore che durava da 16 anni. Lui sparì, io me ne andai a Bologna ed ero così disperata che la sera mi mettevo le calze nere e i tacchi alti e andavo un po’ a dragare. Dragai subito uno studente. Aveva 27 anni, io 44. Iniziò una storia un po’ infelice, però vera. Andavo nella sua pensione, si faceva l’amore, piangevo sempre e si mangiavano tortellini. Dopo un mese mi chiamò Parise chiedendomi notizie. ‘Sto benissimo, ho un ragazzo di 27 anni, arrivederci e grazie’. Dopo tre ore era a Bologna. Siamo stati felicissimi per dieci giorni. Poi è ripartito”» (Paola Zanuttini).
• «Giosetta Fioroni è una persona che cammina in modo leggero... Certe volte, non vista, quando ha un po’ fretta saltella come una scolaretta che vuole riprendere il tempo perduto per leggerezza» (Goffredo Parise).
• «Nel 1968 ho inaugurato il Teatro delle mostre alla galleria La Tartaruga con una performance che si chiamava La spia ottica. I visitatori passavano davanti a uno spioncino e mi vedevano all’interno di una stanza. Ricordo questo come uno dei tanti esperimenti che ho fatto e che hanno suscitato qualche scalpore. Forse avrei dovuto approfondire di più alcune cose, e questo è un rimprovero che mi faccio, ma sono sempre stata attratta dal cambiamento. L’eclettismo è nella mia natura».
• «Io non sono stata femminista. Ma piuttosto attratta dal femminile, da un modo morbido di percepire il mondo».
• Vive in una casa studio in via San Francesco di Sales a Roma. «Non viaggio mai. È per questo che ho fatto costruire una jacuzzi per otto persone. Tutt’intorno ci sono mattonelle indiane del Seicento palermitano, piccole finestrine e una porta di nuovo indiane. Non sembra di essere a Roma, ci si sente molto lontani. Sulle pareti ho dipinto poesie con un pennellino d’oro, da Baudelaire a Leopardi, da Magrelli a Rimbaud» (ad Ambra Somaschini).
• «M’è rimasto poco da vivere, e mi dispiace moltissimo. La mia vita è qui, in questa strada, in questi ambienti pieni di luce e di storia, qui dove c’è il mio lavoro. due cose che sono sempre andate insieme».
(a cura di Lauretta Colonnelli).