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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Marcello Fiasconaro

• (Marcello Luigi) Città del Capo (Sudafrica) 19 luglio 1949. Ex mezzofondista (185 centimetri). Medaglia d’argento nei 400 agli Europei 1971. Il 27 giugno 1973 a Milano stabilì il record del mondo degli 800, 1’43”7 (tuttora primato italiano), battuto il 25 luglio 1976 dal cubano Alberto Juantoreña che vince l’oro olimpico in 1’43”5.
• «Partii fortissimo, al primo giro. Avevo un mal di testa da spararsi. Il mio avversario era il ceko Josef Plachy, uno tosto. Io andavo come un matto, ma lui stava incollato. Già mi vedevo perso, quando Plachy finalmente scoppiò, a 120 metri dal traguardo. Arrivai primo, anche nel mondo, ma non avevo le forze per capire. Cercavo solo un secchio per vomitare. A ripensarci, meglio così: i record vanno fatti con incoscienza, senza sapere. Non ho mai fatto calcoli in gara. Sapevo di dover morire, avevo una falcata ampia, dovevo solo cercare di svenire dopo il traguardo e non prima».
• «Mio padre, di professione sarto, era siciliano, di Castelbuono, un paese vicino Palermo. Aveva conosciuto mia madre a Durban, da prigioniero in Africa» (ad Emanuela Audisio).
• «Sono un italiano nato in Sudafrica dove vivo. Però è incredibile che il mio record resista ancora quarant’anni dopo. Devono muoversi a batterlo perché poi io devo tornare per migliorarlo nuovamente» [Stefano Scacchi, Rep 17/6/2013].
• Gli amici lo chiamano March. Inizia a correre nel 1970 quando si iscrive ad un club di atletica per tenersi in esercizio anche d’inverno e potersi così preparare al meglio per coltivare la sua grande passione sportiva: il rugby.
• Arriverà in Italia con un interprete. La prima gara, a 21 anni, la fa vestito da rugbista. Con la tuta da rugby, ché quella d’atletica non ce l’ha [barabba-log.blogspot.it].
Da subito raggiunge ottimi risultati: il suo primo record nazionale nel 1971 per i 400 m in 45’’49.
• Nel 1978 il ritiro. «Ho avuto molti guai fisici ai piedi. Non sai correre, mi dicevano all’inizio. Le punte delle dita battevano di testa, ero facile alle fratture. E così dopo il mio record mi sono dovuto fermare».
• Tornato a giocare a rugby con la Concordia Milano, sarebbe voluto rimanere in Italia, ma non ha trovato lavoro. «Quando decisi di rientrare in Sudafrica, io e Sally non avevamo un soldo in tasca, ma solo debiti. Così mi sono dato da fare e ho iniziato a lavorare per l’Adidas, il marchio delle scarpette con le quali correvo» [Franco Fava, Cds 27/6/2013].
• Due figli: Gianna e Luca.