30 maggio 2012
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Biografia di Tiziano Ferro
• Latina 21 febbraio 1980. Cantante. Autore. Cinque album: Rosso Relativo (2001), 111 Centoundici (2003), Nessuno è solo (2006), Alla mia età (2008) e L’amore è una cosa semplice (2011). «È più difficile esporre i propri sentimenti che fare canzoni di protesta».
• Figlio di Sergio, geometra, e Giuliana, casalinga, è il «quarto italiano da esportazione dopo Bocelli, Pausini e Ramazzotti» (Marinella Venegoni). Fu scoperto «da Alberto Salerno (produttore di Mango, autore di successi di Ramazzotti e Zucchero) e dalla “grande vecchia della canzone italiana” come si autodefinisce Mara Maionchi (già anima delle Numero Uno di Mogol-Battisti). Ha conquistato pubblico e critica con il suo primo album Rosso relativo uscito a settembre 2001. “L’avventura comincia a sette anni con lo studio della chitarra classica, poi ripudiata in favore del pianoforte che consente di comporre con più armonie. A 16 anni sono entrato in un coro gospel di Latina. Qualche anno dopo, all’Accademia di Sanremo, l’incontro con Salerno e la Maionchi”. Il treno passa e Ferro ci salta su. “Fu la svolta. Io ero totalmente preso da una certa discografia degli anni Sessanta, da Buddy Miles a Ray Charles e in generale tutto il repertorio Motown. La mia attenzione era rivolta totalmente alla musica e alla magia della voce. Nessuna cura per i testi: io mi fermavo ai concetti di quei maestri che erano in realtà piuttosto elementari e non andavano oltre il ‘dài, cara trascorriamo la notte insieme divertiamoci e balliamo’”. Arrivano i consigli di Salerno che racconta: “Anziché paracadutare dei versi scritti da me sulla sua musica, prima tentazione di un autore, ho costretto Ferro a tirar fuori l’energia che aveva anche nei testi”. Da questo singolare sodalizio sono saltati fuori versi come “Ti dicono ‘sii forte’ sì ma son bravi a parlare, che ne sanno di che hai dentro di te” che fan parte di Mai nata, una canzone su una ragazza ammalata di bulimia o “Tu sei un vero osso duro/ asso grosso/ gas a più non posso e parti in quarta adesso” da L’Olimpiade. La discografia come l’ha accolta? “Un coro unanime di no. Perché mi muovevo su un genere che in Italia non ha mai venduto”» (Mario Luzzatto Fegiz).
• Il secondo album (del 2003) si intitolava 111, i chili che pesava qualche anno fa: «I chili per lui non erano ancora il problema. Aveva cantato come corista nella tournée dei Sottotono e partecipato per due volte alle selezioni dell’Accademia della canzone di Sanremo: la prima volta lo avevano scartato, la seconda era arrivato tra i dodici finalisti, ma poi al Festival per l’Accademia andarono i Quintorigo ed Elena Cattaneo. Ferro scoprì allora che il problema erano i chili di troppo. Glielo disse un discografico a Sanremo: “Sei bravo, e molto, possiamo lavorare assieme ma se non ti metti a dieta non se ne fa niente”» (Carlo Moretti).
• «Pensai che se quello era il motivo che mi separava dal mio obiettivo, dovevo superare l’ostacolo. Non che con i miei chili stessi male, ma ero sovrappeso e con i dolci esageravo. Così ho iniziato a controllarmi, a seguire un regime alimentare più corretto, ma per farlo ho dovuto tirar fuori tutta la mia volontà perché non è stata solo una dieta, dopo aver perso i chili devi cambiare la tua testa: senza palestra o altro, in due anni ho perso 31 chili». «Molti pensano che la mia Rosso relativo sia una canzone dove celebro il sesso, mentre il testo racconta della mia antica fame notturna. “Forza amati per questa sera, che domani torni in te” è un grido di speranza che qualsiasi bulimico dovrebbe scriversi sul palmo di una mano» (a Luca Dondoni).
• Anche adesso che ne pesa circa 70 chili prova vergogna a mettersi in costume.
• Nel 2003 uscì Sere nere, «il singolo più programmato di sempre dalle radio italiane in una settimana» (dal suo sito ufficiale). L’album Nessuno è solo, uscito nel 2006 in contemporanea in 44 paesi, rimase per un anno nella classifica dei top 10: ha venduto oltre un milione e mezzo di copie nel mondo.
• Duetta con Mina in Cuestión de feeling, nell’album della cantante Todavía, poi con Laura Pausini riproponendo un suo hit, Non me lo so spiegare. È il corista della canzone Time out nell’omonimo album di Max Pezzali. Raffaella Carrà danza per lui nel videoclip del singolo E Raffaella è mia.
• Nel 2006 problemi con le messicane per una sua battuta durante i Mondiali di calcio (ospite da Fabio Fazio, aveva detto che hanno tutte i baffi).
• Ti scatterò una foto è la colonna sonora del film Ho voglia di te (Prieto, 2007, tratto dal libro di Moccia).
• Nell’ultimo disco, L’amore è una cosa semplice, ha una voce diversa rispetto ai precedenti: «Sono andato da foniatri, logopedisti, ho fatto cure omeopatiche, non capivo cosa era successo. Semplicemente ero cresciuto, la voce era maturata, la corda vocale era cambiata e si era abbassata ancora» (a Ernesto Assante) [Rep 24/11/2011].
• «Sono solitario, permaloso, viscerale, uno che ha sempre dei tormenti in testa, e non va tanto d’accordo con l’esposizione, col successo, con le aspettative. È un mondo interiore che io tengo a bada perché non posso pensare di rovinare tutto quello che ho, che chiaramente mi piace, solo per l’insicurezza o la mancanza di autostima che mi porto dietro. A volte vedo dei colleghi che si godono appieno questo lavoro e li invidio. Mi piacerebbe godermi i bagni di folla, le foto dei paparazzi, che a me non solo non interessano, ma addirittura mi spaventano, perché mi danno la percezione del fatto che questo meccanismo mi sia sfuggito di mano. Volevo fare questo lavoro per farlo bene, per cantare, scrivere canzoni, poi è andato a invadere zone della mia vita che non volevo venissero toccate» (a Gino Castaldo).
• «Sono la persona meno sessuale del mondo. Da quando avevo 19 anni vivo sotto una cupola di vetro, mai una donna. È un prezzo da pagare per una persona che ha una sensibilità come la mia e vive sotto i riflettori. Sento dentro di me che non vivrò a lungo. E sono altrettanto sicuro che resterò sempre solo» (nel 2006 a Vanity Fair).
• Nel libro Trent’anni e una chiacchierata con papà (Kowalski, 2010) ha dichiarato la sua omosessualità. «Un paio di anni fa ho iniziato un percorso di analisi. Da tempo non stavo bene, e avevo capito di dover riprendere in mano una serie di cose, a partire dal mio rapporto con l’omosessualità. Così, al termine dello scorso anno, sono arrivato a una conclusione: volevo vivere quella parte di me, smettere di considerarla un mostro, qualcosa di negativo, addirittura invalidante». I primi dubbi gli vennero da adolescente, e li confidò a una fidanzatina: «Le spiegai che pensavo di essere attratto anche dai ragazzi. Mi rise teneramente in faccia, mi disse che non poteva essere vero». Poi arrivò il successo, e Ferro scelse di non vivere i suoi sentimenti («Tuttora non so spiegarmi perché considerassi l’omosessualità una specie di “malattia”») reagendo con «rabbia» alle chiacchiere sui suoi gusti sessuali: «Non perché non volessi passare per gay, ma perché la verità è che un fidanzato avrei voluto avercelo. E, invece, non avevo nessuno. Avrei dovuto vivere una doppia vita e io non ne sono capace. Mi dà fastidio quando si parla di accettazione dell’omosessualità. Io, semmai, sogno la condivisione. Una famiglia che accetti le mie scelte non mi basta, voglio che le viva insieme a me. E lo stesso vale per i miei amici». Un paio di anni fa lo disse a suo padre, che gli rispose: «È giusto che tu possa essere te stesso e se qualcuno ha qualcosa da ridire mandalo affanculo».
• Dal 2005 vive a Londra. «Parla inglese perfino meglio della Pausini» (Billboard). «Trascorre il tempo libero ascoltando musica guardando i reality in televisione (“Ma non vi parteciperei, ho pudore del mio privato”) e facendo sport» (Raffaella Oliva).
• «Non usa mai la macchina. Pare non abbia la patente. Vive da solo, senza colf al seguito, si preoccupa di fare la spesa, di portare i panni in lavanderia. Adora i ristoranti cinesi. Nei club, come l’Alterego o il Via (i più cool della città), Ferro è uno di famiglia» (Gabriele Parpiglia) [Chi 24/11/2010].
• Quando va in albergo dà un nome falso, si registra come Lele Mozart.
• Soffre d’insonnia.
• «Prima di un tour sono talmente concentrato che divento un’altra persona. Un mese prima inizio a mangiare bene, via il bere e i fritti, intensifico l’attività fisica, vado a letto presto. La vera fatica è rinunciare al caffè. Dopo un concerto non riesci a dormire per l’adrenalina, non riesci a scrivere perché la situazione non ispira, è troppo tardi per telefonare agli amici perché dormono tutti. Restano le serie tv che mi porto dietro» [Cds 7/7/2012].
• Grande appassionato di beach volley e di rugby (segue la Nazionale anche in trasferta): «È sano in tutto, già dal campo, perché è la squadra a vincere, non il singolo. E l’avversario non è un nemico, ma uno che ti aiuta a far uscire il meglio di te stesso».
• Nel 2012 fu accusato di aver evaso tre milioni di euro di tasse, grazie al cambio di residenza a Londra. Condannato nel febbraio 2014, al ricorso del cantante si opposero «le numerosissime apparizioni televisive e radiofoniche gestite da società italiane, la prevalenza dell’attività artistica esercitata in Italia, l’utilizzo di carte di credito, praticamente quotidiano, per acquisti in Italia, l’uso di uno studio di registrazione a Milano, profondi legami familiari testimoniati dalla ricostruzione di viaggi effettuati da e verso Latina».