Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Fabrizio Ferri

• Roma 3 ottobre 1952. Fotografo.
• «La passione per la fotografia mi è venuta solo quando ho cominciato a guadagnarci. Se non ti pagano è meglio che cambi mestiere».
• Famiglia di intellettuali comunisti. Figlio di Franco Ferri (1922-1993), «un gappista torturato dalla banda Koch, il direttore dell’Istituto Gramsci negli anni della sua migliore attività, un deputato del Pci. Mia madre scriveva sui giornali di partito e organizzava le campagne elettorali. Io non so lottare come loro per cambiare il mondo, ma ho trasferito quei sentimenti nella mia visione del lavoro. Non mi sento la pecora nera della famiglia» (a Stefania Rossini).
• «Fin dagli anni Settanta una firma internazionale nel mondo della fotografia di moda» (la Repubblica).
• È cugino di Giuliano Ferrara: «La mia mamma e la sua erano sorelle. Lui ha solo nove mesi più di me e per alcuni anni è stato come un fratellino, perché i genitori stavano a Mosca e lo avevano lasciato a casa nostra. Ci separammo quando lui andò in Russia e tornammo a frequentarci da ragazzetti. Ma lui era trascinato altrove dalla sua incredibile intelligenza. Così si allontanava dalla sua età e quindi da me, che stavo lì a suonare la chitarra, a fare il giovane della Fgci. In casa mia si respirava una passione politica vera. I decibel durante le discussioni serali raggiungevano livelli che nemmeno a un concerto pop. Ricordo le urla di Giancarlo Pajetta, di Antonello Trombadori, di Maurizio Ferrara e di sua moglie Marcella, mia zia. Io ascoltavo, appollaiato sui braccioli del divano. Solo quando veniva Palmiro Togliatti calava il silenzio. La mia prima fotografia? Il 1° maggio 1970. Avevo 17 anni. Un amico mi chiese di fare qualche scatto alla manifestazione dei lavoratori. A lui piaceva soprattutto lavorare in camera oscura. Mi feci prestare da uno zio la macchina. Ma non sapevo usarla. Mi avvicinai a un tipo che aveva quattro reflex al collo. Gli chiesi come funzionasse l’attrezzo. Prima mi guardò sbigottito, poi mi diede qualche consiglio. Era Vezio Sabatini, un grande reporter. Quel giorno feci una sola foto: un contadino con il figlio sulle spalle, abbracciato alla moglie. Le loro tre teste formavano un triangolo e dietro avevano mezzo milione di persone. Un amico dei miei genitori, di Paese Sera, vide l’immagine e la volle pubblicare. Mi diedero 50 lire. Però, il fatto di prendere soldi per una cosa che mi aveva emozionato… Non ho più smesso. All’inizio facevo costume politico. Poi venne la moda. Passavo più tempo in giro per quotidiani a vendere le foto che non dietro all’obiettivo. Allora comprai Vogue, per cercare l’indirizzo della redazione, e partii per Milano. Mi presentai senza appuntamento. L’art director, Roberto Carra, all’inizio non mi voleva nemmeno ricevere. Poi vide il mio book. Rimase sorpreso. Mi disse: “La donna Vogue non scopa, non fuma e non dice parolacce”. Pensai: “Sono rovinato”. Il primo servizio fu con la modella Eva Mallstrom. Scelsi una ricevitoria del Lotto come location. Ho dormito sei mesi su uno strato di polistirolo, perché non mi potevo permettere un materasso. All’inizio facevo la fame. Ma la fame vera. Arrivai a rosicchiare furtivamente una forma di cacio che l’amico con cui dividevo lo studio/appartamento doveva usare per delle foto. Alla fine degli anni 70, invece, cominciai a lavorare parecchio. Nel frattempo ero stato a New York un anno, perché ero fidanzato con Isabella Rossellini e lei stava lì. Per partire chiesi in prestito 1.000 dollari a Oliviero Toscani. Tornato in Italia andai a lavorare per Mondo uomo e Donna. In quel periodo definii il mio stile. Negli anni Ottanta le modelle venivano conciate come marziane. Gli costruivano capigliature con impalcature di cartone. Una cosa assurda. Durante una sessione fotografica decisi di spogliarle delle maschere per ridargli un’identità. Da allora ho capito che il mio compito non è mascherare, ma far vedere agli altri quel che vedo io» (a Vittorio Zincone).
• È anche compositore: «Ho raggiunto la completezza di quello che sono e la musica va a coincidere con ciò che faccio fondamentalmente, rendendola visibile». Fa musica «di oggi ma senza limiti di tempo: sinfonica, pop, jazz» (a Michela Tamburrino) (La Stampa 6/8/2011).
• Ex marito di Alessandra Ferri (vedi scheda), due figlie, Matilde ed Emma. Poi c’è la più grande, Marta, 23 anni, nata dal primo matrimonio con Barbara Frua. Vive tra New York, Milano e Pantelleria, dove ha un resort (il Monastero) che ospita Sting, Madonna e altri big planetari. (a cura di Lauretta Colonnelli).