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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Alessandra Ferri

• Milano 6 maggio 1963. Ex ballerina (étoile del Teatro alla Scala di Milano). «Quando ballo il corpo non è una scatola che mi contiene, ma il mezzo per poter esprimere ogni mio sentimento».
Vita «Finta fragile, è una stacanovista cocciuta. Una quadrata, cresciuta tra una tradizionale famiglia borghese lombarda e la disciplina della danza, che è implacabile: ti fa essere esigente, guardinga, precisa. Alessandra Ferri si abitua presto a “tenere sempre le redini” di sé, e spesso degli altri, già quando, enfant prodige alla Scala di Milano, allieva prediletta di Ljuba Dobrievich, vince una borsa di studio che la catapulta quattordicenne a Londra, al Royal Ballet, dove a soli diciannove anni diventa la principal dancer. “Erano gli anni Settanta, anni in cui alla Scala il balletto era sindacalizzato come non mai. Andare a Londra fu una liberazione, oltre che molto divertente. Londra era bella, io ero timidissima ma avevo il mondo davanti, e lì non ero obbligata a stare in fila ad aspettare l’anzianità per essere promossa. Io, lo ammetto, ho sempre voluto fare la prima ballerina, stare nel corpo di ballo non mi è mai interessato. Non ho nemmeno mai imparato i passi per stare in fila”. Le ambizioni, la cocciutaggine, i sogni e la disciplina li ha usati come cemento per una carriera spesso anche ingenerosa, selettiva, spietata. New York, per esempio, la città dove ha scelto di vivere con marito e figlie nell’Upper West Side, è stata per lei una lezione di vita. Era l’85, era già Alessandra Ferri: Baryshnikov la vede alla Scala nel Lago dei cigni e la vuole con sé all’American Ballet» (Anna Bandettini).
• Rimpatriata per fare l’étoile alla Scala, divenne la ballerina classica italiana più nota al pubblico e apprezzata dai critici. Nel suo repertorio tutti i classici dell’Ottocento e i capolavori dei grandi coreografi del Novecento.
• Ha abbandonato le scene nell’agosto 2007 per riprendere a ballare sei anni più tardi. Dal 2008 si occupa dell’organizzazione del Festival dei Due Mondi di Spoleto, dove nel 2009 le è stato assegnato il Premio Siae.
• A Taormina quello che doveva essere l’ultimo spettacolo, nel 2007: «Ho troppo rispetto per quello che deve essere la danza. E voglio fermarmi un attimo prima per non rompere l’incantesimo». Cinque mesi prima si era esibita per l’ultima volta alla Scala, ne La dama delle camelie: «Ho un solo rimpianto: non aver mai lavorato con George Balanchine. E un rammarico privato: la mia seconda figlia Emma non avrà ricordi di me in scena, è troppo piccola. Esco dalla scena della Scala alla grande con un ruolo speciale ed eterno: mi sembra che Marguerite mi sia sempre appartenuta». Oltreoceano la sua tournée d’addio toccò il Metropolitan di New York, dove danzò con Roberto Bolle L’histoire de Manon. Alla fine dello spettacolo ci furono trenta minuti di applausi e una standing ovation. «Ho pianto quando ho lasciato il mio camerino dopo 22 anni».
• A cinquant’anni la decisione di tornare in scena: «Voglio affrontare ruoli nuovi che appartengano all’Alessandra di oggi». A Spoleto 2013 ha quindi ballato in The piano upstairs, storia di un matrimonio fallito.
Amori Nell’estate 1996 Isabella Rossellini, avendo dato una festa a Pantelleria, le fece incontrare il fotografo Fabrizio Ferri, suo ex. «I due persero la testa uno per l’altra, con la complicazione che la Ferri era però sposata dal 1991 con Maurilio Orbecchi, di professione psicoanalista. Il marito s’accorse presto dell’affare: il Ferri mandava alla Ferri aerei carichi di fiori e una volta un paio di scarpette da ballo comprate a Londra e recapitate a mano nella casa milanese della signora; poi, dovendosi realizzare un libro fotografico (Aria, 1997), lei acconsentì a farsi ritrarre integralmente nuda, cosa inaudita per una ballerina classica. L’Orbecchi andò a prendere a sassate il loft dove il fotografo creava, quindi chiuse a chiave fuori la moglie, per impedirle di prendere passaporto e valigie con cui doveva andare in tournée. Seguì inevitabile causa di separazione, per la quale lei ricorse niente di meno che all’avvocatessa Bernardini de Pace, mentre lui non cessava di dichiarare di aver perso per lei non semplicemente la testa, ma anche gambe, cuore e braccia. Ulteriori dettagli: la Ferri nelle ultime interviste andava sbandierando che il matrimonio con lo psicanalista Orbecchi era stato assolutamente terapeutico per lei, prostrata da una precedente storia d’amore, il magazine Sette, divertito dall’identità dei cognomi dei due amanti, dedicò al libro fotografico galeotto un ampio servizio». (Manuela Campari).
• Da ultimo una relazione con il ballerino argentino Herman Cornejo, 18 anni più giovane di lei. «Lui, dalla tecnica esplosiva (medaglia d’oro a Mosca come Baryshnikov). Bruni e passionali, entrambi. Tra i due, una sensibile differenza d’età. E c’è già chi favoleggia l’accostamento alla coppia leggendaria del balletto Margot Fonteyn e Rudolf Nureyev, legati da amore platonico, in cui la Lady britannica era più matura di 19 anni. All’origine del colpo di fulmine tra Alessandra ed Herman il bello c’è un curioso gioco del destino che ha mescolato le carte tra scena e vita: il balletto galeotto Chéri, tratto dai romanzi di Colette con coreografia di Martha Clarke, è appunto la storia d’amore tra la cinquantenne Léa e il giovane Chéri» (Valeria Crippa).
• La Ferri e le sue due figlie (Matilde ed Emma) continuano a vivere a New York, nell’Upper West Side.
Critica «È una donna minuta anche per essere una ballerina, dall’aria sempre giovanissima della ragazzina sensibile e tormentata. Il corpo è leggerissimo, flessuoso, reattivo; il gesto morbido e preciso. Quel che i suoi ammiratori amano di più in lei è la capacità di esprimere nella danza una acuta sensibilità, di mostrare il tormento e l’estasi del suo lavoro, di trasmettere fortemente le passioni dei suoi personaggi più famosi: Manon, Giulietta, Carmen. Al contrario dell’immagine tradizionale della ballerina perfetta e imperturbabile, capolavoro estetico ed espressione di una grammatica astratta, Ferri si turba e turba il suo pubblico, nella sua danza è profondamente attrice, senza mai tradire la qualità del movimento che è il cuore della sua arte. Spesso chi la guarda ha la sensazione che in certi momenti il corpo sia completamente abbandonato al gesto, non opponga alcuna resistenza all’azione del partner che la porta, la solleva, salvo scattare con un dinamismo insieme dolce e energico quando tocca a lei agire. Allora sembra che balli con gli occhi chiusi, sentendo il suo corpo dal di dentro, abbandonandosi alla passione» (Ugo Volli).
Frasi «Non ho rimpianti. Sentivo l’esigenza di ritrovare me stessa, di fare la mamma a tempo pieno».
• «All’inizio le mie figlie erano felicissime, ma anche un po’ dispiaciute. Non era male avere una mamma famosa, mia figlia Matilde barattava le mie scarpe da punta con le amiche. Ma ora sono molto contente del cambiamento».
• «Per fortuna, dei classici acciacchi dei quarantenni l’unico che ho è di dover leggere con gli occhiali».