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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Paolo Ferrero

• Pomaretto (Torino) 17 novembre 1960. Politico. Segretario di Rifondazione Comunista da luglio 2008, riconfermato nel dicembre 2011 e in pista anche al IX congresso, al via nel dicembre 2013. Del partito fu anche responsabile Lavoro. Nel 2006 eletto alla Camera (Rc), con 20.245 euro dichiarati per il 2005 risultò il politico italiano più povero. Ministro per la Solidarietà sociale (Welfare) nel Prodi II (2006-2008), nominò consulente, non senza polemiche, l’ex Br Susanna Ronconi, il cui nome è legato all’omicidio di Graziano Giralucci (Padova, giugno 1974). Candidato alla presidenza della Regione Campania nel 2010 per la Federazione della Sinistra, ottenne l’1,35%. Alle Politiche del 2013 si candidò in Rivoluzione Civile, ma non venne eletto perché la lista di Antonio Ingroia non superò lo sbarramento. «Mi definirei un comunista riformato, non stalinista».
• «Ha lavorato alla Fiat di Villar Perosa, per quasi un anno, nel 1979, come operaio generico (aveva appena conseguito il diploma di perito elettronico) addetto ai turni di notte. Poi è arrivata la cassa integrazione a zero ore che l’ha portato - full time - alla politica. Prima sul versante extraparlamentare di Democrazia proletaria, quindi in Rifondazione comunista, con un passaggio nel sindacato, alla Fiom e alla Cgil piemontese all’epoca guidata da Fausto Bertinotti» (Roberto Mania). Dal 2010 è tornato a fare l’impiegato part time per la Regione Piemonte, funzionario alle dipendenze di un assessore di centrodestra, dopo un lungo periodo di aspettativa da consigliere comunale, poi come deputato e infine come ministro. Stipendio: 1300 euro. Come segretario di Rifondazione ne prende 3.000: «Bertinotti ne guadagnava 4.000, io ho ridotto la cifra. Non volevo che fosse più del doppio dello stipendio medio di un lavoratore normale» (a Luca Telese) [Fat 26/5/2010].
• Da ministro, causò forti polemiche nel settembre 2007 il suo invito agli immigrati, clandestini compresi, a scendere in piazza contro il governo per i loro diritti. Delle politiche promosse, in seguito, dal ministro dell’Interno Roberto Maroni evidenziò «l’anima autenticamente xenofoba e securitaria», mentre con Elsa Fornero, delegata al Lavoro con Monti premier, polemizzò dopo la sua frase «Il lavoro non è un diritto, deve essere guadagnato, anche attraverso il sacrificio»: «Parole aberranti: il lavoro in Italia è un diritto costituzionale. Si rilegga gli articoli 1 e 4, tra i princìpi fondamentali della nostra Carta». Vent’anni prima l’aveva soprannominata «la vestale del capitalismo». Di Corrado Clini, ministro dell’Ambiente, arrivò a chiedere le dimissioni dopo il caso Ilva. Se da ministro si batté per la sicurezza sul lavoro, più di recente è sceso in campo per la campagna referendaria sull’acqua bene comune e, con Landini e Rodotà, in quella sulla “Costituzione via maestra”. Contrario da sempre alle privatizzazioni, dopo il caso Telecom (2013) commentò: «L’Italia aveva una azienda pubblica sana che è stata regalata a imprenditori italiani che l’hanno spolpata e adesso la regalano a investitori esteri. Il risultato è un arricchimento di pochi imprenditori senza scrupoli».
• «Nel biennio in cui è stato ministro della Solidarietà sociale, Paolino ha riempito le cronache con le sue strampalaggini. Indossando per la prima volta la cravatta, si presentò alla seduta inaugurale del Consiglio dei ministri ed esordì: “Siamo uno contro venticinque”. Con questo, notificò che avrebbe fatto il bastiancontrario in nome del proletariato. Considerava infatti i suoi colleghi del centrosinistra una congrega di ex dc, socialdemocratici, infiltrati del grande capitale. E inanellò un niet dietro l’altro» (Giancarlo Perna). «Ero abituato a uno stipendio di duemila euro al mese. I soldi in più in questi due anni di ministro li ho destinati al mutuo: cinquanta metri quadrati a Pinerolo, tasso fisso però. Ho mantenuto il medesimo stile di vita. Ho solo messo la cravatta, che prima non portavo. Ho mangiato tutti i giorni in ufficio. Tutti i giorni della verdura in un piatto di plastica. Mi ero ripromesso di non abituarmi a nessun comfort».
• Nell’aprile 2008 fu a capo di quelli che, delusi per la batosta elettorale (la Sinistra-l’Arcobaleno, alleanza di cui faceva parte Rc, non superò lo sbarramento né alla Camera né al Senato), fecero fuori il segretario Franco Giordano (uomo di Bertinotti), che di lui disse: «Era l’unico nostro ministro nel governo Prodi, in quel governo, cioè, che secondo lui è stato la causa del nostro insuccesso elettorale». Nel luglio 2008 fu eletto segretario fra molte polemiche, battendo il favorito Nichi Vendola, candidato bertinottiano: «Una vittoria di misura sul governatore della Puglia Nichi Vendola (con 142 voti a favore e 134 no), che segna la definitiva “chiusura di ogni collaborazione organica con il Pd”, e lascia forti tensioni all’interno del partito. Il paradosso più eclatante: un partito che imputa alla sua dirigenza di aver portato Rifondazione nel governo Prodi, e poi elegge come nuovo segretario Paolo Ferrero, ovvero l’unico suo iscritto che di quel governo sia stato ministro» (Sebastiano Messina). «La vittoria di Ferrero è comica, con le minoranze che si sono coalizzate cercando di teorizzare la possibile sopravvivenza di un’idea di comunismo nel ventunesimo secolo» (Alberto Asor Rosa).
• Nel 2007 riuscì a far entrare la sua cagnetta Lulù alla Fiera del libro di Torino. Si preoccupò di non essere immortalato dai fotografi presenti: «Non vorrete per caso farmi fare la figura dell’eccentrico?».
• Un libro sull’immigrazione, Fa più rumore l’albero che cade che la foresta che cresce (Claudiana, 2007), altri due con Derive Approdi: Quel che il futuro dirà di noi. Idee per uscire dal capitalismo in crisi e dalla Seconda Repubblica (2010) e Pigs! La crisi spiegata a tutti (2012). Scrive moltissimo, «persino quando incontro la gente in giro», su qualunque cosa gli capiti sottomano: scatole di sigari, pezzi di carta volanti, tovagliolini o Kleenex che poi ficca in tasca (però a casa passa ore a riordinare, trascrivere e archiviare tutto).
• Valdese, fu alla guida della Federazione giovanile evangelica italiana: «La matrice evangelica sta prima e quella politica viene dopo...». Si batté per far rientrare la propria confessione nella ripartizione della quota dell’8 per mille non destinata dal contribuente. «L’idea che nell’ora di religione a scuola si possa e si debba insegnare solo la religione cattolica è assurda e incostituzionale. Ma non è certo la moltiplicazione delle ore di religione, diverse da quella cattolica, tantomeno quella islamica, la soluzione. Sarebbe una specie di risibile lottizzazione della fede» [Fog 20/10/2009]. Chiese al Vaticano di abolire il celibato dei preti, che «da questione ecclesiologica interna alla Chiesa cattolica è diventata una pratica pericolosa socialmente».
• Richard Newbury: «Trascorsi gli anni 1982-1988 insegnando all’Università di Torino, ma passavo buona parte del mio tempo a tradurre incomprensibili nastri con la registrazione di minatori scozzesi per il nostro fratello valdese Paolo Ferrero» [Fog 13/4/2013].
• Nel 2010, quando la non rappresentanza portò all’azzeramento dei finanziamenti pubblici, varò un piano di licenziamenti nel partito, per ridurre l’organico del 50% e le spese dell’80: «Il Prc spende solo “per i compagni e le compagne che lavorano in direzione più di 4 milioni di euro”, e ciò nonostante in questi mesi si siano comunque risolti i rapporti di lavoro di decine di dipendenti che hanno fatto la scissione seguendo le orme di Vendola. (…) Una scelta dolorosa, questa, ammette Ferrero, soprattutto per un partito che della tutela del lavoro ha fatto una bandiera» (Alessandra Ricciardi) [Iog 30/6/2009]. La proposta: «Settemila euro di buonuscita, più una mensilità per ogni anno di anzianità. (…) Sebbene la scissione dei vendoliani abbia alleggerito l’organico di 40 unità, il partito di Paolo Ferrero ha ancora sulle spalle 125 persone fra contratti a tempo indeterminato e non (retribuzione media intorno ai 1.500 euro al mese) e deve scendere a non più di 50. La partita si annuncia dura: i lavoratori dei partiti non dispongono di ammortizzatori sociali e non vogliono mollare, però la legge esclude i partiti dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, dando loro libertà di licenziare» [Pan 9/7/2009]. Dopo lunghe trattative arrivò in soccorso la Regione Lazio, che mise a disposizione per 40 lavoratori 1.000 euro al mese per 15 mesi, ai quali si sommeranno altri 400 euro di tasca del partito.
• Vicino alla galassia dei movimenti, spesso in piazza negli scioperi sindacali, visto anche a un Gay pride (definì «reazionario» lo spot omofobo di Barilla). Anti-nuclearista e no-Tav, nel 2009 fu l’unico politico italiano a manifestare contro il G20 a Londra, poi si trovò d’accordo con i ragazzi della rivolta anti-Cameron dell’estate 2011. Definì l’irruzione della polizia alla scuola Diaz al G8 di Genova 2001 come «macelleria anticostituzionale».
• Favorevole alla liberalizzazione della marijuana, salutò con favore il dibattito aperto dai leghisti sulle droghe leggere nel gennaio 2014.
• Nella campagna elettorale 2013 le sue priorità erano «aumentare stipendi, pensioni e istituire un reddito sociale per i disoccupati prendendo i soldi ai ricchi». A proposito di pensioni, propone di mettere un tetto a 5.000 euro
• Nel 1997 sposò Enrica Rochon, conosciuta a 17 anni, che gli ha dato due figli, nel 2005 la separazione: «Sono andato a convivere a 23 anni, ci siamo sposati con rito civile una dozzina d’anni dopo». Nel 2006 si fidanzò con la scrittrice Angela Scarparo (L’arte di comandare gli uomini, Manni 2008), ex di Franco Piperno. Sostenitrice del «dolce piacere di essere comandata, guidata e di essere seconda al proprio uomo», una «comunista vera»: «Io sono una compagna di base. Penso sia finito il momento di gestire i conflitti, è di nuovo ora di provocarli». «Si sono conosciuti in un modo singolare: lei che partecipa alle lotte del Comitato inquilini centro storico di Roma, lui che decide di affrontare una loro assemblea in qualità di ministro della Solidarietà sociale del governo Prodi. Scattano scintille, e non d’amore: lei lo contesta duramente. Qualche mese dopo Ferrero se la ritrova a Cortina durante uno degli appuntamenti che Enrico Cisnetto imbastisce per i vip di passaggio» (Emanuele Costanti) [N20 n. 13, 26/3/2009]. Nel 2010 fu indagata per truffa e omissione di atti d’ufficio perché, da, delegata di un presidente di Circoscrizione a Roma per le politiche sociali, aiutò una bambina.