30 maggio 2012
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Biografia di Giovanni Ferrero
• Torino 1964. Industriale. Motto: «Imprenditore povero, azienda ricca: non ho alcun interesse per le cose materiali». Figlio di Michele Ferrero (vedi), amministratore delegato del gruppo di famiglia (segue settore commerciale, distribuzione, marketing).
• Pietro era suo nonno, ha detto no alle acquisizioni estere. L’ultimo tentativo fu di Nestlé, nel 2013: «Siamo nati come azienda familiare e così intendiamo rimanere. Non siamo interessati a massimizzare i ricavi nel breve termine. Se fossimo quotati, saremmo sotto pressione per produrre dividendi e utili» (a Manuela Mesco) [Mfi 30/11/2013].
• Studi a Bruxelles, ha letto tutto Balzac e Hugo, «ma non ho mai superato pagina 30 della Recherche proustiana». Non ama il lusso e la ribalta, né concedersi ai giornali.
• Guida la terza industria produttrice di cioccolato al mondo, con un fatturato di circa 7 miliardi, 14 stabilimenti, più di 22mila dipendenti e un occhio puntato a India e Cina. In Asia, come nei Paesi del Terzo Mondo, dal Sud Africa al Camerun, ha lanciato le «imprese sociali». «Oggi, mentre assistiamo alla fragilità dei mercati e della new economy, siamo fieri di essere saldamente ancorati alla old economy costruita sui valori di una volta e capace di restituire risultati sul lungo periodo, costruendo una solida reputazione. La fatica è la madre di tutti i successi. Con tenacia e molto lavoro, abbiamo raggiunto un equilibrio tra il costo dello sforzo e l’entità del premio» (a Roberto Fiori) [Sta 30/5/2009].
• Nel 1999 pubblicò il romanzo Stelle di tenebra (Feltrinelli), cui sono seguiti Il giardino di Adamo (Mondadori 2003), Il camaleonte (Mondadori 2005), Campo paradiso (Rizzoli 2008), ambientato nei paesaggi in cui più di tutti adora viaggiare, quelli del continente africano: ma alle feste di Malindi preferisce gli spazi incontaminati di Botswana e Namibia.
• Già membro del cda di Mediobanca, nel 2011 volò più d’una volta a Parigi per incontrare l’industriale Emmanuel Besnier e negoziare l’ingresso in Parmalat di Ferrero, azienda a capo di una cordata d’imprenditori italiani. Ma poi tutto sfumò. Due anni prima, stesso esito per il tentativo di conquista della britannica Cadbury.
• Il 18 aprile 2011 il fratello Pietro morì e lui, durante i funerali ad Alba, tenne un discorso che commosse i fedeli in chiesa e le migliaia di persone davanti al maxischermo sulla piazza. Rivolgendosi al fratello, disse: «Tu credevi in un valore che domani non conterà più nulla e già oggi è tenuto in conto da pochi, l’onestà». Sei mesi dopo chiarì il senso di quella frase: «Non era un j’accuse. Non mi riferivo a una persona o a un ambiente in particolare. Volevo esprimere uno sconcerto, dire che avverto una deriva. Come se i valori fossero una mera impalcatura di facciata, l’esibizione di una falsità, di un’ipocrisia. Avverto un senso di disagio per un’epoca in cui vengono terribilmente a mancare le certezze, in cui si sente la necessità di valori veri e profondi, di trasparenza, di un codice etico» (ad Aldo Cazzullo) [Cds 22/10/2011]. «Il senso di vuoto e il dolore per la perdita di Pietro restano forti tutti i giorni. Ma quando lo abbiamo salutato per l’ultima volta, nella cattedrale di Alba, gli ho promesso che avremmo scritto ancora pagine di successo per lui. La nostra risposta alla sofferenza per la perdita di mio fratello è nella nostra etica del lavoro, nel motto “lavorare, creare, donare” della Fondazione che mio padre ha fortemente voluto e che mia madre guida da quasi trent’anni con grande passione, nei cui valori mi identifico totalmente, io come i 23.500 lavoratori Ferrero. Non è cambiato nulla di sostanziale nella gestione e nelle prospettive, se non che prima il gruppo era diretto congiuntamente da due amministratori delegati e oggi, purtroppo, ne rimane uno solo; anche se l’anima di Pietro è ogni giorno vicina al mio cuore e alla mia mente. (…) Presto mi piacerebbe ricominciare a scrivere, magari la domenica mattina. E ricominciare a viaggiare in una terra che mi affascina profondamente, l’Africa» (Cazzullo, cit.). È un vecchio pallino: «Un giorno ci tornerò, e per essere d’aiuto, sulle orme di mio padre che, negli anni, ha esteso l’impegno dell’azienda al miglioramento delle condizioni di vita delle zone meno favorite della terra».
• Il 14 febbraio 2015 a montecarlo è morto suo padre Michele [leggi qui]. Aveva 89 anni. «• «Cosa dire? Ci sono forse parole per esprimere lo smarrimento, il dolore, il riserbo per la scomparsa di Michele? No. Ha reso pensabile l’impensabile. Mio padre è stato un imprenditore che ha saputo guardare avanti, prevedere il futuro. Progressista. Ha sempre pensato che la fabbrica fosse per l’uomo e non l’uomo per la fabbrica» (Giovanni Ferrero) [lastampa.it 18/2/2015].
• Il figlio Giovanni, che ora diventerà presidente del gruppo, è riuscito a comunicare al padre la notizia dello storico sorpasso della Nestlé poche ore prima che si spegnesse dopo una lunga malattia. «Bravo, erano anni che aspettavo questo momento – è stato il commento di Michele Ferrero –. Prendi una bottiglia, che dobbiamo brindare» [Fiori, Sta 17/2/2015].
• Sposato con Paola Rossi, da cui ha avuto Michele.