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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Vanessa Ferrari

• Orzinuovi (Brescia) 10 novembre 1990. Ginnasta. Campionessa del mondo 2006 nel concorso generale (bronzo alle parallele asimettriche e nel corpo libero); campionessa d’Europa 2007 nel concorso generale e nel corpo libero; bronzo nel concorso generale ai mondiali 2007. Infortunata al tendine d’Achille destro, è stata tra le più grandi delusioni azzurre alle Olimpiadi di Pechino, dove si è dovuta accontentare dell’11° posto nel concorso generale. Argento ai mondiali di Anversa 2013, dedicò la medaglia agli immigrati morti pochi giorni prima a largo di Lampedusa. «Mi piacerebbe avere il passaporto bulgaro come mamma, ma mi sento italiana e non ho mai pensato di gareggiare per un altro paese».
• Figlia di Giovanni, ex calciatore nel Castelleone adesso proprietario di una piccola azienda metallurgica, e di Galia Nikolova, bulgara di Pleven conosciuta dal padre durante un viaggio nel suo paese.
• «Avevo sei o sette anni. Vidi una gara in tv: cioè, adesso so che era una gara; allora fu solo vedere la leggerezza e la grazia di una ginnasta impegnata sulla trave. Non ricordo la gara, non ricordo il nome dell’atleta. Ricordo solo che ne rimasi incantata».
• «Vanessa Ferrari è il frutto del caso. “La svolta – racconta mamma Galia – è stata quando decidemmo di portarla a Brescia, alla Brixia. Prima si allenava a Castelleone. Io sono bulgara, da ragazzina ho praticato un po’ di ginnastica, niente di che, ma sono cresciuta in un sistema dove lo sport si faceva seriamente. E ho cercato per lei un posto che seguisse quelle regole rigorose”. L’ha trovato in una piscina dismessa vicina al casello di Brescia Ovest. Un posto dove hanno riempito le vasche con la gommapiuma e non c’è neppure lo spazio per provare gli esercizi. Però hanno costruito il miracolo. Da artigiani» (Marco Ansaldo).
• «La prima volta che la vidi era uno scricciolo. Ma mi colpì subito per come saltava: sembrava una rana. Più avanti ho capito che era anche una grande lavoratrice. Seria, instancabile. Un po’ di tempo ancora e mi resi conto della sua vera natura: era un cannibale» (l’allenatore Enrico Casella).
• «Fisico minuscolo ed esplosivo che sembra concepito al computer per la ginnastica: un metro e 43 per trentasei chili, comprese le quattro viti infilate nella mano destra che lei non s’è mai voluta far togliere dopo un infortunio» (Mattia Chiusano).
• «Quando mi chiedono di dire qualcosa che invogli i ragazzi ad avvicinarsi alla ginnastica, mi viene in mente solo una domanda: quanta voglia avete di sacrificarvi? Perché è tutto lì. Qui non c’è tv, non ci sono luci accese: qui si fatica in solitudine, gli allenamenti sono durissimi, gli allenatori duri e mai soddisfatti, preparare una gara è scalare una montagna e perderla è un attimo: un errore, un infortunio, la giuria... Ci vuole voglia e disciplina, la ginnastica non è un capriccio».
• La sua girnata tipo: «Sveglia tutti i giorni alle 6, in pullman in palestra, 8 terapia, 9-13 allenamento, pausa pranzo, 14-16.30 allenamento e poi scuola. E riposo. E appena ho sonno, dormo. Poca tv, non leggo mai, mi interessa solo la ginnastica» (a Vincenzo Martucci) [Gds 30/7/2008].
• «Sogno sempre la cioccolata, che mi è proibita come la pasta, i dolci e tante alte cose. A noi ginnaste danno sempre poco da mangiare, così quando dobbiamo festeggiare ci sfoghiamo: pizza con nutella».
• Due fratelli gemelli più piccoli, Michele e Ivan. Vive a Genivolta (Cremona), un migliaio di abitanti e 60 mila maiali.