30 maggio 2012
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Biografia di Wanda Ferragamo
• (Miletti) Bonito (Avellino) 23 dicembre 1921. Imprenditore. Vedova di Salvatore Ferragamo (1898-1960) che «in visita ai parenti rimasti a Bonito, conobbe quella che in pochi minuti capì sarebbe diventata sua moglie. Lui aveva già quarant’anni, ventitrè più di quella ragazzina, figlia del medico condotto e sindaco del paese, su cui aveva messo gli occhi. Ma non aveva avuto dubbi: subito dopo averle stretto la mano, si era girato verso la sorella che lo accompagnava e, in inglese, per non farsi capire, aveva detto: “Questa ragazza diventerà mia moglie”. Successe proprio così, tre mesi dopo. Per conquistarla, nel caso ce ne fosse stato bisogno, le mandò mazzi di fiori (prima le tuberose, poi le rose rosse) e confezionò per lei, dopo averle preso le misure, un paio di scarponcini in camoscio nero con il tacco di 7 centimetri. Alla morte di Salvatore, nel 1960, priva di qualsivoglia esperienza manageriale, è stata lei che ha preso in mano le redini dell’azienda e ha consentito non solo che sopravvivesse, ma che si ingrandisse» (Donatella Bogo).
• Si sfilò la scarpa davanti al futuro marito e la calza era bucata, ma era un buco minuscolo, invisibile: «non compromise, quella calza di seta “forata in punta”, l’idea che il signor Ferragamo si era fatto della signorina Miletti» (Raffaella Polato) [Cds 5/8/2010].
• «Il 9 novembre, mi portò all’altare a Napoli. Passammo la prima notte di nozze sul terrazzo dell’albergo Vittoria di Sorrento”. Molto romantico. “Macché romantico! Bombardamento alleato su Napoli. Rimanemmo lì a guardare i fuochi e a pregare per i parenti alloggiati all’hotel Excelsior”» (a Stefano Lorenzetto) [Pan 8/3/2007].
• «Di Salvatore parla ancora da innamorata: “Era bassetto, non certo un adone ma che personalità, che inventiva! È caduto, s’ è ripreso, vedeva prima di tutti e più lontano” (Gian Luigi Paracchini) [Cds 1/3/2010].
• Sei figli (Ferruccio, Leonardo, Massimo, Fiamma, Giovanna, Fulvia). «Salvatore morì in luglio; il più piccolo dei nostri sei figli, Massimo, aveva due anni. Vivevamo nell’agio, avrei potuto crescere i miei figli senza preoccupazioni e senza farmi carico dell’azienda. Ma pensavo alle maestranze che lavoravano per noi, e conoscevo i progetti di Salvatore, non volevo tradirli. Così il primo di settembre la fabbrica riaprì regolarmente; gli operai ancora non sapevano che Salvatore era morto».
• Presidente onorario della Salvatore Ferragamo, guida «un “clan” che ha raggiunto la settantina di componenti e le cui età abbracciano tutto l’arco della vita. (…) Per sé ha mantenuto la funzione di equilibrio, anche azionario, tra i figli. Un ruolo delicato ed essenziale in una famiglia che, pur così estesa, finora non ha registrato grandi scossoni» (Maria Silvia Sacchi) [Cds 3/12/2012].
• Tre regole per l’armonia familiare in azienda: nessuna differenza economica tra i figli e tra maschi e femmine («mio marito aveva vissuto per tanti anni negli Stati Uniti e ne aveva assorbito la cultura»); limitare l’ingresso delle nuove generazioni; far circolare le informazioni: «Anche chi non lavora nel gruppo dev’essere informato, non ci sono remore che tengano. Per questo ci ritroviamo ogni anno in un luogo tranquillo, dove possiamo confrontarci e trasmettere ai nipoti il senso della Ferragamo» (Sacchi, cit.).
• Nel suo ufficio conserva l’onorificenza della regina Elisabetta: «“Deve naturalmente portare solo scarpe inglesi, ma una sua dama ha la stessa misura e per lei le facciamo”: chissà poi chi le indossa davvero» (Polato, cit.).