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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Mattia Feltri

• Bergamo 23 giugno 1969. Giornalista. Inviato della Stampa (già capo della redazione romana). Lanciato dal Foglio, è passato anche da Libero (diretto dal padre Vittorio). «Una volta Berlusconi mi telefonò e disse: “La prima cosa che faccio la mattina è leggere la tua Letterina sul Foglio”. Ero molto felice. Poi ho scoperto che aveva detto la stessa cosa a mio padre, per i suoi editoriali».
• «Stenio Solinas lo ha inserito in Giganti di carta, un libro che celebra i grandi del giornalismo, accanto a Eugenio Scalfari e ad Alberto Ronchey. Ferdinando Adornato, su Liberal, lo ha definito “una delle penne più felici del giornalismo italiano”» (Claudio Sabelli Fioretti).
• Inizi al Giornale di Bergamo: «Avevo 19 anni e facevo l’università. A casa mi lamentavo perché non avevo soldi. Mio padre, che aveva diretto il Giornale di Bergamo, chiese di farmi collaborare. Cominciai con l’inserto per le scuole medie. Poi ho fatto sport, cronaca nera, politica. Dopo quattro anni, nel 1992, mi hanno assunto».
• Quando era un cronista alle prime armi, il babbo leggeva i suoi articoli senza pietà: «Se ti va bene, arriverai all’Eco di Bergamo» ecc.
• «A me piace leggere e descrivere, non buttarmi nel fuoco. Capire e raccontare. Non mi vedrai mai a cena con Alfano o con Casini. Non mi interessa, non fanno parte della mia vita. Se succede qualcosa io vado, cerco di capire e racconto. Meglio consumare il cervello che la suola delle scarpe, mi ripeteva sempre Giuliano Ferrara. D’accordissimo. Ho cominciato il ginnasio nel 1982, in pieno riflusso. Non c’era più nei giovani la voglia di spaccarsi la faccia a vicenda. Qualche prurito, caso mai, resisteva fra i ragazzi del liceo, entrati a scuola nel ’77, sicuramente più incazzosi. Al cinema andavo a vedere E.T., ascoltavo Thriller di Michael Jackson dopo l’orribile musica “didattica” degli anni precedenti. I ragazzi della mia età riscoprivano l’intrattenimento, che non necessariamente vuol dire disimpegno. Cercavo l’ambiguità morale nei romanzi. E la tivù non mi sembrava così schifosa. I membri della famiglia cattiva di Dallas erano capaci di gesti nobilissimi» (intervistato da Franco Recanatesi nel 2011).
• Sulla Stampa cura Paesi e buoi, rubrica di brevi spunti umoristici.
• Nel gennaio 2016 ha pubblicato per Marsilio Novantatré. L’anno del terrore di Mani pulite.
• Due figli, Benedetta e Giulio, dalla giornalista del Foglio Annalena Benini (Ferrara 31 maggio 1975), nipote di Daria Bignardi.