30 maggio 2012
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Biografia di Pierfrancesco Favino
• Roma 24 agosto 1969. Attore. David di Donatello e Nastro d’argento per Romanzo criminale (2005). Nel 2012 è stato protagonista de L’industriale di Giuliano Montaldo, A.C.A.B. di Stefano Sollima, Posti in piedi in paradiso di Carlo Verdone e Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana. Altri film che lo hanno messo in evidenza: Saturno contro (Ferzan Ozpetek, 2007), Pane e libertà (Alberto Negrin, 2008, nel ruolo di Giuseppe Di Vittorio, storico segretario della Cgil), Cosa voglio di più di Silvio Soldini (2010) e La vita facile di Lucio Pellegrini (2011). Tra le produzioni estere: Le Cronache di Narnia: il Principe Caspian (2008), Night at the museum (la statua di Cristoforo Colombo che di notte prende vita) e Miracle at St. Anna (Spike Lee, 2008), Angeli e Demoni (2009), e Rush (2013) di Ron Howard, World War Z (2013) di Marc Forster.
• A teatro, nel 2013 è regista (con Paolo Sassanelli) e attore in Servo per due.
• Tra le produzioni televisive più popolari: Liberi di giocare (2007) di Francesco Miccichè, Il generale Della Rovere (2011) di Carlo Carlei.
• «Se una donna dice: “Questo fa sangue”, mi fa piacere».
• «Interprete di tanto cinema d’autore (Romanzo criminale, El Alamein, Da zero a dieci, Amatemi, L’ultimo bacio), fa il grande salto come protagonista nella fiction Bartali – L’intramontabile di Alberto Negrin (2006) che ricostruisce la storia umana e sportiva del rivale storico di Fausto Coppi. Favino ha pedalato (“più di cinquemila chilometri e sono sopravvissuto”), ha studiato i filmati, letto articoli e rivisto materiale d’archivio. Poi ha seguito il consiglio del suo mito, Sergio Castellitto (“Se mi chiedono: ‘Da grande chi vorresti diventare?’, rispondo: Castellitto”), “di leggere tutto e dimenticare tutto: di portare sullo schermo il ‘mio’ Bartali. Un uomo concreto. Tenace”» (Silvia Fumarola).
• Genitori pugliesi (padre di Foggia, madre di Candela). «Papà non c’è più. Faceva il rappresentate di materiali edili. Mamma c’è e ha fatto la mamma. Siamo quattro figli. Io, il minore, e tre sorelle. Un architetto, una storica della scienza e una storica dello spettacolo». Lo chiamano Picchio «Copyright di mio padre, per successive abbreviazioni del mio nome» [Giancarlo Perna, Grn 16/3/2009].
• «Ieri, ragazzo di Monteverde Vecchio che ingoiava l’asfalto a cavallo di un motorino rosso fuoco e si struggeva, furioso d’amore. Oggi, uomo perbene capace di sorprenderti, con quella faccia un po’ così, ingenua e malvagia, eroica e cialtronesca. Con quell’aspetto che con i vari Clooney c’entra molto poco, ma che molto piace. Con quel modo apparentemente naturale, eppure studiato nei minimi dettagli e sofferto (“molto”) che ha nell’interpretare un ruolo» (Micaela Urbano).
• A 18 anni comunicò al padre che voleva fare l’attore, e quello commentò: «Solo un coglione può fare una scelta del genere». Replica di Favino: «Da qualcuno devo aver preso».
• «Dopo il liceo mi sono iscritto all’Accademia d’arte drammatica. Era l’unica cosa che volevo fare nella vita». Maestri? «Nomi come Orazio Costa, Mario Ferrero. E poi Ronconi, con cui ho lavorato quattro anni. Ma anche dopo sono stato fortunato. Ho lavorato con registi come Gabriele Muccino, Tornatore, Placido, Bellocchio, Ozpetek».
• «Un cammino faticoso: è stato difficile convincere i registi ad affidarmi parti più grandi con questo viso che mi ritrovo, che non è esattamente quello dell’attore canonicamente bello. Fino al 2005 sono stato considerato un buon gregario, poi la miniserie sul ciclista Bartali e Romanzo criminale mi hanno sdoganato. Questo percorso, però, oltre a farmi crescere professionalmente mi ha dato molto anche dal punto di vista umano. Io dico che la mia faccia si è adagiata all’anima: significa che ha cominciato sempre di più ad assomigliare a ciò che ho dentro» [Moreno Pisto, Riders ottobre 2010].
• «Girai Amico mio, una serie tv sui medici (1993). Fu allora che qualcuno cominciò a riconoscermi per strada, e che mi resi conto del meccanismo televisivo: sei tu che decidi di entrare in casa della gente, quindi è giusto che la gente della tua immagine faccia quello che gli pare. Questo non era in sintonia con quello che desideravo».
• Nicole Grimaudo lo considera il miglior attore con il quale abbia mai recitato: «È uno di quelli che ascoltano cosa stai dicendo mentre reciti» [Vittorio Zincone, Set 28/9/2012].
• Spesso ospite dello show tv di Maurizio Crozza: «Crozza mi dà la possibilità di liberare la mia anima cazzona e di prendere in giro me stesso. Diciamolo: tutto il mondo del cinema avrebbe bisogno di un po’ più di autoironia» [Vittorio Zincone, Set 22/3/2013].
• Ha sempre votato a sinistra: «Sono cresciuto in una famiglia socialista. Nel senso nenniano del termine. Eravamo più a sinistra del craxismo, ma più moderati dei comunisti. Anche perché cattolici. La mia non era una famiglia ricca e io inclino naturalmente verso quest’area politica» [Perna, cit.].
• Ama andare in moto: «Ho iniziato con una Yamaha RD 350, a Roma la chiamavano bara volante. Era molto pericolosa. Poi una Honda Four 550, meravigliosa. Infine una vecchia Norton» [Pisto, cit.].
• Sta con la collega Anna Ferzetti. Due figlie, Greta e Lea.
• Tifoso della Roma: «I miei idoli erano Bruno Conti e Roberto Pruzzo».