30 maggio 2012
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Biografia di Giovanni Claudio Fava
• Catania 15 aprile 1957. Giornalista (L’espresso, l’Unità). Scrittore. Sceneggiatore. Politico. Deputato di Sel ed ex componente del Copasir, comitato parlamentare di controllo sui servizi di sicurezza. Dal 22 ottobre 2013 è vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia. Tra le sue battaglie quella in nome della verità sul protocollo farfalla. Direttore del mensile I Siciliani.
• Tra i romanzi: Nel nome del padre (1996), Il mio nome è Caino (1997), La notte in cui Victor non cantò (1999), tutti editi da Baldini e Castoldi. Da ultimo Il mar della Plata (2013), sul massacro di una squadra di rugby da parte della dittatura argentina, nel ’78. La sceneggiatura di maggior successo è I cento passi, insieme a Monica Zappelli e Marco Tullio Giordana.
• Laureato in Giurisprudenza. Figlio del giornalista Pippo Fava, direttore del mensile I Siciliani ammazzato dalla mafia (cinque proiettili «sparati alla testa davanti all’ingresso del Teatro Stabile di Catania la sera del 5 gennaio 1984). Sull’assassinio del padre ha scritto un testo teatrale, L’istruttoria (2006), per farlo ha usato gli atti del processo: duecentotrentaquattro udienze, duecentosessanta testi oculari ascoltati, seimila pagine di verbali» (Il Foglio).
• Ricordando l’omicidio del padre: «Personalmente, è chiaro che dentro fui attraversato da un senso di solitudine mentre vedevo davanti a me la sua immagine. Era come trovarsi ad affrontare qualcosa di irrimediabile. E di fronte avevamo la consapevolezza che sulle nostre spalle sarebbe piombata una grande responsabilità. Non ci potevamo permettere uno scivolamento sul dolore se volevamo continuare a fare il nostro lavoro senza modificare anche il modo. Non potevamo permettere che la nostra debolezza diventasse un’arma in più per i nostri nemici. Perché sapevamo che quanto era accaduto si sarebbe consumato anche nel tentativo di ridurre questa storia in qualcosa di marginale, continuando a negare l’evidenza e a distruggere il ricordo di Giuseppe Fava. Un tentativo portato avanti in particolare da certi vigliacchi appartenenti a quella borghesia falsa e cortese che attraversava le professioni liberali, le aule dell’università, i cenacoli illustri e anche quei giornali che avevano bisogno di negare Fava per smentire che esistesse una connessione così profonda tra la mafia e il potere politico, finanziario ed economico. E in quel momento ci siamo resi conto che l’unica risorsa che avevamo era la verità, la nostra capacità di non mollare mai un attimo la presa» [a Giorgio Bongiovanni, antimafiaduemila.com 4/1/2014].
• Dal 1999 al 2001 fu segretario regionale dei Ds in Sicilia: «Fatti i suoi “cento passi” ha gettato la spugna, dimettendosi dalla segreteria regionale Ds. Pesante il capo d’accusa dei vecchi feudatari: aveva contribuito al crollo dell’ultimo governo regionale di centrosinistra, agevolando di conseguenza il trasloco di Cuffaro nel Polo» (Il Foglio).
• Eletto alla Camera nel 1992 (Rete), all’Europarlamento nel 1999 e 2004 (Ds/Ulivo). Relatore della commissione d’inchiesta sulle “extraordinary renditions”della Cia nella lotta al terrorismo internazionale voluta dall’assemblea di Strasburgo. Per il lavoro svolto in commissione, nel maggio 2009 l’Economist, attraverso il settimanale European Voice, lo ha eletto eurodeputato dell’anno. Da questa esperienza nacque il libro Quei bravi ragazzi (Sperling & Kupfer, 2007).
• Nel marzo 2007 denunciò Mario Ciancio Sanfilippo, editore de La Sicilia, per «danni patrimoniali e morali» chiedendo un milione di euro: «Da anni manipola o sopprime consapevolmente tutte le informazioni legate alla mia attività parlamentare e istituzionale. I miei elettori non vengono informati su quel che faccio, ma io ho campagne elettorali da pagare, segreterie, e non c’è mai un ritorno, una notizia che dia conto...». Ciancio: «È vero. Il suo nome non lo pubblico perché mi insulta ogni minuto. Nessuno mi può obbligare a farlo. E se il giudice mi condanna presento appello... Ma tutto ciò accade per ragioni personali». Nello stesso anno sceneggiatore della fiction Il capo dei capi (racconta la storia di Totò Riina). L’allora ministro Mastella voleva sospenderla perché diseducativa: «Ne fa un eroe. Non l’ho vista, ma lo so per certo». Fava rispose: «Non è un film western con buoni circondati da un’aura di santità e cattivi rozzi e stupidi. I mafiosi vanno descritti per come sono, cercando di capire che esiste anche una seduzione del male, con capacità di agganciare le anime dei ragazzini».
• Nel 2008 si candidò per il Senato come capolista della Sinistra-l’Arcobaleno in Sicilia ma il partito non superò la soglia di sbarramento.
• Nell’estate del 2012 annuncia la propria candidatura alla presidenza della Regione Sicilia, ma dopo poche settimane deve rinunciare non avendo effettuato il cambio di residenza secondo i termini legali previsti.
• Dopo le dimissioni di Mussi è diventato il nuovo coordinatore nazionale di Sinistra democratica.
• Sposato con la sceneggiatrice Monica Zappelli, un figlio.