30 maggio 2012
Tags : Guido Fanti
Biografia di Guido Fanti
• Bologna 27 maggio 1925 – Bologna 11 febbraio 2012. Politico. Comunista. Dal 2 aprile 1966 al 29 luglio 1970 fu sindaco di Bologna. Deputato dal 1976 al 1983, quindi senatore fino al 1987. Al Parlamento europeo dal 1979 al 1989, vicepresidente nel 1984 (sempre con il Pci).
• «Partigiano, comunista, europeista. Ammalato della “febbre del fare” eppure anima critica nel suo stesso partito» [Cds 12/2/2012].
• «Decise di impegnarsi in politica dopo aver visto il cadavere di Sante Vincenzi, il capo della sua brigata partigiana, torturato e ucciso dai fascisti. Appena entrato nel Pci, andò a lezione di etica da Giuseppe Dozza, lo storico sindaco della Bologna del dopoguerra, ne divenne il successore nel 1966, è stato presidente della Regione Emilia-Romagna, deputato e senatore, vicepresidente del Parlamento europeo» (Marco Imarisio).
• «Esempio di quella categoria di sindaci eterni, immutabili perfino nella fisionomia, a cui non si può ricondurre nessuna caratteristica che non sia il comunismo emiliano. Un pragmatismo senza pari nel rapporto con l’economia e un’ortodossia studiatissima e prudentissima sul piano ideologico» (Edmondo Berselli) [Rep 24/1/2010].
• Avviò un dialogo con il mondo cattolico: nel 1966 concesse la cittadinanza onoraria al cardinale Giacomo Lercaro e iniziò una corrispondenza con Dossetti.
• Nel 2007 annunciò che non avrebbe preso la tessera del Pd.
• “Papà di Unipol”: «Primavera 1962, io sono alla mia scrivania in via Barberia, la storica sede del partito. Entrano questi cinque amici, giovani cooperatori, comunisti e socialisti, e mi dicono che avrebbero un’idea da sottopormi» [a Imarisio, cit.]. Si trattava di comperare la compagnia di assicurazione della Lancia, appena rifiutata dalla Fiat.
• Dirà poi della famosa intercettazione tra Piero Fassino e Giovanni Consorte: «Non ci riuscirono allora, è andata male anche stavolta. Si vede che è destino, meglio lasciar perdere» (ibid.).
• Commentando lo scandalo che travolse il sindaco Filippo Delbono nel 2010: «Oggi finisce la diversità bolognese. Vorrei che questo signore capisse almeno il delitto del quale si è macchiato. Mi sento come se tutto quel che ho fatto nella mia vita, tutto quello per cui ho lavorato, fosse andato distrutto» (a Marco Imarisio) [Cds 26/1/2010].
• A lui sono intitolati il cortile del pozzo di Palazzo D’Accorsio e la sala polivalente dell’Assemblea legislativa della regione Emilia-Romagna.
• Era sposato con Mariagrazia. Due figli, Neva e Lanfranco.