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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Antonello Falqui

• Roma 6 novembre 1925. Regista. Figlio del critico letterario Enrico Falqui (1901-1974). «Il varietà non è morto: è che non lo sanno fare».
• Con Il Musichiere, Studio Uno, Biblioteca di Studio Uno, Canzonissima, Teatro 10, Milleluci (con Mina e Raffaella Carrà insieme), Al paradise ecc. fece la storia dello spettacolo leggero televisivo: erano «varietà seguiti da 21-22 milioni di italiani» (a Leandro Palestini) [Rep 20/10/2008].
• «Avevo studiato regia al Centro sperimentale di cinematografia, e con Mike Bongiorno mettemmo in piedi un programma che si chiamava Arrivi e partenze. Poi l’anno dopo fu la volta di Ottovolante. Insomma, non me lo chiesi: cominciai e continuai a farlo. Ma mi è sempre piaciuto il varietà, da ragazzino marinavo la scuola per andare al cinema Bernini, era in via Borgognona, a vedere Renato Rascel, il Woody Allen italiano».
• Ultimo spettacolo diretto, la prima edizione di Telethon (1990, con Pippo Baudo e Gianni Minà).
• Fu nel suo Teatro 10 che il 23 aprile 1972 andò in onda uno tra i più celebri duetti canori nella storia della televisione italiana: quello tra Mina e Lucio Battisti: «La trasmissione è in bianco e nero, anzi soprattutto nel bianco che più bianco non si può tipico delle piccole scenografie dei grandi show di Antonello Falqui» (Maurizio Mattioli) [Sta 9/7/2009].
• Con Guido Sacerdote formò la coppia di «autori dei più eleganti varietà della storia della Rai» (Paolo Conti) [Cds 12/8/2012]. Insieme scoprirono e diressero, tra le altre, le Gemelle Kessler: «Le tedesche, quando sono belle, sono imbattibili» (a Leandro Palestini) [Rep 31/1/2008].
• «Non ero spendaccione, rispettavo i budget dell’epoca. Certo, la Rai di Bernabei ci faceva viaggiare per il mondo, ma è così che portavamo a casa Lola Falana o le gemelle Kessler. No, i varietà sono scomparsi con l’avvento della Fininvest. Per la Rai è cominciata la corsa al ribasso, la colpa è in buona parte di Silvio Berlusconi».
• «Berlusconi editore l’ho conosciuto bene. Nell’83 mi offrì 3 miliardi di lire per fare due varietà l’anno e la supervisione sulle tre reti per l’intrattenimento. Mi sembrava un capofficina, teso a inzeppare di spot gli show. Le interruzioni pubblicitarie avrebbero ucciso il varietà e io non volevo esserne complice. E per questo odio l’Auditel».
• «L’Auditel ha rovinato tutto, gli spettatori sono stati consegnati alla pubblicità. Ma ve l’immaginate la Canzonissima di Scala, Panelli e Manfredi misurata dall’Auditel? No, meglio l’indice di gradimento: con le telefonate si capiva che il pubblico gradiva Mina e Alberto Lupo a Teatro 10. Oggi, chi accende su Domenica In viene contato dall’Auditel per 6 ore».
• «Non è più nato qualcuno con la classe, la capacità d’improvvisazione, lo spirito, la cultura, il fascino, di Walter Chiari, le donne lo adoravano. E Paolo Panelli? Con quell’umorismo surreale, raffinato, intelligente?».
• «Fiorello è il migliore, anche se la Rai lo sottovaluta. È un grande improvvisatore: sa cantare, ballare, intrattenere. Si avvicina a Walter Chiari (che era però più colto e bello). Bonolis? È l’uomo senza pause. Vince con i pacchi, ma è insopportabile la sua verbosità (mi urta il “vecchio conio”). Scotti? È simpatico, potrei quasi equipararlo a Mario Riva. Fabio Fazio è bravo, spiritoso, ma non so quanto simpatico. Pippo Baudo? Non è raffinato. Fa bene il “nazionalpopolare” ma se ne vergogna».
• Grande fumatore. Non è uno sportivo: «Sono sempre stato prigro» (a Leandro Palestini) [Rep 16/4/2010].