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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Eluana Englaro

• Lecco 25 novembre 1970 – Udine 9 febbraio 2009. Schiantatasi con l’auto contro un muro il 18 gennaio del 1992, un gravissimo trauma cranio-encefalico con lesione di alcuni tessuti cerebrali corticali e subcorticali la precipitò prima in una condizione di coma profondo, e poi, nel tempo, in un persistente Stato Vegetativo con tetraparesi spastica e perdita di ogni facoltà psichica superiore. Il padre Beppino, suo tutore, chiese di interrompere l’alimentazione artificiale (sondino nasogastrico) che la manteneva in vita dal 1999.
• «Beppino Englaro è convinto che la sua Eluana, ragazza piena di interessi, amante della vita e del mondo, non avrebbe mai sopportato quella condizione. Dopo che tribunali e appelli dicono no in nome della tutela del diritto alla vita, a ottobre 2007 è una sentenza della Cassazione a tracciare la strada collocando “al primo posto la libertà di autodeterminazione” del malato che, “in tutte le fasi della vita” e attraverso il consenso informato, deve poter scegliere le terapie e, se vuole, rifiutarle. Rimandando il processo in appello, i giudici scrivono che se un adulto non è in grado di manifestare la sua volontà (come Eluana) può farlo il suo legale rappresentante, ma solo dopo che sono stati valutati principi etici o religiosi del soggetto-malato e nel rispetto del suo “miglior interesse”, perché la “prosecuzione della vita non può essere imposta a nessun malato”. Nell’ultimo processo d’appello i giudici non indugiano sul quadro clinico, ormai assodato, dedicandosi a delineare personalità e convinzioni profonde di Eluana per inquadrarne la “volontà presunta”. Dopo aver interrogato il padre e gli amici, concludono che “non avrebbe mai accettato, nemmeno per poco, men che mai per 16 anni e più, di restare inchiodata a una condizione immutevole e senza speranza”. Al procuratore generale (può ricorrere in Cassazione) che aveva evidenziato la formazione cattolica di Eluana, rispondono che, senza approfondimenti, questo “non contraddice l’interpretazione della sua volontà”. Dopo un lavoro “ostico e ingrato”, concluso con una decisione “inevitabile ed esecutiva” presa con “sofferenza”, tracciano anche il cammino che Eluana dovrà compiere nelle sue ultime ore: tutto deve avvenire in ospedale, garantendo “adeguato e dignitoso accudimento” per tutto il periodo in cui “la vita si prolungherà” dopo la sospensione della somministrazione del cibo, “rendendo sempre possibili le visite, la presenza e l’assistenza almeno dei più stretti familiari”» (Giuseppe Guastella).
• Dopo la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Milano il 9 luglio 2008, «la strada sembrava spianata. Per staccare il sondino che alimenta e idrata Eluana, si era offerto il dottor Riccardo Massei, rianimatore al Pronto soccorso dell’ospedale Manzoni di Lecco, lo stesso medico che aveva curato la ragazza subito dopo l’incidente. Ma, nel giro di poche ore, Massei aveva fatto retromarcia. Ecco allora la disponibilità del neurologo Carlo Alberto Defanti. Era stato trovato anche l’hospice, “Il Nespolo” di Airuno. Qui l’unica condizione posta era quella di far arrivare Eluana con il sondino già staccato. A questo si era ovviato pensando di compiere la veloce operazione a casa Englaro (dal momento che le suore della clinica dove si trova la ragazza non lo avrebbero permesso). Ma, per fare le cose alla luce del sole come vuole il padre, era necessario che fosse presente un medico della Asl, cosa che non si poteva chiedere al medico di base di Eluana, che lavora nella clinica gestita dalle suore. Ci sono voluti giorni e, dopo molti rifiuti, è stato trovato un sanitario disponibile, che dovrà anche prescrivere antiepilettici e sedativi durante l’agonia. Nel frattempo però “Il Nespolo” ha respinto la richiesta di ricovero di Eluana» (Luigi Corvi). Il dottor Mauro Marinari, direttore dell’hospice: «Io devo attenermi ai criteri di gestione delle liste di attesa che abbiamo: Englaro potrà presentare la domanda solo quando Eluana sarà un malato terminale». Cioè dopo il distacco del sondino. Il che vuol dire restare almeno una settimana a casa, senza alimentazione, aspettando che si liberi un posto. Ma nella sentenza è scritto che l’attesa della morte deve avvenire in una clinica o in un hospice.
• Il 31 luglio 2008 la Procura Generale di Milano ha deciso di ricorrere in Cassazione contro la sentenza della Corte d’Appello, lo stesso giorno la Camera ha deciso di sollevare il conflitto d’attribuzioni davanti alla Corte Costituzionale nei confronti della Suprema Corte di Cassazione e della Corte d’appello di Milano per aver di fatto «legiferato», autorizzando l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione di Eluana Englaro. Il Corriere della Sera: «Hanno votato a favore quasi tutti i deputati del Popolo della Libertà e la Lega. A favore, nell’opposizione, anche l’Udc di Casini. I deputati del Partito democratico, pur presenti in Aula, non hanno preso parte alla votazione. E così pure una piccola pattuglia di esponenti del PdL capitanata dall’ex radicale Della Vedova e composta da Papa, Moroni, La Malfa, Pepe, Golfo, Costa e Stracquadanio. Contro ha votato solo l’Italia dei Valori di Di Pietro che ha accusato il Pd di aver adottato una “soluzione pilatesca: noi siamo dalla parte dei giudici”». Il giorno seguente il Senato ha preso la stessa decisione.
• Il 13 novembre 2008 la Cassazione ha respinto il ricorso della Procura di Milano, accogliendo la volontà di Beppino Englaro.
• Il 16 dicembre 2008 l’allora ministro della Sanità Maurizio Sacconi ha emanato un atto d’indirizzo per vietare alle strutture sanitarie, sia pubbliche che convenzionate, l’interruzione dell’idratazione e dell’alimentazione forzate con la minaccia di escluderle dal Servizio sanitario nazionale. A seguito di una denuncia di Radicali italiani, associazione Luca Coscioni e Nessuno tocchi Caino, il 17 gennaio 2009 la Procura di Roma iscrisse il ministro nel registro degli indagati.
• Il 26 gennaio 2009 il Tar ha accolto il ricorso della famiglia Englaro contro la Regione Lombardia, imponendo a quest’ultima di individuare una struttura per dare corso alla sentenza della Corte di Cassazione.
• Il 3 febbraio 2009 Eluana è stata trasferita dalla casa di cura Beato Luigi Talamoni di Lecco alla residenza sanitaria “La Quiete” di Udine. Lì un’equipe di 15, tra medici e paramedici, ha avviato l’interruzione dell’alimentazione, mentre una folla di gente manifestava fuori dalla clinica contro quella che definiva una “condanna a morte”.
• Alle 14:00 dello stesso giorno il Consiglio dei ministri approvava un decreto legge per impedire la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione dei pazienti. Giorni prima il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva espresso in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Silvo Berlusconi forti perplessità circa l’ipotesi di intervenire per decreto. La risposta del premier fu che Eluana poteva «in ipotesi ancora generare un figlio». Napolitano si rifiutò di firmare il decreto.
• In risposta, alle 20:00 dello stesso giorno il Consiglio dei ministri, riunito in sessione straordinaria, approvò un disegno di legge con gli stessi contenuti del decreto, trasmesso al Senato che si riunì per discuterne in sessione straordinaria lunedì 9 febbraio 2009.
• Il 9 febbraio 2009 alle 19:35 Eluana moriva, mentre in Senato si discutena del Ddl 1369, in materia di alimentazione e idratazione.
Il Ddl fu ritirato, in cambio di una discussione su un testo più articolato sul testamento biologico e sulla disciplina dei casi di fine vita.
• Il 27 febbraio 2009 la Procura di Udine aprì un fascicolo su Beppino Englaro, per ipotizzare l’accusa di omicidio volontario e aggravato e iscriverlo nel registro degli indagati, con il primario Amato De Monte e gli infermieri che avevano partecipato all’interruzione dell’alimentazione. La stessa Procura chiese poi l’archiviazione dell’inchiesta, dopo che un’ulteriore perizia stabilì come «anatomicamente irreversibili» i danni all’encefalo conseguiti da Eluana in seguito all’incidente. Il decreto di archiviazione è dell’11 gennaio 2010.
• Gli ultimi giorni di vita di Eluana sono raccontati nel film Bella Addormentata di Marco Bellocchio (2012), presentato alla 69ª Mostra del cinema di Venezia.