30 maggio 2012
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Biografia di Lapo Elkann
• New York (Stati Uniti) 7 ottobre 1977. Imprenditore. Con Giovanni Accongiagioco e Andrea Tessitore ha creato nel 2007 Italia Independent (occhiali, mobili, orologi, abbigliamento), dal 2013 quotata in borsa (Elkann è azionista di maggioranza col 64%). Nel 2008 ha lanciato i jeans Care Label, di cui è azionista al 25%. Dal 27 marzo 2008 Global Special Ambassador alle Nazioni Unite dell’ospedale israeliano di Tel Hashomer. Nel 2007 fu l’unico italiano tra i 30 giovani “futuri potenti” del globo selezionati da Vanity Fair Usa; Vogue America lo elesse «uomo più elegante del mondo». Autore di Le regole del mio stile (ADD Editore, 2012). «Sono pronto a beccarmi critiche e sarcasmo. Sono autoironico, non voglio insegnare niente. Ma penso che il bello, se ben usato, fa bene a una nazione in difficoltà».
• Anche nel consiglio di amministrazione della casa d’aste Phillips, è ambasciatore della Triennale di Milano e dell’ospedale più importante del Medio Oriente Tel HaSchomer. Presidente del Museo dell’automobile di Torino. Possiede il 30% della compagnia cinematografica della sorella Good Films. • Nel 2013 con Karl Lagerfeld ha prodotto un occhiale di velluto, definito «lusso democratico». Ideatore della vodka tutta italiana «I Spirit», con acqua demineralizzata delle Dolomiti (2010); del Taylor Made in Ferrari, servizio di auto su misura (dal 2011). «Ho sempre avuto grande interesse per i tessuti particolari, i materiali insoliti, ho indagato su tutte le potenzialità di queste macchine meravigliose. Fibra di carbonio, cachemire, titanio… Il lusso oggi deve essere aperto a nuovi materiali e a nuovi elementi». • «Lapo che lascia in divieto di sosta la Ferrari mimetica con il simbolo pacifista sul parafango (…) Lapo che si perde per Londra e invece di usare il Gps o chiedere lumi ai passanti assolda un taxi e lo segue fino a destinazione, Lapo in abito azzurro che segue dalla tribuna Napoli-Chelsea, Lapo con il loft milanese svaligiato dai ladri, Lapo che ferma il tram con il Suv mimetico parcheggiato sulle rotaie, Lapo in felpa Fiat e Borsalino, Lapo che si sfila i mocassini foderati di peluche, Lapo che marchia la 500 con il logo di Gucci e personalizza le Ferrari con l’ interno di cashmere (…) Interprete di una forma di popolarità nuova, post-moderna, amplificata mostruosamente da Internet. Celebrità che sarebbe sbagliato definire soltanto “pop” perché Lapo è un habitué delle riviste di gossip ma finisce anche a pranzo con il Financial Times nella rubrica-salotto buono dei media finanziari europei» (Matteo Persivale) [Cds 26/2/2012].
• Tra le vittime di Vallettopoli: avrebbe pagato 300 mila euro perché non venissero pubblicate alcune fotografie compromettenti. • «Non è un amministratore brillante, non ha grandi doti intellettuali e le uniche cose che ha inventato sono la felpa con la scritta “Fiat” e gli occhiali da mille euro» (Andrea De Benedetti, il manifesto).
• Nel 2008 la sua prima collezione: «Chi pensava che si sarebbe fermato agli occhiali in carbonio, non conosce il rampollo di casa Agnelli. Nella sua maison parigina ha stupito tutti presentando la prima collezione Italia Independent. Ovviamente hi-tech, con abbondante uso di carbonio, kevlar, nylon balistico, fibre composite. Materiali riservati agli astronauti. E non è detto che prima o poi Elkann non decida di vestire anche loro. Il giovane creativo ha iniziato infatti a pensare seriamente allo spazio. Lì, ha raccontato a Parigi, gli piacerebbe aprire il suo primo flagship store. Un po’ difficile da raggiungere. Ma davvero molto glamour» (Carlo Cinelli, Federico De Rosa).
• «Puoi avere tutto: successo, soldi, donne, ma alla fine dentro di te non stare bene. Questa è la realtà dei fatti».
• Secondo figlio di Margherita Agnelli e Alain Elkann. «Un padre molto presente, che mi ha sempre dato e aiutato, senza giudicare. Gli voglio un bene dell’anima. Come d’altronde a mio fratello, mia sorella e mia nonna. Persone straordinarie cui mi sento vicinissimo. Mia madre? Non la vedo e non la sento mai».
• Nipote dell’Avvocato, cui somiglia più di ogni cugino, è stato responsabile dello sviluppo immagine di tutti i marchi del gruppo del Lingotto collezionando «un successo dietro l’altro, dalle felpe con il marchio Fiat che hanno ridato orgoglio a un simbolo spento, alla saga di spot irriverenti con la squadra giamaicana di bob, fino alla riuscitissima pubblicità della Punto che corre libera su una strada deserta, inseguendo la canzone di Vasco Rossi, “e va bene così, senza parole”. Ha lanciato frasi che sono diventate cult, come quella della “macchina figa”, ha promosso idee e progetti anche rivoluzionari come quello della “Punto unica, con la bandiera sul tetto o la foto della fidanzata sulla portiera”, in mezzo a qualche congiuntivo sbagliato» (Pierangelo Sapegno, La Stampa).
• Vittima di un’overdose di cocaina, la mattina del 10 ottobre 2005 fu trovato rantolante da una Patrizia (Donato Brocco per l’anagrafe) nella cui casa aveva trascorso la notte. Fino a quel momento s’era occupato dello sviluppo immagine di tutti i marchi del gruppo Fiat, facendosi le ossa nel marketing: prima alla Ferrari, poi alla Maserati, infine nell’ufficio relazioni esterne della casa madre. Dopo l’incidente del 10 ottobre, venne allontanato da tutti gli incarichi e spedito in Arizona a disintossicarsi. Da allora ha vissuto preferibilmente nella sua casa di New York.
• «Lapo Elkann tornerà mai in Fiat? “Con Lapo sono stato estremamente chiaro: io credo che debba formarsi al di fuori della Fiat. Noi gli abbiamo dato tutto l’incoraggiamento possibile e l’appoggio mio e istituzionale. Si deve fare i muscoli altrove”» (Sergio Marchionne a Pino Allievi).
• «Nella vita si fanno sbagli o si prendono cose per colmare vuoti che si hanno dentro, ognuno lo fa come meglio o peggio crede. Dopo l’importante è capire perché si è arrivati fino a quel punto. Interrogarsi e guardare avanti. Anche se alcune cose non mi tornano: io facevo uso di cocaina ma quella notte era stata mescolata con un’altra sostanza, l’eroina, che io non avevo mai preso. Non sto facendo distinzioni, non ci sono droghe buone e droghe cattive, sto solo riflettendo sul fatto che l’eroina stava per uccidermi e non avevo deciso io di prenderla».
• Una sua intervista al New York Times del febbraio 2007 alimentò l’idea di un complotto della vecchia dirigenza juventina (che aveva duramente criticato prima dello scoppio dello scandalo che nell’estate 2006 avrebbe portato alla retrocessione in B del club): «Io e Moggi avevamo appena litigato, quel fotografo subito in ospedale mi è sembrato un po’ strano». La sua portavoce: «La supposizione è in realtà frutto, come sostiene lo stesso autore dell’intervista, di un’ipotesi che Lapo Elkann avrebbe ventilato e che il giornalista stesso non ha riprodotto tra virgolette».
• «Io non sono ricco. Venire da una famiglia ricca non vuol dire essere ricco. Lo sarò il giorno in cui avrò molti soldi ottenuti con il mio lavoro. Del resto, non ho mai chiesto niente a nessuno. Quando ho voluto il primo motorino, ho venduto i miei vestiti più belli ai compagni di liceo a Parigi. Conosco l’obiezione: i vestiti te li comprava la mamma. Va bene, però io me ne privavo».
• «Mi sento più vicino alla figura di un artista che a quella di un business-man. Non sono un materialista. Ho avuto la fortuna di non pensare al sostentamento e grazie a questo, credo, ho maturato una sorta di distacco... Coi soldi non ci compro cose... li spendo in viaggi. Che se mi togli il viaggio, allora sì che mi togli l’aria, e la vita...».
• «Mio padre è nato da un francese ebreo ashkenazita e da un’italiana ebrea sefardita. Mia madre è diventata cristiana ortodossa. Io sono un po’ cattolico e un po’ ebreo. Prego lo stesso Dio dentro una sinagoga e dentro una chiesa. Per quanto riguarda gli ambienti, invece, mi trovo decisamente più a mio agio con gli ebrei. Gli ebrei sono un team, una squadra. Insieme sanno far girare le cose» (a Stefania Rossini). Nel 2009 annunciò di volersi convertire definitivamente all’ebraismo.
• Al Fatto Quotidiano ha confessato di aver subito abusi sessuali all’età di 13 anni, in un una scuola di gesuiti. «Non ne ho mai parlato prima anche perché voglio che questa storia serva a qualcuno. Sto pensando a una fondazione. Voglio aiutare chi ha passato quello che ho passato io» [18/10/2013].
• Una lunga storia con l’attrice Martina Stella: «L’unica che ho amato: a New York sono uscito con Lindsay Lohan solo perché mi ricordava lei». Ora è idanzato con l’ereditiera Goga Ashkenazi.
• Un’amicizia con Sharon Stone. «Quando Lapo ebbe l’overdose di droga, mi angustiai per lui e rimasi in contatto con la sua famiglia durante tutta la crisi. Lo incoraggiai a cambiare e lui decise di cambiare vita. Oggi sono molto orgogliosa» (l’attrice americana a Wwd, bibbia della moda Usa). «Con lei ho potuto sempre trovare una persona con cui parlare discretamente di tutto». Nel febbraio 2008 presentò la nuova marca di jeans Care Label decidendo di devolvere il 20% dei profitti all’associazione contro l’Aids presieduta dalla protagonista di Basic Instinct.
• La sua casa preferita è quella in Porta Ticinese; dalla fondazione di Italia Independent vive soprattutto a Milano.
• Appassionato di pallavolo («uno sport bello, ancora pulito, basato su un sano entusiasmo e un’onesta competizione sul campo»), ha cercato di sfruttare la sua notorietà per aiutare il presidente della Sparking Milano a caccia di sponsor.
• «Se avessi una figlia la chiamerei Italia». • Ama più la destra o la sinistra? «In Italia nessuna delle due».
• Alle ultime elezione ha votato Grillo. «Voglio vedere il mio Paese risplendere e non mi rassegno alla mediocrità della nostra classe politica, sono un patriota, amo l’Italia» [Cds 8/3/2013]. Negli Usa «tifo per Obama perché ha gli occhi puliti».
• «Al giorno d’oggi ogni imprenditore deve essere un creatore e viceversa. A me piace vincere e far vincere, è inutile essere ipocrita, anche se è molto importante farlo con correttezza».