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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di John Jacob Philip Elkann

• (detto Jaki) New York (Stati Uniti) 1 aprile 1976. Industriale. Presidente della Fiat (dal 21 aprile 2010), dell’Exor (già Ifi), della Giovanni Agnelli e C. S.a.p.az. e dell’Editrice La Stampa. Erede designato di Gianni Agnelli alla guida dell’impero Fiat. «Ognuno vive nel mondo che gli è dato. Io, a differenza di mio nonno, non ho fatto la guerra, perché la guerra non c’era. E non ho fatto la Dolce Vita, perché la Dolce Vita non c’è più».
• «Quando alla fine del 1997, scomparso Giovanni Alberto Agnelli, l’Avvocato lo designa erede con una decisione “presa immediatamente per far sentire anche simbolicamente la continuità”, è un ragazzo alto e magro, con il viso che conserva i tratti delicati e incerti dell’adolescenza. I fotografi, prima di allora, lo avevano colto allo stadio, accanto al nonno. Giacca a vento rossa, capelli un po’ scomposti. Troppo giovane per entrare nel consiglio d’amministrazione del più grande gruppo industriale italiano? Risponde Giovanni Agnelli: “No. Io, nel 1943, avevo la stessa età”. John, detto “Jaki” o “Yaki”, primogenito di Margherita Agnelli, pittrice che sceglie soprattutto soggetti religiosi, e dello scrittore Alain Elkann, ha ancora il viso da ragazzo, e per i fotografi è ormai l’icona del “principino”. “È figlio di artisti, ma è un giovane normalissimo, sensibile e semplice”, dice Fratel Igino, direttore del collegio universitario torinese San Giuseppe, dove John, quando era studente al Politecnico, ha soggiornato per tre anni. “Di lui ho capito molto in due occasioni. Quando è arrivato qui, accompagnato dalla madre. Noi abbiamo una regola: tutti gli studenti per un anno rinunciano all’auto. Per un Agnelli, è una ‘legge’ un po’ strana. E lui? Ha detto: benissimo, ed è andato solo in motorino, un vecchio ciclomotore”. Il secondo episodio racconta dei legami profondi con il nonno. “La prima delle tante volte che l’Avvocato è venuto a trovarlo, mi ha chiesto di vedere la sua stanza. Non c’è problema, gli ho risposto, ma è un po’ austera, nessun lusso ... E lui: ah, va benissimo. Guardi, è molto, molto meglio della mia stanzetta da ufficiale”. Chi lo conosce bene dice che, dal nonno, Jaki ha ricevuto non solo lo scettro, e in fondo anche l’onere, della “continuità” di famiglia. Ancor prima ha ereditato le passioni, aspetti del carattere, e perfino la “erre” che rende così simili le voci. Tutti conoscono il suo entusiasmo per le automobili, la vela, lo sci, il tennis e il calcio. “Sono diventato tifoso a tal punto – ha detto – che quando vado a Londra con i miei fratelli, li porto alla pizzeria Juventus”. Meno nota è invece la sua predilezione per uno sport che riporta al passato da ufficiale dell’Avvocato: per anni ha tirato di sciabola, confermando l’iscrizione all’esclusivo circolo della scherma» (Sergio Bocconi).
• «Mia nonna Marella passava l’inverno nella casa di St. Moritz, e il nonno la raggiungeva spesso. Facevamo colazione insieme, uscivamo a passeggio. Soprattutto, andavamo a sciare. E lui ci stimolava ad affrontare i rischi: scegliere il versante più difficile, spingerci in zone che non conoscevamo» (ad Aldo Cazzullo).
• «Al nonno, John “obbedisce” sempre, senza esitazioni, pur consegnandogli negli anni la certezza di un nipote dalla personalità tutt’altro che subalterna. Quando l’Avvocato gli fa capire di volerlo vicino, Jaki ci riflette un po’, ma non dice di no. Il ragazzo è cosmopolita da sempre: nasce a New York, vive in Gran Bretagna, Brasile e Francia. Conclude le superiori a Parigi, presso il liceo Victor Duruy, una delle scuole più severe della capitale d’Oltralpe: vi insegnò Filosofia anche Simone de Beauvoir nel 1929. Per la laurea però la scelta è il Politecnico a Torino. Vive al collegio universitario, spesso l’Avvocato lo vuole con sé. Anche per poche ore. Come quando lo porta allo stadio in Germania. Partenza alle 19, rientro alle 24. Ad attenderlo c’è Fratel Igino».
• «Passò spesso le vacanze in Italia con i nonni di entrambi i lati della famiglia. Gianni lo incitava a studiare economia alla Bocconi a Milano, ma Elkann scelse invece ingegneria perché “era più dura. La sentivo semplicemente più sfidante”. Si laureò nel 2000 con il voto di 95/110».
• Nel frattempo scorre il tirocinio pratico: operaio in incognito in un impianto Fiat a Birmingham, in Gran Bretagna, dove alloggiava presso una famiglia che non aveva idea chi fosse, trascorrendo le serate a cenare davanti alla tv. Sempre in incognito in una linea di montaggio della Fiat in Polonia e infine alla General Electric negli Stati Uniti. «Alla morte di Gianni, nel 2003, è toccato al fratello Umberto sostituirlo ma sedici mesi dopo anche Umberto è scomparso ed è stato allora che il giovane Elkann è finito sotto i riflettori proprio nel momento in cui la Fiat era messa alle strette» (L’Internazionale 28/4/2010).
• «Mio nonno Gianni mancò nel 2003. Nel 2004 è mancato anche il mio prozio Umberto. Avevamo perdite per 6 miliardi di euro. Una situazione fallimentare. Fu allora, con grande coraggio, che la mia famiglia decise comunque di crederci, e di avviare una nuova fase. Decidemmo di investire. Di investire soprattutto sulla convinzione che le cose potevano andare meglio. Volevamo capire dove avevamo sbagliato. Avevamo cambiato cinque amministratori delegati in due anni, dal 2002 al 2004. Una sera, con un po’ di grappini e di sigarette convincemmo Sergio Marchionne ad accettare. Non fu facile» [Paolo Siepi, Iog 18/4/2014].
• Nel 2010 succede a Luca Cordero di Montezemolo all’incarico di Presidente della Fiat, sedendo a 34 anni «sulla poltrona che l’Avvocato conquistò nel ’66 a 45 anni. Il “Nipote perfetto” come lo ha definito il Financial Times qualche anno fa, diventa il plenipotenziario del gruppo» (Rosario Dimito) [Mes 21/4/2010].
• «A John voglio molto bene. Ha avuto l’umiltà e la capacità di crescere con i piedi per terra. E ha una grande passione. Va molto in estremo oriente, che è per lui come gli Stati Uniti erano per il nonno». (Luca Cordero di Montezemolo a Salvatore Merlo) [Fog 3/4/2014].
• Un anno e mezzo dopo la morte di Gianni Agnelli (24 gennaio 2003), gli eredi trovarono l’accordo sulle tre disposizioni testamentarie che l’Avvocato aveva scritto negli ultimi vent’anni della sua vita: la quota maggioritaria della società di controllo della Fiat alla vedova Marella Caracciolo, con una parte superiore alle altre, e ai nipoti Jaki, Lapo e Ginevra; tutti gli immobili, tra cui quelli di Torino e Roma, a Margherita. Nel 2007 la madre rimise in discussione l’accordo (vedi Margherita Agnelli).
• A due settimane dalla scomparsa di Umberto Agnelli e dopo le nomine a vicepresidente della Fiat e della Giovanni Agnelli & C. (di cui è fiduciario di circa il 30 per cento, quota di maggioranza relativa), nel giugno 2004 entrò ventottenne in Ifil, la holding operativa del gruppo. Nel 2007 ebbe la presidenza dell’Ifi, finanziaria della famiglia che controllava l’Ifil e, a cascata, la Fiat: «Sette anni prima del nonno Giovanni Agnelli in un’immaginaria sovrapposizione di curricula» (Massimo Sideri). Nel maggio 2008 ottenne anche la presidenza dell’Ifil, dal 2009 incorporata nell’Ifi, che contestualmente diventa Exor. «Il percorso è completato, John Elkann è più che pronto. Ha dimostrato una dedizione senza limiti al lavoro e ha mantenuto le promesse con totale soddisfazione non solo mia» (Gianluigi Gabetti).
• «Maturo, serio, responsabile, riflessivo, determinato: chi lo conosce lo descrive così. Quasi un po’ noioso, dunque, quanto il nonno era charmant» (Paola Pilati).
• Nel 2006 ai vertici della Juventus «prima John Elkann ha dovuto affrontare la crisi della società, accusata di brogli e coinvolta in un enorme scandalo (vedi Luciano Moggi). È intervenuto nominando un nuovo amministratore delegato (Jean Claude Blanc al posto di Antonio Giraudo, vedi) . Il club è stato retrocesso ma ora è tornato in serie A. Poi il fratello Lapo, responsabile all’epoca della brand promotion del gruppo, ha rischiato di morire per una overdose di cocaina. Nel frattempo la madre, Margherita, figlia di Gianni Agnelli, ha deciso di citare in giudizio gli esecutori testamentari del padre oltre che la propria madre accusandola di averla tenuta all’oscuro delle proprietà del padre».
• «Oltre agli incarichi al vertice delle società della galassia Fiat, che includono La Stampa e la controllante Itedi, coltiva una spiccata passione per i media internazionali. Siede infatti nei consigli di amministrazione di Rcs Mediagroup, Le Monde e The Economist. Cariche che vanno aggiunte alle poltrone in Banca Leonardo, Confindustria e Fondazione Italia-Cina, senza contare la vicepresidenza dell’Italian Aspen Institute e della Fondazione Giovanni Agnelli, la guida del forum delle imprese italo-francesi e la vicepresidenza di Italia 70» (Giovanna Lantini) [Fat 5/6/2010].
• Nel 2010, 25 anni dopo il nonno Gianni, ha ricevuto lo stesso premio “Appeal of Conscience”, un premio per promuovere la tolleranza fondato dal Rabbino Arthur Schneier . Nella sua famiglia «la diversità religiosa domina. Suo padre è di religione ebraica. Sua madre da cattolica è diventata protestante ortodossa. Suo zio Edoardo ha avuto passioni prima per il buddismo e poi per l’Islam. Suo fratello Lapo si è avvicinato alla religione ebraica e suo zio Giorgio la pratica normalmente, ma è sposato con una cattolica. Anche perché, come disse suo nonno quando ottenne lo stesso premio 25 anni fa “dove c’è pace e tolleranza, gli affari sono sempre più facili”» [S24 21/9/2010].
• Dal 2013 «siede nel board di News Corp, il colosso di Rupert Murdoch. In realtà, la nomina di Elkann è coincisa con la divisione in due parti dell’azienda australiana. Una editoriale, la nuova News Corp , che fra i suoi consiglieri, oltre al rampollo di casa Agnelli, annovera l’ex premier spagnolo Josè Maria Aznar. L’altra divisione dedicata all’intrattenimento, la 21st Century Fox anch’essa presieduta da Murdoch, è la proprietaria di Sky Italia» [Tmp 10/4/2014].
• «Da Giovanni Agnelli, personaggio fascinoso, che spaziava dal mondo industriale, finanziario, politico, sportivo e mondano, a John Elkann, suo nipote prediletto, schivo e riservato, fuori dal gioco politico, concentrato per la finanza, il gruppo Fiat, ha cambiato natura e destino. Ora non è più una compagnia italiana con diramazioni internazionali, in cui l’auto in crisi è una componente in declino che rende difficile far quadrare il bilancio del gruppo. Ora c’è una multinazionale (Fiat Chrysler Automobiles) in cui l’auto è dominante, nel fatturato e negli utili, in crescita come per Fiat cento anni fa, quando era guidata dal suo primo leader, un Agnelli, che si chiamava anche lui Giovanni.
Si dice, infatti, che alla quarta generazione le grandi società controllate da una famiglia o declinano o passano di mano, perché gli eredi non sono più in grado di tenerne le redini. Elkann, con Marchionne, invece, ha invertito il trend. La prima innovazione del giovane presidente, insieme al suo ad, è consistita nel riconcentrare sull’auto le maggiori energie finanziarie, industriali e gestionali, mentre molti reputavano che, essendo il mercato automobilistico europeo caratterizzato da una capacità produttiva in eccesso rispetto alla domanda, conveniva accentuare la diversificazione, che Gianni aveva attuato, o cedere il settore auto in blocco o a bocconi. E, in conseguenza, è stata giocata la seconda carta, connessa alla prima, quella di cercare di fare acquisizioni, anziché vendere pezzi di argenteria come l’Alfa Romeo». La Fiat ha acquisito Chrysler riuscendo ove Daimler «aveva fatto cilecca» (Francesco Forte) [Grn 30/1/2014].
• «John Elkann ha avuto, più volte, un coraggio che il nonno ebbe solo quando, al tempo delle Brigate Rosse, rimase a Torino, vicino ai suoi manager che venivano uccisi, gambizzati, vessati, o i più fortunati come me e altri, si dovevano muovere solo con protezioni blindate. Così lo stimo per come ha saputo, pur così giovane, esercitare la leadership nella Famiglia, ormai ricca di centinaia di attori. Curiosamente, il modello di comunicazione oggi in essere in Occidente, accentuato in Italia, ha scelto di mettere al vertice del mondo del business la figura del «Supermanager» (il mitico President and Chief Executive Officer, detto anche Rambo Manager), considerandolo una specie di Duca Valentino post rinascimentale. In questo modo, i media stanno perpetrando un clamoroso falso, essendo costui null’altro che un alto «funzionario», gestore intelligente di decisioni prese dalla Proprietà. Meriti e demeriti sono sempre e solo della Proprietà. È la Proprietà che sceglie e assume il Ceo, se funziona lo riempie di bonus, se non funziona lo licenzia. In questi giorni, a vent’anni dal suo arrivo a Torino, è il riconoscimento che noi analisti dobbiamo a John Elkann» (Riccardo Ruggieri) [Iog 16/1/2014].
• In aprile 2014 Elkann è nominato presidente del board del gigante del settore immobiliare Cushman & Wakefield con sede a New York controllato da Exor, di cui Elkann è presidente. «Oltre al 30% della Fiat, che da parte sua possiede Ferrari, Maserati, Alfa Romeo e il quotidiano di Torino La Stampa, Exor possiede grosse partecipazioni nell’industria dei mezzi pesanti (Cnh Industrial, che include la ex Fiat Industrial), e più piccole nel settore immobiliare (Almancantar), bancario (Banca Leonardo), dei media (The Economist, Rcs Mediagroup e Banijay Group), della carta (Sequana), e la Juventus Football Club. Nel 2012 vendite totali della Exor ammontano al valore di 146 milioni di dollari. Questo la posiziona al ventiseiesimo posto nella classifica Fortune Global500, 19 posti più in alto rispetto all’anno scorso» [Whitford, cit.].
• «Elkann non è più quel ragazzino che non sa lavarsi i denti evocato da Diego Della Valle. È un uomo d’affari. Carisma poco, lucidità molta. Più freddo e calcolatore del nonno, ha sostenuto il contenzioso con la madre senza fare una piega, lo ha praticamente vinto e si trova oggi ad avere, attraverso la finanziaria del suo ramo familiare, cioè la Dicembre società semplice, oltre il 35 per cento del capitale dell’accomandita che controlla l’Exor. Ma è stata forse un’altra la mossa che, da sola, doveva bastare a far capire le intenzioni di Elkann. E cioè comandare in proprio sul suo gruppo, senza tutori: quella di approfittare della legge olandese che consente il voto doppio nelle assemblee degli azionisti delle società quotate ai soci stabili. E di porre quindi nei Paesi Bassi la sede della Fiat Industrial. Dove l’Exor non vota per il 30,1 per cento ma per il 60,2. Facile previsione: anche la Fiat Chrysler finirà con l’avere la sede societaria nei Paesi Bassi o in un altro paese che difenda il “family capitalism”. Altro che scendere di quota: “Eravamo disponibili ad avere meno azioni di un gruppo più grande” ha detto, del resto, Elkann “ma se fosse stato necessario. Ebbene, non è necessario”. All’ultima assemblea della Exor ha ripetuto una frase del nonno cui è molto affezionato, tanto da averla propinata anche agli analisti finanziari, nella precedente conference call: “Nella costruzione di un gruppo come il nostro ci sono tre tempi: il tempo della forza, il tempo del privilegio, il tempo della vanità. Per me conta il primo”. John ha ripetuto questa frase ben sapendo che, se all’Avvocato molti rinfacciavano privilegi e vanità, a lui privilegi se ne possono rinfacciare, ma vanità poca: quantomeno il look abbastanza casuale che persiste a sfoggiare proprio non ne rivela (agli antipodi rispetto al suo dandy fratello Lapo). A John, insomma, interessa solo la forza del gruppo. E nulla che non sia funzionale al rafforzamento economico del gruppo. La sua indecifrabile indifferenza ai power game italiani si spiega tutta così. Nella sua scala di valori l’Italia certo conta, ma pesa relativamente in termini economici. Anche sulla Rcs-Corriere: nessun disegno egemonico, solo la necessità di rabberciare una baracca cadente» [Sergio Luciano, Pan 6/6/2013].
• Alain Elkann, romanziere giornalista, padre di John: «Qualche volta il nonno (Gianni Agnelli) mi diceva “Mi dispiace di avergli rovinato la gioventù. Nel senso che quando uno è giovane, dovrebbe godersi di più la luce, il divertimento, essere meno oppresso dalle responsabilità. Una cosa è creare dal nulla quando si è giovani. Un’altra ereditare una situazione molto grave”. Infatti John si è preparato inconsapevolmente al ruolo da quando era bambino. Aveva cinque anni quando i suoi genitori divorziarono, e mentre dice di non ricordare il momento della rottura, ricorda bene l’amarezza e le recriminazioni tra i genitori, durate e lungo dopo. “Siccome era il più grande, gli sono toccate le cose sgradevoli” dice il fratello Lapo. “Divenne più forte in alcuni aspetti che sono più emozionali, e dovette farlo da giovane”. Era “il più serio di tutti noi” dice la sorella, Ginevra, facendo notare che era John che ricordava loro di lavare i denti e nel cui letto si infilavano di notte quando erano impauriti» (David Whitford) [Fortune 8/7/2013].
• 1.463.400 euro nel 2012 e 1.517.100 euro nel 2013 i compensi da presidente della Fiat.
• È sposato con Lavinia Borromeo (nozze all’Isola Madre e ricevimento sull’Isola Bella del Lago Maggiore, il 4 settembre 2004, vedi), dalla quale ha avuto i figli Leone (27 agosto 2006, «un giorno fantastico, oggi è nato un altro juventino»), Oceano (11 novembre 2007, il nome in onore del santo festeggiato il giorno delle nozze dei genitori) e Vita (23 gennaio 2012). «Per me la famiglia è intesa come nucleo di affetti. Persone che sono unite dal piacere di restare insieme, non da vincoli o da obblighi. In una casa stai bene se puoi uscirne. Deve essere una libera scelta».