30 maggio 2012
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Biografia di Giuseppe Guttadauro
• Palermo 18 agosto 1948. Inteso “’u dutturi”. Mafioso, capo del mandamento di Brancaccio. Medico, già aiuto primario di Chirurgia all’Ospedale Civico di Palermo. Sposato con Giuseppa Greco, con figli. Condannato tre volte in via definitiva per associazione mafiosa, l’ultima il 29 ottobre 2007, ad una pena complessiva di 20 anni di reclusione, calcolata in continuazione con la precedente, già ridotta di un terzo per la scelta del rito abbreviato, e comprensiva della condanna per diversi episodi di estorsione. Libero dal 3 marzo 2012, per aver espiato la pena.
• Nell’ultimo processo chiuso con sentenza definitiva per mafia è stato inchiodato dalla microspia installata dai ROS nella sua abitazione di via Cosmi 15, a Palermo. Della cimice si liberò il 15 giugno 2001, avvertito da un altro medico mafioso, Salvatore Aragona, che a sua volta lo seppe da Domenico Miceli (candidato nella lista del Cdu per le elezioni regionali del 2001, tenute poco più di una settimana dopo), a cui l’aveva detto l’allora candidato alla presidenza della Regione Sicilia Salvatore Cuffaro (o almeno così disse l’Aragona pentendosi, vedi scheda). Nel medesimo processo i giudici condannarono anche la moglie Giuseppa Greco (del 56), e il figlio Francesco (dell’80), per concorso esterno in associazione mafiosa, perché durante la detenzione sofferta dall’Aragona nel biennio 1999-2000, quando andavano a trovarlo in carcere lo mettevano al corrente di nuove imprese da taglieggiare sul suo territorio e s’incaricavano di portare messaggi ad altri affiliati in libertà.
• Intercettato dalla microspia, Guttadauro fu ascoltato mentre riceveva nel suo salotto funzionari pubblici, imprenditori, avvocati, politici del centrodestra e mafiosi conclamati, a discutere quando di politica, quando di favori ed estorsioni. Il 1° febbraio 2001, quando disse a Domenico Miceli (vedi scheda): «Io voglio avere con Cuffaro un rapporto tramite te. Se lui dà delle risposte con delle garanzie, il rapporto si chiude qua» (Domenico detto Mimmo fu candidato alle elezioni regionali del 2001, ma risultò primo dei non eletti, e si dovette accontentare della nomina come assessore). In modo più esplicito un’altra volta gli disse: «L’obiettivo è cercare di dare una mano a quelle persone che sono carcerate. L’obiettivo è arrivare a livello nazionale per avere qualcuno là che sia capace di spendere una parola in una certa maniera» (nelle elezioni politiche del 2001 tutti i parlamentari eletti in Sicilia erano della Casa delle Libertà).
• Fu ascoltato anche mentre parlava con Salvatore Aragona dell’omicidio Dalla Chiesa.
Guttadauro: «Salvatore… ma tu partici dall’82, invece… Ma chi cazzo se ne fotteva di ammazzare Dalla Chiesa… Andiamo, parliamo chiaro…».
Aragona: «E perché glielo dovevamo fare qua, questo favore… Ma perché noi dobbiamo sempre pagare le cose…».
Guttadauro: «E perché glielo dovevamo fare questo favore…».
Il favore, a partire dalle deduzioni di Tommaso Buscetta, era stato fatto a Giulio Andreotti (vedi Gian Carlo Caselli).
• Quella volta che, nel suo salotto, fu ascoltato dalle microspie mentre si confidava con un amico dell’ammonimento che aveva ricevuto da un sacerdote a proposito del «peccato di mafia», al che lui gli aveva chiesto: «Ma dove sta scritto questo peccato?».
• Un fratello, Filippo (al vertice della famiglia di Castelvetrano, detto in codice “121” nei pizzini di Bernardo Provenzano), è cognato del latitante Matteo Messina Denaro per averne sposato la sorella Rosalia (uno dei motivi per cui, nel 2008, i giudici hanno rigettato la richiesta di Giuseppe di revoca del carcere duro). (a cura di Paola Bellone).