Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Corrado Guerzoni

• Carpi (Modena) 27 luglio 1930 - Roma 1 ottobre 2011. Giornalista. Membro dell’assemblea costituente del Pd. «Diciamo che sono un Follini boy...».
• «Ha scritto due libri di poesia, un saggio sul valore della parola e un altro sull’esperienza di 3131, la trasmissione radiofonica che ha condotto ogni giorno per dieci anni. La lunga carriera in Rai, cominciata da ragazzo, si è conclusa da vicedirettore. “Se non sono diventato direttore generale — racconta da allora con la vis polemica che lo contraddistingue — è stato per la fiera opposizione di Romano Prodi”» (Corriere della Sera).
• Dal 1959 tra i più stretti collaboratori di Aldo Moro (1916-1978) «Non era davvero semplice fare il portavoce di Moro. A volte toccava immergersi nel ruolo, punto e basta. Nel novembre del ’75 il vertice di Rambouillet non accennava a finire, si faceva tardi, i giornalisti italiani, in cerca di notizie, pressavano Guerzoni. Moro non gliele negò, anzi, gliele mise per iscritto perché le facesse avere alla stampa: “La discussione sta procedendo”. E a Guerzoni, per nulla imbarazzato, toccò leggere il foglietto agli inviati dei giornali. Altre volte, ci si poteva far sentire. Marco Follini, che gli è stato amico, lo ricorda bene: la prima stesura del discorso di Aldo Moro in difesa di Luigi Gui sul caso Lockheed, nel ’ 77, era scritta tutta in punto di diritto, roba da azzeccagarbugli. Quando le segretarie, dopo aver decrittato i geroglifici morotei, finirono di batterla a macchina, e gliela diedero, toccò a Guerzoni insistere con Moro perché la rendesse politicamente più forte e più dura: in un certo senso, quel celebre «Non ci faremo processare nelle piazze» pronunciato da Moro a Montecitorio si deve a lui. Altre volte, capitava di trovarsi a un passo, e anche meno, da situazioni drammatiche. Nel ’74 Moro, ministro degli Esteri, negli Stati Uniti con il capo dello Stato Giovanni Leone, incontrò Henry Kissinger. “Lui cercava di spiegare la situazione italiana, Kissinger gli rispondeva duramente”, mi raccontò anni fa Guerzoni in un’ intervista per il Corriere : “A un certo punto, tagliò corto: ‘Se fossi cattolico, come lei, crederei anche nel dogma dell’ Immacolata Concezione. Ma non sono cattolico, e non credo né a questo dogma né all’ evoluzione democratica dei comunisti italiani’...”» (Paolo Franchi) [Cds 3/10/2011].
• Non smise mai di pensare che Moro si potesse salvare «Ancora s’interroga sul perché non si riuscì a salvare la vita dello statista riconsegnato cadavere dalle Brigate rosse dopo 55 di giorni di prigionia. O meglio, dice lui, “non si volle salvare”» (Giovanni Bianconi) e che il rapimento e l’assassinio dello statista democristiano non fossero una storia tutta italiana «Moro lo hanno sequestrato le Brigate Rosse, ma in accordo, di fatto, con i nemici interni e internazionali della sua politica. Una specie di appalto» (Franchi cit.).
• Nel 2008 aveva pubblicato la biografia Aldo Moro (Sellerio).