30 maggio 2012
Tags : Raffaele Guariniello
Biografia di Raffaele Guariniello
• Frugarolo (Alessandria) 15 marzo 1941. Magistrato. Di Cassazione. Dal ’92 procuratore aggiunto presso la Procura di Torino. Soprattutto nell’ambito della tutela al lavoro, salute e ambiente. In pensione dalla fine di dicembre del 2015. In quarant’anni di carriera ha chiesto i primi arresti nel 2008 (inchiesta sull’Aifa). «Io farei il processo ai reati più che agli imputati».
• «Grande Inquisitore dello sport italiano, il pm che ha messo alla sbarra la Juve» (Gaia Piccardi), «salernitano di padre e piemontesissimo per tutto il resto, mamma, scuole e formazione culturale, con Alessandro Galante Garrone e Norberto Bobbio eletti a maestri di vita e di pensiero dell’adolescenza s’è fatto negli ultimi tre decenni una solida fama di rompiscatole nazionale, intervenendo su qualsiasi materia che possa venire in mente a un pretore, dalle catene di montaggio della Fiat alle botteghe dei panettieri e dei falegnami, combattendo contro il fumo nella redazione della Stampa e contro i videoterminali che rendono i lavoratori simili a talpe postmoderne, contro le centrifughe sfregiamassaie e i decoloranti nelle tinture dei parrucchieri, fino a ficcare il naso nella sperimentazione della terapia Di Bella e, passando ad argomento più lieve e attuale, fino a frugare negli armadietti di medicine delle più prestigiose società del calcio italiano» (Goffredo Buccini).
• Nel 2014 inchiesta sulle case farmaceutiche Roche e Novartis con l’accusa di disastro doloso e associazione a delinquere finalizzata alla truffa.
• Nell’accusa del processo Eternit (2009-2012), in cui gli ex vertici della multinazionale furono condannati per disastro doloso e rimozione di misure antinfortunistiche a 16 anni. «Quando è iniziata la lettura della sentenza e dagli articoli del codice citati ho capito che si trattava d’una condanna, in forma dolosa, per entrambi gli imputati, su due reati che normalmente non si contestano, allora io mi sono detto: “Ma qui sto sognando a occhi aperti”».
• Metodo Stamina: nel 2011 ha messo sotto inchiesta Davide Vannoni e altre 15 persone per truffa e associazione a delinquere, parlando di 68 vittime.
• Nel 2010 titolare dell’inchiesta sulle mozzarelle tedesche prodotte dalla società Milchwerk Jäger di Haag, in Alta Baviera.
• Ha condotto e chiuso in tempi record l’inchiesta sul rogo alla Thyssen di Torino (6 dicembre 2007, sette morti) e ha proposto l’istituzione di una procura nazionale sugli infortuni sul lavoro e sulle malattie professionali. Con Sara Panelli ha condotto l’inchiesta sulla pillola abortiva Ru486 (sperimentata al Sant’Anna di Torino già nel 2005).
• Ha proposto di creare una procura nazionale contro le frodi alimentari: «Con la globalizzazione il crimine viaggia alla velocità della luce mentre noi siamo fermi alla diligenza».
• «Il magistrato simbolo in Italia per le sue battaglie a tutela della sicurezza e della salute» (Roberto Tricarico).
• «Mi preoccupa il problema più generale di una giustizia che sull’ambiente e la salute si riveli sommaria. E questo non è degno di una nazione moderna e civile (…) Tra le mani ho l’ultimo rapporto del Renam, il registro dei mesoteliomi che raccoglie tutti i casi di tumori tipici d’amianto in Italia. Le statistiche sono state riprodotte su mappe e si vede a occhio nudo dove ci sono concentrazioni anomale e picchi epidemiologici. (…) quasi nessuno indaga» (Fat 18/2/2013).
• «Mentre ascoltavo la lettura della sentenza con i nomi di tutti i morti, ho pensato che quel lungo elenco mi sembrava invece un inno alla vita (…) In fondo di questo si tratta: mettere l’uomo e la sua salute al centro di tutto. Aiutarlo a ribellarsi all’ingiustizia e all’umiliazione. Certe volte, la giustizia non è solo un sogno» (Cds 4/6/2013).
• «Non ho mai pensato che il magistrato possa risolvere i problemi della società. Però qualche minimo risultato ottenuto in materia di amianto, di sicurezza degli ospedali, degli elettrodomestici o sull’uso dei telefoni cellulari mi ha provato che, lavorando, si può arrivare a certi risultati».
• «Il passato mi interessa poco io sono proiettato verso il futuro e credo che fare il magistrato sia servito. E sono sicuro che servirà ancora, malgrado le cose che si sentono (…) Il pm è un osservatore attivo della realtà e spesso prende notizia del reato di sua iniziativa, senza aspettare una denuncia. Noi, per esempio, lavoriamo molto sulla letteratura scientifica, conserviamo riviste mediche, tecniche. Ricordo il caso del “sudan rosso 1”, un colorante cancerogeno ampiamente usato nella coltivazione del peperoncino» (a Stefano Caselli) [Fat 11/3/2011].
• «Sono un po’ utopista. Allora la mia idea era ed è dare la speranza a chi non ce l’ha. Lei non sa cosa vuol dire vedere gente senza speranza e quest’oggi sentirla dire: grazie a questa sentenza possiamo continuare a sperare» (ad Alberto Papuzzi).
• «Alcuni lo descrivono come un lavoratore, pignolo e meticoloso: in ufficio fino a mezzanotte, il sabato e certe volte anche la domenica. Altri gli rimproverano la sovraesposizione mediatica e l’accusano di aprire molti più fascicoli di quanti riesca a gestirne. È stato calcolato che con il suo pool abbia istruito 30 mila processi in 40 anni. Forse un po’ troppi per poterli seguire con la dovuta preparazione. I morti di amianto. Per esempio, sul drammatico caso Eternit, la Cassazione lo ha smentito clamorosamente: il processo per i morti di amianto era prescritto prima ancora di cominciare e l’accusa avrebbe dovuto contestare non il disastro ma l’omicidio e le lesioni. L’errore è stato tale, tra l’altro, da annullare i risarcimenti ai familiari delle vittime. I partiti politici lo hanno spesso corteggiato, ma invano. Balle la sua risposta: “Non penso di esserne capace e poi un magistrato dovrebbe lasciar passare almeno cinque anni prima di dedicarsi alla politica”» (Aldo Grasso) [Set 18/12/2015].
• Nel dicembre del 2015, a pochi giorni dalla pensione, ha dato le dimissioni. «Il suo metodo è stato analizzato e pure criticato in lungo e in largo, si sono sprecate le ironie sul fatto che in quarant’anni abbia indagato sulle morti sul lavoro e sulle mozzarelle blu, sulla tragedia dell’amianto e sulla farina di castagne nociva, sull’inchiostro dei tatuaggi, le caraffe filtranti eccetera. Ma pochi hanno sottolineato come il presunto esibizionismo giudiziario del “pretore globale” sia stato anche lo strumento per far capire all’opinione pubblica e soprattutto alla sua categoria che un processo sulle morti bianche e la tutela delle fasce cosiddette deboli deve avere la stessa dignità di una inchiesta sulla mafia o sulla corruzione. E il primo a pagare consapevolmente il prezzo di una vita spesa ad occuparsi di argomenti ritenuti a torto minori da molti suoi colleghi è stato lui, che con la consueta ironia, si definisce spesso campione nazionale di mancata carriera, dal 1969 a oggi mai uno scatto. “Se permette, un record”. L’annuncio dato durante un colloquio con la stampa, uno degli ultimi date le draconiane disposizioni all’ufficio impartite dal procuratore Armando Spataro, molto cambiato dai tempi in cui era pubblico ministero a Milano, chiude così un’epoca e conferma la natura “strana” di magistrato convinto che le toghe “debbano fare solo il loro lavoro, nient’altro. Niente politica, niente proclami, niente correnti”. Guariniello si dimette, senza aspettare il 31 dicembre, il giorno della pensione, e soprattutto senza aggrapparsi ai ricorsi al consiglio di Stato fatti da alcuni magistrati nella sua stessa situazione, che gli avrebbero garantito almeno altri otto mesi al suo posto. “La cosiddetta proroga non fa per me, e non sono d’accordo con questa iniziativa. È una questione che nessuno sa come verrà risolta, mentre noi siamo i primi che dobbiamo dare esempio di limpidezza e serenità, senza aggrapparci ai cavilli. Quando è il momento, si deve andare, e basta” (…)» (Marco Imarisio) [Cds 12/12/2015].
• «Ho in mente tante cose che si potrebbero fare. Prima fra tutte è tornare a dare risorse al sistema giudiziario. La crisi cui assistiamo è dovuta soprattutto alla mancanza di persone. E poi vedo dei giovani magistrati stanchi, diversi da come eravamo noi. Non so come si possa fare, ma credo ci sia bisogno di uno scatto di orgoglio» (a Ottavia Giustetti) [Rep 12/12/2015].
• Collabora con riviste giuridiche e mediche. Ha pubblicato numerosi libri.
• Moderatamente juventino. Sposato, due figli.