30 maggio 2012
Tags : Miguel Gotor • Miguel Gotor
Biografia di Miguel Gotor
• Roma 1971. Storico. Politico. Nel 2013 eletto al Senato con il Pd. Già ricercatore di storia moderna all’Università di Torino (fino al 2013). Tra le sue pubblicazioni: I beati del Papa (Olschki 2002), Chiesa e santità nell’Italia moderna (Laterza 2004), Lettere dalla prigionia (Einaudi, premio Viareggio-Rèpaci 2008 per la saggistica), «un’edizione critica rigorosa delle lettere che Moro scrisse negli ultimi cinquantacinque giorni della sua vita (...) Un bel lavoro storico, che merita di essere acquistato: per capire, o almeno per vaccinarsi dal bla-bla generalista degli anniversari» (Alberto Melloni). Da ultimo, La passione non è finita (Einaudi, 2013).
• «A Trastevere viveva da piccolo, a Trastevere giocava a pallone (a testa bassa dietro a “Davidino”, il bullo del gruppo, mentre fuori infuriavano gli anni di piombo) e a Trastevere, ha scritto su Diario nel maggio del 2008, è tornato da grande con la copia del suo primo saggio su Moro in mano, nella grande piazza dove anche i turisti ignari, sorseggiando cocktail “rosa maialino”, sembrano godere “di una qualche felicità raggiunta, forse perché non sanno che in quel teatro è passata la storia, quella piccola e ridicola di un bambino che giocava al pallone, e quella degli anni Settanta, che scorreva via impetuosa, feroce, tenera, irripetibile e ambigua, come ogni storia”» (Marianna Rizzini).
• Bersaniano, tra i consiglieri delle primarie del Pd del 2013, «per lunghi mesi fu a guardia della stanza del capo. Studioso di santi, eretici e inquisitori, opportunamente nel ruolo dell’intellettuale» (Fabrizio Roncone).
• «Storico dell’età moderna, e di quelli che Bersani ama perché, attento lettore di Gregorio Magno quale è, può fargli domande, chessò, su Bernardino Ochino e i benedettini del Cinquecento...» (Antonella Rampino).
• «Padre spagnolo, non si presenta con le maniche arrotolate e non usa metafore operaie o campestri di bersaniana fama (sulle quali però ha scritto, nel 2009, sul Sole 24 Ore, un pezzo semiserio ma critico a cui il segretario ha risposto con una lettera semiseria ma orgogliosa di sé, motivo per cui i due si sono riscritti e risentiti, con stima reciproca – e Gotor è uno che pensa che la stima, dopo i quarant’anni, sia l’unica vera unità di misura dei rapporti umani, ché a un certo punto la simpatia per questo e per quello non basta più)» (Marianna Rizzini).
• «Chi lo bersaglia è un cretino, che ha un’idea dell’intellettuale come di un caciocavallo appeso. Un intellettuale deve saper pensare, parlare, scrivere, ma se è in Parlamento deve anche schiacciare bottoni e lui sa fare tutto questo. Lui è un generoso. Lui è uno straordinario organizzatore. È pulito, onesto, simpatico... Ed è bello nell’anima» (così Pier Luigi Bersani lo difese dopo che Gotor si era tirato dietro ironie e polemiche per aver svelato alla stampa il «trucco dell’indice», con cui il Pd voleva mettere fuori gioco i franchi tiratori in occasione del voto sulla decadenza di Berlusconi).
• «Ai tempi del Bersani quasi-premier il giovane storico, geniale e stralunato, era per tutti il quasi-ministro della Cultura, mentre i giornali della destra berlusconiana lo demolivano a colpi di nomignoli insultanti. È stato via via lo “spin di culatello”, il “grande puffo di Gargamella Bersani”, “aspettando Gotor”, il “guru del disastro elettorale”... Se pure avesse fatto sogni da ministro non lo direbbe mai, soprattutto ora che si è messo in congedo dall’università di Torino per occuparsi “di politica a tempo pieno”. Membro della prima commissione del Senato, si è dato un obiettivo ambizioso: difendere l’onorabilità del Pd» (Monica Guerzoni).
• Sposato, una figlia.