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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Giorgio Gori

• Bergamo 24 marzo 1960. Manager tv. Fondatore (2001) della società di produzione televisiva Magnolia (nel 2006 un giro d’affari di quasi 64 milioni d’euro), dalla quale si è dimesso nel 2011. Nel 2007 la cessione del 53% del gruppo a De Agostini (Gori ha mantenuto il 25% e l’incarico di amministratore delegato). Tra i suoi grandi successi il Grande fratello, L’isola dei famosi, Markette, X Factor. «Il mestiere di Rai e Mediaset è quello di vender pubblico agli inserzionisti».
• Dal 1977 collaboratore di radio e televisioni locali, laureato in Architettura, nell’84 entrò a Retequattro. Dal 1989 direttore del palinsesto delle reti Fininvest, dal 1991 direttore di Canale 5, sei anni dopo passò alla direzione di Italia1, nel 1999 di nuovo a Canale 5. Ad oggi è stato il direttore di reti berlusconiane più duraturo. «Uno come Giorgio Gori me lo porterei proprio a letto» (Fiorello).
• Consulente di Matteo Renzi per la comunicazione, fino al 2012, quando i due si sono allontanati. Iscritto al Partito Democratico, nel 2012 si è candidato alle primarie Pd per il Parlamento nel collegio di Bergamo, arrivando quarto. Candidato (e non eletto) al Senato alle politiche del 2013. Candidato del centrosinistra a sindaco di Bergamo alle amministrative del 2014, dopo aver vinto le primarie del 23 febbraio con il 58,5% dei voti, contro Nadia Ghisalberti (Patto Civico, 27,7%) e Luciano Ongaro (Sel, 13,7%).
• «Chi lo conosce bene racconta che qualcosa dentro di lui è cambiato negli ultimi anni. Si è risvegliata la passione politica degli anni giovanili, il senso di angoscia per la crisi italiana. Qualcuno in rete – considerandolo ancora un “uomo Mediaset” – ha fantasticato sulla sua presenza alla Leopolda, immaginandolo come una fantomatica longa manus del Cavaliere. È vero il contrario. È proprio il crepuscolo del berlusconismo che fa venire in mente a Gori che si possa aprire uno spazio per una nuova avventura politica» (Luca Telese).
• «Feltri è uomo di un’antipatia assoluta. Il nostro primo incontro risale al 1978, quando ero un ragazzo impegnato e facevo degli editoriali di denuncia a Radio Bergamo, dove c’era anche lui. Feltri mi disse di piantarla: “Chi se ne frega della mafia. Elenca piuttosto la lista delle farmacie aperte”. Nell’83 ci siamo incontrati di nuovo a Bergamo oggi, il giornale che lui dirigeva. Andò peggio: mi licenziò, raccontandomi un sacco di balle e che il cuore gli sanguinava nel perdermi. Ma io lo ringrazio perché mi costrinse a cercare altro. E qui entra in gioco Pellicioli. Lorenzo e io ci conosciamo dai tempi delle assemblee studentesche, quando eravamo dei piccoli leader politici. Cacciato da Feltri, cominciai a tampinare Pellicioli che era direttore generale di Rete4. Non gli diedi tregua fino a quando, esausto, mi offrì il posto di assistente del capo del palinsesto della sua rete. Era Carlo Freccero, un uomo stravagante, affascinante, che amava lavorare di notte. Ma è stata la fortuna a darmi la vera spinta. Quando nell’agosto dell’84 Silvio Berlusconi compra Rete4, io sono di nuovo a spasso, e tutto il mio lavoro finisce in uno scatolone. Inspiegabilmente Roberto Giovalli, allora responsabile dei tre palinsesti Fininvest, ci infila le mani e trova la mia relazione su un telefilm. A sorpresa arriva il contratto».
• «Con Berlusconi non abbiamo mai avuto un rapporto intenso, affettuoso come quello che lo legava a Freccero e a Giovalli, che passava intere serate ad Arcore a parlare di vestiti e fidanzate. Berlusconi tende a creare rapporti filiali. Ma io un papà ce l’ho già. In realtà, il grande freddo nasce quando lui scende in campo. Non è stato facile perché in azienda c’era una sorta di chiamata alle armi. Per fortuna ero spalleggiato da gente più forte di me: Enrico Mentana, Maurizio Costanzo. Io volevo lavorare in un’azienda che fosse un patrimonio del paese, e non si collocasse né a destra, né a sinistra».
• A 25 anni si sposa in seconde nozze con Cristina Parodi, tre figli. Nel 2004 la stampa specializzata spettegolò a lungo su una sua storia con Simona Ventura. Nell’autobiografia Crederci sempre, arrendersi mai (Mondadori, 2008), la showgirl ha ammesso che a farla «uscire dal buio è stato Gori, una passione cerebrale più che fisica» («cerebrale al 70 per cento», confidò in un’intervista a Candida Morvillo di A).
• Lui e la moglie amano molto «il vino e la cultura del vino: il nostro sogno è di avere, un giorno, una grande tenuta dove produrre il nostro».
• Soprannominato “smiling cobra” (con la sua dolce faccia da bambino dice sempre quello che pensa). «Mi fa più cattivo di quello che sono. La realtà è che sono bravo dissimulare i sentimenti».