30 maggio 2012
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Biografia di Gian Paolo Gobbo
• Treviso 1 aprile 1949. Politico. Leghista. Ex sindaco di Treviso (2003-2013, rieletto nel 2008). Già parlamentare europeo (1999-2004) e segretario della Liga Veneta (per 14 anni, fino al giugno 2012).
• «Istituzionale, dai modi gentili, di un sano leghismo doroteo, come solo nell’ex democristiano Veneto un leghista può essere, ma fedele cultore dell’indipendentismo e della storia della Serenissima (...) A Treviso è stata fatta dal tandem Gobbo-Gentilini una politica per l’integrazione degli immigrati regolari che tante città della sinistra politically correct se la sognano.» [Paola Sacchi, Pan 10/6/2013].
• Bossiano, soprannominato dal capo «l’imam della Lega». Dopo i primi scandali del partito disse: «Non controlliamo più bene gli uomini. Prima io conoscevo tutti i dirigenti leghisti. Oggi no. Abbiamo 120 sindaci, 4 province, centinaia di amministratori. È evidente che questo rischia di allentare i filtri» (a Jacobo Iacoboni) [Sta 4/10/2010].
• Una volta travolto il cerchio magico bossiano, sostenne la candidatura a segretario di Luca Zaia, per rimarcare una sorta di orgoglio veneto della Lega: «Via da Milano, via dai lumbard» [Marco Alfieri, Sta 16/4/2012].
• Celebri gli scontri con il sindaco di Verona Flavio Tosi, suo successore come segretario della Liga. Nel 2011 ne chiese l’allontanamento dal partito per aver criticato Berlusconi e messo in dubbio alcuni dogmi leghisti; nel 2012 si oppose alla presentazione di una lista a suo nome per la ricandidatura a sindaco di Verona.
• Non ricandidato alle politiche del 2013, alle amministrative dello stesso anno corse per il consiglio comunale di Treviso: «Prese 60 voti, i parenti più qualche amico dello sciagurato giro del “cerchio magico” bossiano.» [Giovanni Cerruti, La Stampa 29/5/2013].
• Durante i giochi di Pechino celebrò la prima medaglia d’oro italiana, vinta dal concittadino Matteo Tagliariol (schermidore), con un discusso «questa vittoria metterà a tacere quanti sono contrari alle armi. Riduttivo definirli mezzi di offesa, anzi sono capaci di dare equilibrio ad una persona».
• «Noi siamo contro l’uso delle auto blu. Io ce l’ho grigia l’auto. E ho l’autista e anche la guardia del corpo: si chiamano tutti Gobbo» (a Paolo Bracalini) [Grn 18/5/2010].
• Polemiche per la sua affermazione di voler «multare gli omosessuali che si baciano ai giardinetti».
• Rinviato a giudizio il primo ottobre 2010 insieme ad altri 36 leghisti per costituzione di banda armata. L’episodio risaliva al 1996, quando furono istituite la Guardia Nazionale Padana e le Camice Verdi, secondo l’accusa con lo scopo di organizzare la secessione del Nord. «Se, per assurdo, avessero ragione loro, da inquisire sarebbero i giudici. Non si può lasciare tutto quanto fermo per 14 anni e svegliarsi solo adesso». In quanto alle armi rinvenute, «erano regolarmente denunciate, e qualsiasi persona onesta ha il diritto di detenere armi. Vuole che quattro armi denunciate possano sovvertire uno stato così forte?» (a Felice Manti) [Grn 24/1/2010]. Evitò la condanna in seguito alla depenalizzazione del reato (marzo 2010).