30 maggio 2012
Tags : Marco Giusti
Biografia di Marco Giusti
• Grosseto 24 dicembre 1953. Ideatore con Enrico Ghezzi di Blob. Si è occupato dei programmi televisivi Schegge, Stracult, Matinée, Soirée ecc.
• «Con stracult intendiamo un film, bello o brutto che sia, che abbia pochi appassionati che però lo amano alla follia, al limite anche per la sua genialità, bellezza o bruttezza inconsapevole. Un film stracult è comunque estremo in qualche sua caratteristica, un film medio non sarà mai stracult. Lo stesso appassionato di film stracult a volte ride non dell’opera ma del proprio gusto».
• «Ho conosciuto Marco Giusti tanti anni fa. Una volta, Giovanni Buttafava mi mostrò un fumetto artigianale scritto e disegnato da due giovani fratelli: era simpaticamente pieno di porcheriole adolescenziali (rutti, parolacce, tanti altri prodromi della commedia scorreggiona), era dei fratelli Giusti. L’ho conosciuto nell’età dell’innocenza cinefila, ho netto il ricordo di quando e come è entrato in Rai, ho seguito professionalmente il suo sodalizio (poi frantumato) con Enrico Ghezzi, gli ho sempre invidiato una cosa: l’eterno sguardo adolescenziale con cui segue il cinema. Stracult è una trasmissione di trash consapevole, dove Giusti è il re di un eden cinematografico tutto particolare» (Aldo Grasso) [Cds 25/4/2012].
• Studioso di cinema, ha curato un Dizionario dei film italiani e una fondamentale ricostruzione della storia e dell’epoca di Carosello (Il grande libro di Carosello. E adesso tutti a nanna, Frassinelli). Autore di una biografia di Moana Pozzi (Moana, Mondadori 2004), scrive sull’Espresso e sul Manifesto. Esperto di cinema di serie B e trash, nel 2004 ha curato con Luca Rea la retrospettiva Italian Kings of the B’s - Storia segreta del cinema italiano per la Mostra del Cinema di Venezia, per la quale cura anche, nel 2007, la rassegna sul western all’italiana e, nel 2010, la retrospettiva intitolata La situazione comica. Ultimi saggi: Dizionario del western all’italiana (Mondadori 2007), 007 all’italiana. Dizionario del cinema spionistico italiano (Isbn 2010), Vedo …l’ammazzo e torno (Isbn 2013) e, con Steve Della Casa, Il grande libro di Ercole. Il cinema mitologico in Italia (edizioni Sabinae 2013).
• «Un campione della tv personale è Marco Giusti. Con quella sua espressione da eterno adolescente, con quell’aria di chi è lì per caso (televisionista per caso), da anni riesce a trasformare le sue manie cinetecarie in libri, e questi in programmi, e questi ancora in altre manie in un circolo più viziato che vizioso» (Aldo Grasso).
• Continua a difendere strenuamente la sua idea di cinema nei confronti di chi gli imputa d’aver sdoganato la nuova commedia all’italiana sexy e “pecoreccia” degli anni Settanta/Ottanta. Un esempio è lo scambio di opinioni con il critico cinematografico Paolo Mereghetti, il quale, dalle pagine de la Lettura, inserto domenicale del Corriere della Sera, lo ha accusato, senza peraltro nominarlo, di involgarimento dei gusti: «dove gusto goliardico ed elogio del disimpegno, piacere dell’oltraggio e voglia di provocazione finiscono per mescolarsi in un nuovo (e più subdolo) populismo cinofilo». La risposta di Giusti non si è fatta attendere: «Non so se sono il responsabile dell’involgarimento della commedia italiana. “Peggio di Berlusconi!”, mi lanciò l’anatema la Tornabuoni. Ho solo cercato di ricucire una visione critica e storica dei nostri generi che erano stati poco considerati. Goffredo Fofi, su Positif, scriveva che i nostri western targati Sergio Leone e soci erano “merda”, Kezich e Tornabuoni lo hanno ribadito fino all’ultimo. Non parliamo poi di commedia. Ma se avevamo un immaginario così forte da poter durare fino a oggi, producendo un nuovo cinema internazionale, allora la cosa è diversa. E dimostra quanto poco anche oggi riescano i critici a intercettare novità e idee di cinema» (Marco Giusti) [la Lettura-Cds 06/05/2012].
• Recente è anche la polemica con Massimo Gramellini, reo di aver stroncato su Vanity Fair l’ultimo film di Martin Scorsese, The Wolf of Wall Street: «A metà del “Lupo di Wall Street” ho staccato gli occhi dallo schermo e li ho puntati sui miei vicini di posto. Avevano facce inzuppate nausea. Le facce di chi, tornato a casa, non riuscirà a fare sesso per una settimana. Il problema non sono le orge, i comportamenti da gangster degli operatori di Borsa e la riduzione della vita a un circuito vizioso di droga per fare soldi e di soldi per comprare droga. Il problema è lo sguardo del regista. Falsamente oggettivo». Giusti non accetta il dibattito morale sul film e dal sito Dagospia ribatte: «L’idea, poi, che il tuo vicino di poltrona, al cinema, resti talmente traumatizzato da quello che vede da rischiare “di non fare sesso per una settimana” è una di quelle cose che non sentivo da anni. Ma, sesso o non sesso a parte, quello che proprio non posso accettare, di fronte a questo capolavoro di puro, grandissimo cinema, è che qualcuno mi parli di “catarsi”, di mancanza di “afflato di umanità”»
• Sposato con Alessandra Mammì, critica cinematografica dell’Espresso, figlia dell’ex ministro, il repubblicano Oscar Mammì. Due figlie e tre gatti.