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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Luigi Giuliano

• Napoli 3 novembre 1949. Camorrista. Ex capo del clan di rione Forcella. Pentito dal 7 settembre 2002 (telegramma ai pm di Napoli Giuseppe Narducci e Aldo Policastro). Da allora vive in una località segreta con la moglie, Carmela Marzano. Si era costituito il 20 novembre 1996. «Ma agli atti risulto ancora arrestato».
• Detto “Loigino”, ma soprannominato ’o Rre.
• «Alto, capelli neri come l’inchiostro, viso olivastro, occhi azzurri di ghiaccio, rispettato dai nemici, ammirato dalle donne, riverito dagli affiliati» (Ruben H. Oliva, Matteo Scanni).
• « ’O rre non sarebbe potuto diventare altro che un camorrista. Il padre Pio Vittorio, infatti, è stato per lungo tempo un pezzo da novanta della malavita partenopea. Figlio di un cocchiere, il genitore di Loigino aveva costruito un impero grazie al boom del contrabbando di sigarette. Già negli anni Settanta a Forcella lo chiamavano “ ’o padrino”. Mentre si faceva largo con attività illegali, aveva trovato il tempo di mettere al mondo undici eredi, sei maschi e cinque femmine. E con un papà che di mestiere faceva il boss, per i figlioli è stato naturale dedicarsi all’azienda di famiglia» (Gigi Di Fiore).
• «Io ho rubato perché sono nato a Forcella, sono cresciuto tra questa gente e ho creduto che così si dovesse fare. Non sono mai stato a scuola. A proteggere me e i miei fratelli ci pensava mia madre. Se qui ci sono centinaia di famiglie che vivono col contrabbando è perché non possono vivere in un altro modo. Se a queste persone dessero dei posti di lavoro non avrebbero più bisogno di fare il contrabbando» (Francesco Marolda, Marisa Figurato).
• Inizi: a 14 anni furto di una camionetta dell’esercito americano per compensare la perdita di un carico di bionde subita dal padre (un colpo di fortuna, dentro c’erano centinaia di dollari), poi, per tutti gli anni Sessanta, un continuo di furti e rapine in coppia con Giuseppe Misso, futuro capo della Sanità, insieme al quale gioca anche a calcio (patiti tutti e due). Misso, arrestato, si convincerà di essere stato denunciato dall’amico.
• Negli anni Settanta in contatto con la banda della Magliana e con Calvi, per conto del quale tenterà una rapina alla Banca Antonveneta di Padova (1975). Fallita per l’intervento della polizia. Doveva recuperare a Calvi dei documenti compromettenti.
• Nel 78 fonda la Fratellanza Napoletana (la futura Nuova Famiglia), per contrastare la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, che una sera di dicembre gli ha mandato due picciotti di sgarro (Mario Savio detto Marittiello ‘o bellillo e Raffaele Adorasi, detto ‘O nonno), con un messaggio: «Don Raffaele ha detto che gli dovete la sua parte: vuole 500 milioni subito e 50 mila lire ogni cassa di sigarette che sbarca a Napoli. Vi conviene accettare, perché altrimenti non campate tranquilli». La fratellanza, nata in un basso napoletano, riunisce i Giuliano di Forcella, i Mallardo di Secondigliano, Luigi Vollaro di Portici. Intanto Loigino rafforza la posizione del suo clan intrattenendo relazioni collusive con lo Stato, guadagnando una specie di extra territorialità per Forcella, dove monopolizza, indisturbato dalle indagini, lotto e totonero (che rendono 700 milioni alla settimana), estorsioni e pizzo.
• «Loigino Giuliano è sempre stata una figura ingombrante. Ha curato la sua immagine più di altri camorristi, dimostrando nelle situazioni difficili di avere un carisma particolare. Non è mai stato megalomane: niente case lussuose né macchine di lusso. Era un vero capo perché viveva in mezzo alla sua gente, a Forcella, e in fondo non faceva una vita troppo diversa da quella del popolo» (il pm Narducci intervistato da Oliva e Scanni).
• «Una volta uno dei due figli più piccoli della famiglia andò a scommettere. Era la prima volta che il ragazzo metteva piede in una bisca, e non essendo abituato a certe regole si agitò troppo. Il proprietario lo cacciò in malo modo. Quando Loigino seppe della cosa, mandò a chiamare il proprietario, e con un coltello da pane gli fece tagliare il dito indice con cui aveva mostrato la porta al ragazzo» (il procuratore aggiunto Paolo Mancuso intervistato da Oliva, Scanni).
• Arrestato nell’82 per associazione a delinquere e concorso in omicidio, nell’83 torna in libertà provvisoria (concessa per motivi di salute, perché gli avvocati dimostrano che Loigino è cardiopatico). Tornato in carcere nell’84, ci resta fino al 90, quando, caduta l’ultima accusa (per l’omicidio di un affiliato alla Nuova Famiglia passato con i cutoliani, di cui era accusato da un pentito), è rimesso in libertà. Giusto in tempo per organizzare il ricevimento per il matrimonio della figlia Gemma, passato alla storia come uno dei più sfarzosi di Napoli (nel ristorante Le Cascine, a Posillipo, 500 gli invitati).
• Autore di poesie e racconti. Le ciliegie del dolore è la raccolta di versi più famosa (ma il giorno della presentazione, alla libreria Feltrinelli di Napoli, lui non c’è, costretto dalla misura di soggiorno obbligato a Palatà, provincia di Campobasso). Tra i racconti, I topi, storia di un rapinatore sorpreso da un terremoto e imprigionato con il suo bottino sotto le macerie. Il rapinatore si salva grazie all’aiuto dei topi di fogna, che lo rianimano e lo nutrono, diventando lui stesso una specie di topo. («Cosa vuole dire Giuliano? È lui il rapinatore che approfitta dei soldi della ricostruzione piovuti a Napoli dopo il terremoto del 1980?») (Oliva, Scanni). Autore di testi per cantanti melodici, si iscrive perfino alla Siae, e intraprende diverse cause per il riconoscimento dei diritti d’autore (produce, tra gli altri, i primi dischi di Gigi D’Alessio, all’epoca giovane pianista di Mario Merola).
• Nel 1989 il fratello Nunzio, primogenito, si dissocia dalla famiglia, si trasferisce da Forcella e cerca di cambiare vita gestendo un garage (lo annuncia ai giornali e in un manifesto sui muri del quartiere). Suo figlio Vittorio, nell’87, era morto di overdose, a 17 anni.
• Il 4 gennaio 1991, muore il suo luogotenente Antonio Capuano, ammazzato dal fratello Raffaele (in quanto sospettato di avere fatto delle avances a sua moglie Elvira Daniele). Da allora Loigino porta al collo la sua medaglietta.
• Nel settembre 96 la figlia di Luigi Giuliano e di sua moglie Carmela Marzano sposa il figlio di Vincenzo Mazzarella. L’unione pone fine allo scontro che dura da quindici anni tra i due clan, e consente il controllo dei quartieri che vanno da Portici a San Giovanni a Teduccio. Loigino è il grande assente, si è reso latitante per riflettere sul suggerimento del suo avvocato Anyo Arcella di consegnarsi alla giustizia in modo da saldare i conti col passato. Appena due anni, assicura l’avvocato, da scontare agli arresti domiciliari. Ma si sbaglia. Il 20 novembre ‘O Rre si consegna ai carabinieri. Il 16 dicembre successivo Arcella viene affiancato da due motorini e crivellato di colpi. Pochi giorni dopo vengono arrestati i fratelli di Loigino, Guglielmo ’o Stuort, e Raffaele.
• Il primo gennaio 1999 viene arrestato il fratello Carmine ’o Lione (si trovava in un nascondiglio sotto il pavimento della sua abitazione), il 27 novembre del 2000 il fratello Salvatore ‘o Montone (a Monteforte Irpino, Avellino, dove viveva da qualche mese travestito da prete), il 23 dicembre del 2000 la sorella Erminia, meglio conosciuta con il nome di Celeste, la reggente del clan (sorpresa in casa di una figlia dove si nascondeva dietro una botola ricavata in cucina).
• Il 7 novembre 2002 l’annuncio del pentimento. Tra le prime rivelazioni, gli espedienti usati nelle sezioni speciali delle carceri per eludere il divieto di comunicare tra detenuti e portare messaggi all’esterno: cordicelle per calare bigliettini nelle celle, messaggi nascosti nei termosifoni (per esempio nel settore docce del carcere di Parma), la partecipazione dei detenuti alle videoconferenze nello stesso sito, una potente colla per chiudere le lettere (realizzata artigianalmente attraverso la manipolazione di un medicinale lassativo, impediva di aprirle senza distruggerle), segnali per comunicare con persone che si affacciavano dalle finestre di edifici di fronte al carcere.
• «Loigino nasce in una situazione unica, irripetibile. A Forcella, un quartiere interamente votato al contrabbando e al totonero, non ha sotto di sé una banda, ma un intero rione di Napoli. Luigi però era uno che in carcere stava male: voleva collaborare già dalla fine degli anni Ottanta, quando ancora era all’apice del suo potere e soprattutto libero» (il procuratore aggiunto Mancuso intervistato da Oliva, Scanni).
• Nel 2004 muore l’unico Giuliano che non si era ancora pentito, Carmine, ‘o Lione (rimasto famoso anche per essersi fatto fotografare abbracciato con Maradona davanti a una vasca da bagno a forma di conchiglia). Fuori dal palazzo di Forcella dove viveva, le scritte, ancora visibili: «Carmine si ommo vero», «Carmine non mollare» (Oliva, Scanni).
• Il 21 marzo 2005 muore ammazzato da due killer il fratello Nunzio Giuliano, mentre sta scendendo via Tasso in moto, con la compagna Maria Rosa Rivieccio (pochi giorni prima, in aula, Loigino ha accusato Peppe Misso di numerosi delitti).
• Il 7 dicembre 2006 muore ammazzato uno dei due figli gemelli, Giovanni, di anni 31, colpito in testa dalle pistole di due killer, mentre sta giocando a biliardo in un circolo ricreativo di via Sant’Arcangelo a Baiano (aveva rifiutato il programma di protezione riservato ai familiari dei collaboratori di giustizia).
• Il 20 marzo 2007 l’operazione “Piazza Pulita”, duecento arrestati a Napoli tra affiliati ai clan Mazzarella e Giuliano, tra cui la figlia di Loigino, Marianna Giuliano. Decisive per il successo delle indagini (in corso da tre anni) proprio le dichiarazioni dell’ex re di Forcella.
• Canzoni. Prima dell’arresto ha collaborato con Gigi D’Alessio a scrivere alcune canzoni. Lo incontrava in uno studio nella zona di Forcella, che aveva attrezzato allo scopo (a cura di Paola Bellone).