30 maggio 2012
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Biografia di Gino Giugni
• (Luigi) Genova 1 agosto 1927 – Roma 4 ottobre 2009. Giurista. Padre dello Statuto dei lavoratori (1970). «La ricerca del consenso non può essere la ricerca dell’unanimità, perché a un certo punto, se il consenso non si sblocca, occorre dimostrare di saper comunque governare».
• Famiglia borghese, laurea in Giurisprudenza con una tesi sul diritto di sciopero, borsa Fullbright che gli permise di studiare negli Stati Uniti, quindi l’assunzione all’Ufficio studi dell’Eni di Mattei, la libera docenza e gli incarichi accademici (Nanterre, Parigi, Los Angeles, Buenos Aires).
• «Quell’identificazione di Giugni con lo Statuto dei lavoratori è stata comunque inevitabile, perché lo Statuto, come scrisse nella sua autobiografia, ha rappresentato “un vero e proprio spartiacque per la classe operaia italiana”. Un discrimine fra il periodo in cui “la condizione operaia era fortemente sottoprotetta” e quella successiva, in cui è stata garantita da un articolato sistema di tutele» (Giuseppe Berta) [Sta 6/10/2009].
• «Da giovane passai molto tempo con Gino Giugni mentre si lavorava allo statuto dei diritti dei lavoratori. Quell’articolo in effetti nacque solo per limitare le rappresaglie contro la Fim Cisl e la Cgil. A questo pensavano i socialisti Giacomo Brodolini, ministro del Lavoro nel 1970, e Giugni, suo principale consulente giuridico. Poi si è esteso il riferimento anche a tutte le forme di licenziamento» (Giulio Sapelli commentando la nascita dell’articolo 18) [Stefano Cingolani, Fog 31/3/2012].
• Il 3 maggio 1983 fu ferito a Roma dalle Brigate Rosse: «Aveva da poco tempo accettato di collaborare con il ministro del Lavoro sul problema delle relazioni industriali: mentre rientrava nel suo studio, si sentì chiamare da due giovani, un ragazzo e una ragazza, in sella a un motorino. Lei aveva in mano un revolver, con cui sparò sette colpi. Ricoverato e operato al Policlinico di Roma, ricevette le visite di Bettino Craxi, di Sandro Pertini, di Ottaviano Del Turco, di Luigi Spaventa. Pertini gli disse che era l’ultimo colpo di coda delle Br. Si sbagliava perché l’attentato a Giugni inaugurava la linea dei terroristi di colpire i giuslavoristi o chi più in generale si occupava di riforme del lavoro, da Ezio Tarantelli a Marco Biagi» (Alberto Papuzzi).
• «Ricordando l’iter parlamentare che aveva portato all’approvazione dello Statuto dei lavoratori all’inizio del 1970, disse in seguito che avrebbe preferito norme meno protettive a vantaggio degli assenteisti. Giugni apparteneva infatti a una sinistra atipica: giovanissimo aveva aderito alla scissione socialdemocratica di Saragat; era andato in America a studiare il diritto del lavoro dell’età di Roosevelt e del New Deal; aveva lavorato negli uffici studi delle Partecipazioni Statali, alla ricerca di un assetto delle relazioni industriali che garantisse sia la condizione dei lavoratori che l’efficienza produttiva dell’impresa. Perciò era tutt’altro che proteso verso una difesa alla lettera dello Statuto dei lavoratori. Al contrario, era convinto che le sue norme dovessero evolversi in parallelo al mutamento della cornice economica e sociale del mondo della produzione. Non a caso, il suo impegno riformista lo espose alla violenza del terrorismo, che lo colpì con tre pallottole nel maggio 1983, quando stava lavorando alla revisione della scala mobile» (Giuseppe Berta) [Sta 6/10/2009].
• Eletto al Senato nel 1983, 1987, 1992, fu ministro del Lavoro e della sicurezza sociale nel governo Ciampi (1993-1994), nel 1994 fu eletto alla Camera.
• Tra i suoi libri La lunga marcia della concertazione (Il Mulino, 2003), in cui, elencando peraltro anche i numerosi errori del sindacato, accusò il governo Berlusconi di averla resa impraticabile.
• «La malattia lo ha portato lentamente fuori dalla vita politica. La conclusione della sua autobiografia, La memoria di un riformista (Il Mulino, 2007), esprime profonda malinconia: “Pensando al futuro, spero che il centrosinistra riesca a costruire un progetto politico riformista credibile, che possa portare davvero a una nuova stagione della politica italiana. Mi auguro, almeno, di non vedere più un partito socialista schierato con la destra”» [Rep 5/10/2009].