30 maggio 2012
Tags : Gianna Gissi
Biografia di Gianna Gissi
• Pola (Croazia) 5 febbraio 1943. Costumista. Tra i suoi film Il marchese del Grillo (Monicelli, 1981, premiata con David di Donatello e Nastro d’argento), Porte aperte (1990, David di Donatello), Il ladro di bambini (1992), Così ridevano (1998), tutti di Gianni Amelio. Tra gli altri ha lavorato con Mazzacurati, Troisi, Verdone, Virzì ecc. È stata docente di Storia del costume e di Costume applicato all’Accademia di Belle Arti di Viterbo dal 1993 al 1995. Nel 1984 è stata tra i fondatori dell’Associazione Scenografi, Costumisti e Arredatori.
• Genitori fuggiti dall’Istria, per evitare i campi profughi, e approdati a Roma quando lei era bambina.
• «Io sono figlia della guerra, per noi i film erano adatti a sognare. Avevo un cinema sotto casa, entravo alle 15 e uscivo alle 19. Guardavo e pensavo che avrei dovuto assolutamente fare qualcosa in quel mondo».
• Non ancora 18 enne le offrirono un provino per Divorzio all’italiana di Germi. Rifiutò perché per la recitazione era assolutamente negata. Era già sicura di «voler fare la costumista e null’altro».
• La sua prima esperienza da assistente costumista fu sul set di Per amore… per magia… con Dario Cecchi «che mi portò con sé dopo avermi insegnato tutto durante gli anni passati all’Accademia di Costume e Moda. C’erano molti ballerini su quel set e Cecchi mi fece capire che le loro esigenze andavano anteposte allo studio dell’epoca e dell’impatto visivo dei costumi. I ballerini dovevano avere una libertà estrema nel compiere certi movimenti. Iniziai a imparare in quel frangente che il togliere è sempre la strada più giusta. Il lavoro vero inizia quando cominci a togliere le idee superflue».
• «Mario diceva sempre che chi si ammala sul set è un idiota e un maleducato. Penso sia la ragione per cui una volta, in Francia, dopo una settimana di riprese con un freddo terribile, mi ammalai solo per i giorni di Pasqua e Pasquetta: 38°, 39° e il lunedì avevo già 37°. Il giorno dopo si tornava sul set» (a Diletta Parlangeli, raccontando della sua collaborazione con Monicelli) [Pan 4/8/2011].
• La storia de Il Marchese del Grillo era ambientata nei primi anni dell’Ottocento. «Stiamo già dal punto di vista del costume in pieno stile impero, che poi cambierà negli anni, fino a diventare, dopo il Congresso di Vienna, stile direttorio o restaurazione. Comunque è stato massacrante da un punto di vista fisico. Una volta ho lavorato ventiquattro ore di fila, facendo sia il turno di notte, che di giorno. Quando, tanti anni fa, chiesi al mio grandissimo professore Cecchi cosa ci voleva per diventare una brava costumista (domanda fatta con un minimo di presunzione, visto che lui mi considerava la migliore del corso), lui mi disse “una salute di ferro e dei nervi d’acciaio” e poi questo l’ho capito» [YouTube 9/6/2011].
• In Porte aperte di Gianni Amelio, l’iconografia che utilizzò per fare la Sicilia del 1937 furono le fotografie di famiglia. «È stato un lavoro a non superare la storia e la tesi che veniva raccontata, cioè il costume non si doveva sentire. Si doveva capire che era una cosa successa tanti anni fa, ma non si doveva “fare costume”». Per questo cambiò all’ultimo momento il cappello della vedova ricca impersonata da Lydia Alfonsi che le sembrò «troppo frivolo, troppo moda [YouTube].
• Sposata con lo scenografo Lorenzo Baraldi. Insieme nel 1998 hanno pubblicato Vestire un film. Costumi e scenografie nel cinema (Pratiche editore).