Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Luigi Giribaldi

• Casalmaggiore (Cuneo) agosto 1925 – Torino 27 settembre 2012. Raider.
• «Pensionato miliardario grazie ai blitz che in questi anni gli hanno fatto guadagnare centinaia di miliardi di plusvalenze con l’acquisto e la vendita di ricchi pacchetti azionari (...) Mina vagante della Borsa italiana, temuto e rispettato a Piazza Affari, nasce come imprenditore nel dopoguerra sposando la figlia del proprietario della Traco, all’epoca una piccola ditta di trasporti milanese. Lavorando sodo riesce a trasformare l’azienda in un marchio leader nel settore delle spedizioni private e a diventare l’uomo più liquido di Torino”, dopo Agnelli. Giribaldi non si ferma e nel 1989 vende la Traco al colosso australiano Tnt per 400 miliardi. Si ritrova così un bel capitale e comincia a guardare ai mercati finanziari. Dalla sua “fortezza” monegasca compra e vende con grande rapidità, alla stessa maniera di Michael Douglas nel film Wall Street. È la logica del “mordi e fuggi”. Al grande vecchio, che colleziona Ferrari, Rolls Royce e orologi da favola, non interessa il controllo delle società, ma la speculazione borsistica finalizzata alla plusvalenza» (Felice de Sanctis).
• «Nel 1994 si propose come salvatore del Torino Calcio dopo il crack dell’ex presidente Gian Mauro Borsano. La ribalta nella finanza la ottenne quando, tra la fine del ’96 e l’inizio del ’98, scalò a più riprese Cir e Cofide fino a portarsi oltre il 20%: un’aggressione che costrinse De Benedetti a spendere circa 300 miliardi per blindarsi e Giribaldi a guadagnarne 250. Mai chiariti i motivi dell’assalto: le cronache ipotizzarono perfino di un appoggio di Silvio Berlusconi per colpire l’Ingegnere dopo la guerra per il controllo della Mondadori. Subito dopo, nel 1998, è la volta della Snia Bpd scalata in coppia con Cornelio Valletto, patron della Saiag. Cesare Romiti liquidò presto la sua quota: “Non mi piace giocare con gli scalatori”. Nel gruppo chimico arrivò alla vicepresidenza, avendo tra i soci una finanziaria che avrebbe fatto parlare molto di sé: la Hopa di Emilio Gnutti e Roberto Colaninno. Poi le incursioni nella moda: la Ittierre controllata da Tonino Perna, la Rotondi (Trussardi) e poi Hdp, che a cavallo del Duemila controllava anche diverse attività nella moda (Fila, Valentino). Su Hdp nel giro di una settimana dapprima dichiarò ai giornali di avere rastrellato l’11% insieme a “un gruppo di amici”, diventandone il terzo socio, prima della stessa Gemina (ancora Cesare Romiti), anche se fuori dal patto di sindacato. Poi smentì, affermando di essere appena sopra il 2%. Una vicenda che approdò anche alla procura di Milano» (Fabrizio Massaro) [Cds 30/9/2012].
• Come raider, il suo stile fu paragonato «all’elefante che entra in un negozio di cristalli. Così è stato nei casi più clamorosi: la scalata alle holding di Carlo De Benedetti prima, e alla Snia di Cesare Romiti subito dopo. E poi il “bluff” sull’Hdp (così si chiamava nel 2000 la holding proprietaria del Corriere) e le tante mosconate, i compra-guadagna-fuggi messi in pratica su mezzo listino di Piazza Affari, dalla Rotondi di Trussardi, al Banco di Napoli e all’Olivetti» (Stefano Agnoli).
• Si era trasferito a Montecarlo con moglie e figli dall’inizio degli anni Novanta.