30 maggio 2012
Tags : Eleonora Giorgi
Biografia di Eleonora Giorgi
• Roma 21 ottobre 1953. Attrice. Padre italiano e madre ungherese. Sorella dell’attrice Beatrice Giorgi. Tra i suoi film: Storia di una monaca di clausura (Paolella, 1973), Mani di velluto (Castellano & Pipolo, 1979), Borotalco (Verdone, 1981, premiata con David di Donatello e Nastro d’argento), Mani di fata (Steno, 1983), Sapore di mare 2 (Bruno Cortini, 1983), Compagni di scuola (Verdone, 1988). Negli ultimi anni si è dedicata soprattutto al teatro, nel 2009 diretta da Franco Manzoni in Fiore di cactus di Barillet-Gredy. Da ultimo al cinema in Dimenticare Venezia (Franco Brusati, 2013), in tv in Provaci ancora prof! e Lo zio d’America. Nel 2013 ha debuttato come regista dirigendo la Muti in Uomini & Donne, Amori & Bugie. «Trent’anni fa, si diventava attrici solo perché si era belle. Poi, volendo, si diventava anche brave».
• «Mio padre ha avuto cinque figli da mia madre e altre due da un’altra donna, la sorella di Miriam Mafai. Le relazioni non sono state semplici. Siamo stati in anticipo anche sulla multirazzialità, tra nonni inglesi e ungheresi. Senza contare i punti di vista diversi in famiglia: padre comunista, mamma cattolica che ha seguito un cammino neocatecumenale» (a N20).
• «Divenni attrice grazie alle mie foto che aveva un’agenzia pubblicitaria. Non c’era una mia determinazione di recitare. In quel periodo facevo perfino la dogsitter, pur di guadagnare. Ero già fuori di casa». Dei suoi esordi ricorda l’imbarazzo di nonno e genitori e dice: «All’inizio ero la ragazza meno maliziosa del mondo».
• «Debuttante a 17 anni e per questo studentessa mancata dell’Istituto per il Restauro, è un’interprete dal percorso atipico, segnato da corse folli e pause prolungate, periodi di sovraesposizione e altri di oblio totale, sparizioni e rinascite» (Fulvia Caprara).
• «Nei primi anni Settanta ho lavorato tantissimo, come se stessi su una macchina lanciata al massimo della velocità. Una fortuna, certo, ma anche qualcosa che contrastava con la mia natura di ragazza cerebrale, rafforzando, al contrario, un’immagine che non mi corrispondeva e che forse mi ha precluso delle possibilità. Sono sempre stata una pallida bionda, e invece allora andavo in giro troppo truccata, vestita in modo troppo appariscente».
• «Milano mi riporta alle regole, ai cinque anni di matrimonio con Angelo, al Corriere di cui era proprietario, che separava le nostre vite ed era tutto quello che lo preoccupava. Io avevo 23 anni, le donne quando sono giovani non capiscono che il lavoro per l’uomo è un fatto primario, di identità. E poi i film con Celentano e Pozzetto. Adorabili. Adriano era carismatico, cavalleresco, divertente. Renato è la milanesità; è buffo, aveva un pigiama con le biciclette. Nel 1984 a Milano girai “Notti e nebbie” di Tullio Giordana con Umberto Orsini (…) Ho vissuto Milano negli anni di piombo, alle 12.30 chiudevano le edicole... Ma se uno vuole un gelato dove va?, chiesi ad Angelo. Mi portò a Città Studi» (a Valerio Cappelli) [Cds 14/12/2009].
• «Il dj Nicola Savino dice che io e la Muti siamo come l’urlo di Tardelli, qualcosa che appartiene un po’ a tutti, un pezzo di un grande cuore collettivo».
• «Bisogna dire che Ornella Muti s’è conservata meglio di me. Io mi ritrovo questa pelle da inglese... Sono una cascata di rughe, una cosa da paura».
• Ornella Muti è l’amica di sempre. Un figlio, Andrea, dal primo marito Angelo Rizzoli jr, un altro, Paolo, dal secondo, l’attore Massimo Ciavarro (a proposito del quale disse: «Saremmo potuti tornare insieme, gliel’ho proposto tante volte ma non ha voluto. Ora per me è un fratello maggiore»).
• Da un’inchiesta torinese risultò tra i personaggi che gli organizzatori del premio Grinzane Cavour facevano figurare, senza che fossero mai stati contatti e partecipassero, per emettere false fatture (Giusi Fasano) [Cds 18/3/2009].
• «Ogni tanto mi torna questa voglia di distacco totale, di tornare Orsola, il mio secondo nome, quella ragazza con gli occhiali un po’ secchiona che studiava arte e restauro».