30 maggio 2012
Tags : Giancarlo Giannini
Biografia di Giancarlo Giannini
• La Spezia 1 agosto 1942. Attore. Da ultimo visto nel film tv Un angelo all’inferno, sul dramma della tossicodipendenza, ed al cinema nella commedia Ameriqua (Marco Bellone, 2013). «Il mio primo consiglio per chi vuol fare l’attore è di lasciar perdere. L’ho dato anche a mio figlio Adriano». Nel 2013 ha diretto e interpretato Ti ho cercata in tutti i necrologi, seconda opera alla regia dopo Ternosecco (1987). Nel 2012, il gangster movie Sleight of hand (Brad Mirmam), con Mel Gibson.
• Perito elettrotecnico, studiò all’Accademia d’arte drammatica: «Mi ero dato tre anni di tempo e le cose sono successe».
• «Uno dei pochi attori italiani in grado di interpretare parti da buono e da cattivo a distanza ravvicinata» (Michela Tamburrino), ha «fama di quello che avrebbe potuto fare di più, anche se non sono molti altri a poter vantare una nomination come miglior attore agli Oscar (nel 1977 per Pasqualino Settebellezze), e un’infilata di registi, da Coppola a Visconti che hanno voluto fissare su pellicola quel suo sguardo da ragazzo sciupato» (Stefania Ulivi).
• «Non è un personaggio facilmente catalogabile. Nella sua carriera c’è di tutto. Il cinema d’autore e quello di genere, la fama in Italia e anche all’estero, la recitazione, il doppiaggio, l’insegnamento. Versatile, mimetico, febbrile, abituato ai mille travestimenti, ma anche fortemente caratterizzato da una maschera di uomo segnato dal tormento di vivere» (La Stampa). «Sul set è uno spettacolo nello spettacolo. Attento, umanissimo, leggero, lascia una scia di fascino e ammirazione. Ha composto una galleria di siciliani per il nostro cinema, da Pasqualino Settebellezze al giudice Borsellino per il film di Ferrara Giovanni Falcone... “Ma anche Mimì metallurgico, Paolo il caldo, Il bestione e Travolti da un insolito destino; è vero, sono entrato nella vita di tanti siciliani”. Un compositore, Giannini: lavora sul suo corpo-orchestra, più di un mimo, studia meticolosamente il copione come fosse uno spartito, registra e riprova mille volte un tono, uno sguardo, un sorriso» (Andreina De Tomassi).
• «Il risultato sta tutto nella percezione dello spettatore: l’attore indica solo il personaggio, è lo spettatore che se lo costruisce. Mi piace il cinema perché non ci sono regole. Io, però, scelgo quelli che si divertono non quelli che soffrono: a De Niro che ingrassa dieci chili per Toro scatenato preferisco Orson Welles che si mette il cuscino sotto la maglia».
• «Ho avuto fortuna, io. Anche quella di cogliere l’ultima onda della grande commedia all’italiana, di studiare da vicino i miei cinque pilastri: Gassman, Mastroianni, Tognazzi, Sordi e Manfredi. Dovessi distruggere tutto tengo l’anarchico di Film d’amore e d’anarchia. Quella storia l’avevo trovata io, ne andavo fiero, pensavo di aver raccontato non un anarchico ma un poeta. Partendo da tre elementi: quercia, mucca, gatto. Doveva avere la stabilità di una quercia, l’occhio fesso della mucca, l’astuzia di un gatto. Ci misi l’anima e i critici lo presero come un cretino. Pensavo di smettere, sul serio».
• «Recitare non mi costa alcuna fatica, per questo faccio un film dietro l’altro: mi chiamano e vado. Inventare congegni elettronici, invece, mi impegna di più, e forse per questo ne sono più fiero».
• «Sono curioso, tutto qui, è la curiosità il motore del mondo, no? Ricordo che proprio per vederlo girare, per curiosità, certo, andavo di notte al teatro 5 a Cinecittà, per vedere Fellini al lavoro. Lui mi chiamava “il mio pipistrello porta fortuna”. Ogni tanto mi chiamava vicino e mi sussurrava con quella sua vocina da orco buono, “Vieni, Giancarlino, vieni, che ci andiamo a mangiare un po’ di pecorino”. Beh, sarò ridicolo ma non ho più trovato un formaggio con quel sapore».
• «A volte mi sbaglio, voglio fare un film e invece ne faccio un altro. Su venti film italiani, uno riesce; ne ho girati 150 e ne salvo quattro, al massimo cinque. Sarà perché un attore non è mai contento di quello che fa».
• Ha vinto il David di Donatello per Mimì metallurgico ferito nell’onore (Wertmüller, 1972), Mi manda Picone (Nanni Loy, 1983), Come due coccodrilli (Campiotti 1994, non protagonista), Celluloide (Lizzani, 1996), Ti voglio bene Eugenio (Fernandez, 2002); il Nastro d’argento per Mimì metallurgico, Film d’amore e d’anarchia (Wertmüller, 1973), La stanza dello scirocco (Sciarra, 1997), Hannibal (Ridley Scott, 2001, non protagonista).
• Grande doppiatore (Jack Nicholson, Al Pacino ecc.).
• Anche la sua carriera di inventore di aggeggi elettronici gli ha dato qualche soddisfazione: è una sua creazione, ad esempio, il giubbotto pieno di gadget che Robin Williams indossa in Toys - Giocattoli (Barry Levinson 1992).
• Da molti anni ha lasciato il teatro: «L’ho fatto per 13 anni, con dedizione, come un monaco. Poi, mi sono scocciato: troppo faticoso».
• Dall’attrice Livia Giampalmo (sposata nel 1967), ha avuto i figli Lorenzo e Adriano. Altri due figli dalla seconda moglie.