30 maggio 2012
Tags : Emilio Giannelli
Biografia di Emilio Giannelli
• Siena 25 febbraio 1936. Vignettista. Avvocato. Dal 1991 disegna sulla prima pagina del Corriere della Sera. «È il lavoro più difficile del Corriere, 365 giorni all’anno, un mestiere più difficile del mio» (Paolo Mieli, direttore dal 2004 al 2009).
• «Sono un avvocato, ho lavorato in una grande banca, il Monte dei Paschi di Siena di cui ho diretto l’Ufficio legale e poi la Fondazione. Fare il vignettista è stata la mia passione, ma posso considerarla la mia seconda vita» (a Guido Vitale) [Pagine Ebraiche marzo 2012].
• «Quando disegno, non parto mai dal mio rancore verso qualcuno. Chi fa satira deve sempre ironizzare sui fatti e su ciò che le persone rappresentano all’interno dei fatti stessi. Prendere di mira qualcuno, estraniandolo da un contesto, non ha alcun senso».
• «È vero, qualcuno s’è offeso. Nessuno ha mai querelato. Poi, sì, ci sono le lettere anonime (e anche firmate) che mi mandano i leghisti ogni volta che disegno Bossi in versione canina» (a Baldini).
• Non si definisce «un artista anche se ama citare i “veri artisti” che lo hanno ispirato: da Grosz a Daumier, da Steinberg a Maccari» (Stefano Bucci).
• Tra i suoi fan ci sarebbe papa Benedetto XVI.
• «Fin da bambino mi sono sempre divertito a fare i disegni e soprattutto le caricature. Ma l’inizio di una vera e propria attività di satira politica risale solo alla fine degli anni Settanta, con il Satyricon di Repubblica, questo paginone inventato credo principalmente da Giorgio Forattini, in cui si raccoglievano le vignette di tutti i satirici dilettanti d’Italia».
• Nel 91 conobbe Ugo Stille, allora direttore del Corriere. «Quando mi ha proposto la prima pagina, non ho potuto dire di no: mai, prima di allora, il Corriere aveva messo una vignetta in prima pagina». «“Ogni vignetta è sempre legata all’articolo a fianco del quale viene pubblicata. Non è mai separata da un testo. E si deve collegare in qualche modo al titolo e al testo dell’articolo di fondo, di spalla, a seconda di quale argomento si sceglie. Molte volte il contenuto dell’articolo di fondo non è di argomento tale da meritare una vignetta, perché ci sono eventi sui quali è difficile pronunciarsi con un commento satirico. Allora si sceglie un altro articolo. Ma in genere, la vignetta va su quello di fondo. Io devo aspettare che il giornale decida l’impaginazione e a quale argomento dare la prevalenza, in modo da lasciare poi lo spazio per la vignetta”. Quando una vignetta può dirsi riuscita? “Quando qualcuno si lamenta”» (Alessandro Bottelli).
• «I personaggi sono studiati a partire da quello che dicono e da quello che fanno. A me non piace partire dalle caricature basate solo sul fisico, ma secondo me la persona più caricaturabile è quella che si mette in un’atteggiamento ridicolo anche se non ha la foggia di ridicolo» (a Pippo Baudo)
• «“Prendo un foglio formato A4 e comincio a schizzare con un lapis. Poi passo la china e, quando asciuga, cancello il lapis. Quindi invio per fax, sempre entro le 21.30, massimo le 22.00. In redazione ricevono, riducono e pubblicano”». C’è qualcuno a cui mostra la vignetta prima di faxarla? “No, nessuno... Beh, qualche volta mia moglie Laura. Che mi chiede sempre a che ora penso di finire, così lei si regola per la cena. E quando abbiamo un invito fuori, giustamente, pretende una risposta il più possibile precisa”.Qualche personaggio che ha preso di mira l’ha mai chiamata? “Vivo a Siena, e mi tengo abbastanza defilato. Una delle cose più insolite che mi sono capitate è una lettera che ricevetti da Renato Schifani. Qualche giorno prima l’avevo disegnato con il riporto. Lui mi scrisse che da tempo si era tagliato i capelli. Ma siccome io mi divertivo a farlo con il riporto, da allora non l’ho più disegnato...» (Diletta Grella).
• «Dissi no alla Stampa e anche a Montanelli che mi voleva insistentemente al Giornale. Non volevo dispiacere né offendere nessuno, ma per un motivo o per l’altro non mi sarei sentito a mio agio».
• «Nel 1989 Indro mi voleva al Giornale. Mi avrebbe pagato 400 milioni di lire per fare vignette un giorno sì e uno no. Gli risposi che era troppo per il mio valore e troppo per essere davvero libero» (a Paolo Baldini) [Cds 13/11/11].
• Tra il 1985 e il 2010 ha pubblicato più di venti raccolte di vignette, da ultimo La banda larga (Marsilio).
• Contrada del Drago. Tifosissimo del Siena. Appassionato di basket: «Ho giocato anche nella Mens Sana. Ruolo? Guardia». Un figlio. Fernando, avvocato. Una nipotina, Corinna. (a cura di Lauretta Colonnelli).