30 maggio 2012
Tags : Gianfabio Bosco
Biografia di Gianfabio Bosco
(Gianfabio Bosco) Firenze 30 luglio 1936 – Lavagna (Ge) 14 febbraio 2010. Attore. Ha formato una celebre coppia comica con Riccardo Miniggio (Ric&Gian).
• Figlio d’arte, esordì nella compagnia di Gilberto Govi (dove recitava la madre). Entò poi nella compagnia di Gino Bramieri, poi con il comico Mario Ferrero. È appunto lavorando con il comico che alla fine degli anni Cinquanta conobbe il ballerino fantasista Riccardo Miniggio. Comincia un duo, inizialmente chiamato Jerry e Fabio, che riscosse successo persino in Francia. Poi il produttore cinematografico Angelo Rizzoli li ingaggia per girare il film Ischia operazione amore (1966) e decide di cambiare il loro nome d’arte in Ric e Gian. I due stanno insieme nel mondo dello spettacolo per vent’anni: decidono di separarsi solo nel 1987.
• Nel 2006 i due erano tornati insieme per l’ultima volta con la pièce teatrale Comunque vada sarà un successo, per due anni in scena al teatro San Babila di Milano.
• Visto negli ultimi anni in numerose fiction (Ladri si nasce, Anni ’60, Angelo il custode, Ma il portiere non c’è mai?).
• Fu protagonista di una delle prime sit-com della televisione italiana, sul finire degli anni ’80. «Un momento invece molto interessante da un punto di vista dell’antropologia sociale degli anni ‘80 fu la serie televisiva I cinque del quinto pianto, andata in onda sulle reti del Biscione nel 1988 per ben 95 puntate (con centinaia di repliche). Gian Fabio Bosco era il padre un po’ “cumenda” (Edoardo) di una famiglia milanese della classe media. Per chi non lo ricordasse, il figlio maggiore era quel terribile “fancazzista” della giovane Milano rincitrullita di benessere a nome Gianfilippo (Luca Sandri), che in ogni puntata ripeteva l’agghiacciante refrain “sfortunello!” (...). I cinque del quinto piano (...) segnò comunque una tappa importante dell’avvicinamento tra fiction seriale e racconto di segmenti della società. Due momenti cult della serie erano le sortite naïf e ammiccanti della sguaiata e indiscreta colf siciliana, e l’immancabile chiusa del padre estenuato e saggio, che esclama dritto in telecamera: “Ci vuole proprio una gran pazienza!”» (Andrea Di Consoli) [Rif 16/2/2010].
• A febbraio del 2010, in seguito alle complicazioni di un’aneurisma cerebrale viene ricoverato in ospedale privo di conoscenza. Poco prima della morte lo raggiunge la figlia Danila, con la quale non aveva rapporti da 40 anni, scappata di casa quando il papà si era innamorato di una ballerina che sarebbe poi diventata la sua seconda moglie. «Mi ha portato via il papà quando avevo 12 anni (...). Lo ha convinto che io fossi interessata solo ai suoi soldi (...). Ho diritto di vederlo, di stargli vicino” (...). Ora Danila è decisa: “Non so cosa gli dirò se si sveglierà, ma una cosa è certa: non vorrei perderlo proprio adesso”». (Grazia Maria Mottola) [Cds 12/2/2010]. Gian è morto, senza risvegliarsi, due giorni dopo.
• «Il suo mondo era quello, lo sghignazzo e la passerella, il doppio senso e la ripicca col partner» (Maurizio Porro) [Cds 15/2/2010].