Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Franca Ghitti 

• Erbanno (Brescia) 1932 - Erbanno, 10 aprile 2012. Scultore. «Penso che si possano utilizzare i materiali più vari, escludendo ogni gerarchia di pregio».
• «Nata in Val Camonica. Invece che con le bambole, nella sua infanzia gioca coi trucioli della segheria di famiglia. Negli anni Cinquanta, dopo Brera, è a Parigi, all’Académie de la Grande Chaumière. Fra le sue frequentazioni ci sono anche il Musée de l’Homme e, nel 1957, le opere di Brancusi: “Mi interessava il mondo che aveva alle spalle, quella scultura dei taglialegna e falegnami, degli artigiani-contadini rumeni in cui riconoscevo forti analogie con quella che avevo alle spalle anch’io, dei contadini e segantini della mia valle natìa”» (Sebastiano Grasso).
• Nel Sessanta, a Salisburgo, seguì i corsi di incisione di Oskar Kokoschka. Rientrata a casa, fondò il Centro camuno di studi preistorici e una scuola di artigianato sulle tecniche di intaglio riprese dai maestri camuni. Realizzò i Racconti della valle (dipinti e disegni che si ispirano a graffiti preistorici dei camuni). Passò poi alle Rogazioni, segni ripresi da preghiere, processioni, ricorrenze religiose, litanie romaniche e gotiche, sui quali intervenne con elementi fantastici e simbolici. Seguirono le Mappe, una sorta di “racconto” del territorio e, ai primi dei Settanta (dopo un soggiorno di tre anni in Kenya, dove analizzò la scultura lignea degli africani e realizzò le grandi vetrate della Chiesa degli Italiani a Nairobi), le Orme del tempo. Arrivò quindi l’epoca dei Libri chiusi, del Bosco, dei Tondi, delle Meridiane. «Ha scelto come terreno di analisi una comunità ancora legata all’antichissimo linguaggio delle cose rifacendosi apertamente alla più recente ricerca antropologica: un’altra via che porta alla confluenza di arte moderna e scienza moderna» (Giulio Carlo Argan). (a cura di Lauretta Colonnelli).