30 maggio 2012
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Biografia di Enrico Ghezzi
• Lovere (Bergamo) 26 giugno 1952. Critico cinematografico. Autore tv. Laurea in Filosofia morale. Tra i suoi programmi Blob, un quotidiano che ogni giorno dà il senso della giornata mettendo insieme spezzoni di tv. E Fuori Orario, ciclo di film o di documentari in onda dopo l’una di notte. «Nella vita odio la soddisfazione».
• «Per un anno e mezzo sono stato assistente incaricato supplente, insegnavo Cartesio e Aristotele. Poi ho lasciato l’università perché ho vinto un concorso per programmista e regista a Raitre. Ricordo che feci un lungo tema su Rossellini e la televisione, che non finii. Riuscii a realizzare un ciclo di film. Nell’85 il cinema compiva novant’anni. Feci una due giorni di quaranta ore con il consenso alquanto improbabile dell’allora direttore Giuseppe Rossini. Nell’89 fu Guglielmi a darmi la possibilità di realizzare Blob» (da un’intervista di Alain Elkann).
• «Ama i film, a condizione che siano in bianco e nero, irrimediabilmente graffiati, l’audio impercettibile, l’audience inferiore ai quattro spettatori» (Pietrangelo Buttafuoco).
• «Per me che un film sia piacevole, ben fatto, rappresentativo, interessante per gli attori che vi recitano, o per la trama che si sviluppa, per le piccole o grandi notazioni sociologiche, non vuol dire quasi nulla. Sono piaceri alquanto comuni, si trovano ovunque».
• «Da bambino leggevo moltissimo, fin da piccolissimo infatti mi dicevano sempre che “mi finivo gli occhi”. Mi piace questa espressione “finirsi gli occhi”, ma non è certo vero perché poi ho visto tanti, tanti film; ma i miei me lo dicevano sempre. Tuttavia sono diventato miope molto presto (...) Per me la lettura era una cosa divorante, e questo è rimasto come principio nel senso che cerco di leggere quello che c’è scritto anche su un dépliant, o quando faccio manovra in moto e vedo per terra un foglio di giornale non riesco a non cercare di leggerlo. È un occhio indiscreto il mio non mi importa il messaggio: voglio leggere. È un’istanza automatica, diffusa, diciamo. Non è curiosità per sapere quel che dice quel foglio, è proprio qualcosa che ha a che vedere col travaso nel cinema. È una specie di lettura di tutto come “archeologico”, come cosa che ha lasciato già dei segni».
• «Dopo che Angelo Guglielmi lasciò la direzione, avevano tentato di spostarci in seconda serata. In quel caso ci salvò Carmelo Bene. Aveva fatto appelli, pressioni. Lui conosceva benissimo la televisione e amava Blob. Diceva che doveva restare all’ora di cena perché spostato alle 22.30 sarebbe diventato un’altra cosa: un banale prodotto di montaggio, anche un po’ furbino. Un altro grande che aveva capito fino in fondo il programma fu Federico Fellini. Lui lanciava anatemi contro la tv, ma ne conosceva tutti i segreti. Amava Blob al punto che gli chiesi di farlo. (…) Mi rispose che il massimo che poteva fare non sarebbe mai stato all’altezza della puntata più scarsa di Blob. Spiegò che lui nel montaggio avrebbe per forza usato un filo conduttore. Invece Blob ha senso proprio perché un filo conduttore non ce l’ha mai. Aveva capito tutto» (a Natalia Vantini) [Sec 23/4/2014].
• «La tv è una grande enciclopedia in cui puoi trovare di tutto. L’alto e il basso. Lo sprofondo e il sublime. Un’arca massacrante in cui ti puoi anche divertire a patto di essere dotato di cinismo estremo. In tv l’unico modo di essere estrosi è aiutare quelli provvisti di talento a tirarlo fuori» (a Malcom Pagani) [Fat 27/4/2014].
• Aldo Grasso gli diede del narcisista «senza inibizioni»: «Ammetto la vanità. Non nego di essere molto narcisistico e vano. Un peccato capitale che dovrebbe essere riconosciuto da tutti, anche da chi si guarda allo specchio e dice che è accaduto per caso. Non c’è mai il caso. C’è il volersi vedere che è sempre un’altra cosa» [Pagani, cit.].