Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Roberto Gervaso

• Roma 9 luglio 1937. Scrittore. Giornalista. Laurea in Lettere moderne. Collabora con Mattino e Messaggero. Iniziò al Corriere della Sera. Da anni conduce su Retequattro Peste e corna & gocce di storia, breve editoriale su fatti di costume o di attualità. Moltissimi libri tradotti anche all’estero. Grande intervistatore (domande e risposte brevissime). Divulgatore di biografie storiche (Cagliostro, Casanova, Claretta, Nerone ecc.). Celebre per i suoi aforismi.
• «Vivevo a Torino con i miei genitori e con mia sorella e ho conosciuto, non dico la fame, ma il bisogno, gli stenti, che mi sono stati di grande insegnamento e hanno contribuito a plasmare il mio carattere. A scuola me la sono sempre cavata, ma la mia pagella era più irta di sei e di sette che di otto, di nove, di dieci. Un po’ meglio sono andato all’università, ma mi sono laureato a ventotto anni. E non perché battessi la fiacca, ma perché, a ventitré, con il viatico di Montanelli, entrai al Corriere della Sera. Ero reduce da un infelice viaggio negli Stati Uniti dove, con una borsa di studio Fulbright, avrei dovuto fermarmi due anni. Ma dopo soli tre mesi mi buscai un devastante esaurimento nervoso e dovetti rientrare in Italia. Al Corriere della Sera feci per un anno e mezzo il cronista di nera. Avevo i nervi a pezzi e atroci coliche renali, ma strinsi i denti e i pugni e mai cedetti alla tentazione di piantare tutto, di dire addio al giornalismo. Montanelli che – come me – ciclicamente soffriva di depressione, mi fu molto vicino. Quando si rese conto che non ce la facevo, ottenne il mio trasferimento a Roma, dove lui viveva con la moglie Colette. Io mi acquartierai a casa di mio nonno e delle mie quattro zie finché non mi emancipai e con i diritti d’autore del primo libro, L’Italia dei secoli bui, scritto a quattro mani con il grande Maestro, affittai una bellissima mansarda dietro piazza Navona. Più tardi conobbi Vittoria e ci sposammo. Lasciai il Corriere della Sera e scrissi su molti altri giornali, feci tanta radio e tanta televisione. Erano gli anni Settanta, la contestazione aveva lasciato nella società rovinosi strascichi di permissivismo e, insieme, d’intolleranza. Chi non militava a sinistra, era, ipso facto, di destra. E chi era di destra, non era un liberale, un conservatore, un moderato. Chi era di destra, era un fascista. Io, e non per eroismo, ma per temperamento, non abiurai la mia fede politica e questo mi valse le censure e gli anatemi di molti colleghi».
• Con Montanelli ha scritto i primi sei volumi della Storia d’Italia (Rizzoli). Da ultimo per Mondadori Lo stivale zoppo. Una storia d’Italia irriverente dal fascismo a oggi (2013).
• Presidente onorario dell’Esda (European sexual dysfunction alliance).
• Il suo nome era nella lista della P2 e Berlusconi sostiene che fu proprio lui a presentargli Licio Gelli.
• Indossa sempre e solo il papillon.
• Vegetariano per anni («perché lo era mamma»): «Fosse libero (da dieta e medicine), Gervaso un cucchiaio lo affonderebbe nella nutella, l’altro nel gorgonzola “o nello squacquerone, ha presente?”. E invece i piaceri quotidiani sono “una bella mela renetta, però matura, una banana per il potassio, del radicchio o della cappuccina, riso o pasta integrale, formaggio poco, spesso uova, ceci, lenticchie”. Si pregia però della compagnia risorgimentale: “Mazzini era vegetariano certo, sempre pallido, però suonava la chitarra, Garibaldi non credo proprio. Sono frugale come Montanelli che, magari pochi bocconi, apprezzava pure la fiorentina”» (Giovanna Cavalli) [Cds 12/2/2009].
• Dalla moglie Vittoria ha avuto una figlia, Veronica (Roma 13 gennaio 1974), giornalista a Mediaset.