30 maggio 2012
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Biografia di Elio Germano
• Roma 25 settembre 1980. Attore. Ultimi film: Il giovane favoloso, dove interpreta Giacomo Leopardi (Mario Martone, 2014), L’ultima ruota del carro (Giovanni Veronesi, 2013), Padroni di casa (Edoardo Gabbriellini, 2012), Magnifica presenza (Ferzan Özpetek, 2012), Diaz (Daniele Vicari, 2012). Tra gli altri suoi film Nessuna qualità agli eroi (Paolo Franchi, 2007); Il mattino ha l’oro in bocca (Francesco Patierno, 2008); Tutta la vita davanti (Paolo Virzì, 2008); Come Dio comanda (Gabriele Salvatores, 2008). Con Mio fratello è figlio unico (Daniele Luchetti, 2007) e con La nostra vita (Daniele Lucchetti, 2010) ha vinto il David di Donatello. Nel 2007 ha vinto anche il Premio Braghi che incorona la rivelazione cinematografica dell’anno e nel 2008, a Berlino, il premio Shooting star per i migliori attori europei emergenti. Per la sua interpretazione ne La nostra vita ha vinto la Palma d’oro a Cannes (ex aequo con Javier Bardem per Biutiful), il Nastro d’Argento, il Globo d’Oro e l’European Film Award. Ciack d’Oro e il Globo d’Oro come miglior attore protagonista per Magnifica presenza.
• Vita I genitori sono di Duronia, in provincia di Campobasso. I nonni facevano i contadini: «Nel Molise, da dove viene la mia famiglia, si vive di questo». Esordì nel cinema all’età di dodici anni come protagonista del film di Castellano e Pipolo Ci hai rotto papà (1992). Nel 1994 si iscrisse a una scuola di teatro: «Non per l’idea di diventare qualcuno o qualcosa, ma per il piacere di farlo fine a se stesso. Era il teatro dei Cocci di Roma. Passavo pomeriggi fantastici a lavorare sul corpo, sulla voce, a fare improvvisazioni, con tutti i miei colleghi con cui si creava un rapporto molto intenso, vero. Mi sono ritrovato ventenne con questo unico mestiere tra le mani. Solo una cosa sapevo fare: l’attore. E ci ho provato». Nel 1998 dovette fare una scelta: seguire Giancarlo Cobelli in una tournée teatrale o accettare la proposta dei fratelli Vanzina che lo volevano nel film Il cielo in una stanza. Scelse i Vanzina e da quel momento iniziò per lui una folgorante carriera per lo più cinematografica. Nonostante il successo, «frequento gli amici di sempre, vivo in un appartamento di 40 metri quadri che ho comprato a Corviale, nella periferia di Roma. E prendo l’autobus» (Federica Brunini, Vanity Fair). «Mi trovo meglio a Corviale che nei quartieri di finzione sociale. Mi ricorda il posto dove sono nato, costruito da mio nonno come muratore. In principio era contadino, lavorava tra le pecore. Quando fece il militare era felice perché con l’uniforme gli davano le mutande. Lo ricorderò sempre».
• Critica «Con Pierfrancesco Favino e Kim Rossi Stuart uno dei pilastri attoriali del nuovo cinema italiano» (Vittorio Zincone).
• «È il miglior attore. Talmente naturale che riesce a far sembrare assente la recitazione» (Francesca Comencini).
• «È il Laonardo Di Caprio italiano. Il primo film l’ha fatto con noi. Capimmo subito che era fuori dal comune» (Enrico Vanzina).
• «Sul set ho perfino detto che avrei lavorato tutta la vita pensando a Germano, creando gelosie. Elio è la mia magnifica ossessione, mi piace tanto, a un certo punto mi sono preoccupato» (Ferzan Ozpetek).
• «Con quella faccia un po’ così, occhi ruffiani che brillano sotto una cascata di ricci, volto un po’ pasoliniano ma che può trasformarsi in quello del pariolino ripulito, sorriso buono e ghigno malefico, pacca sulla spalla e irruenza manesca e generosa, non è più attore-rivelazione bensì la rivelazione di come si possa essere interpreti oggi, nel cinema italiano, vestendo mille maschere senza perdere se stessi e la strada dell’attore. (...) Considerato a ragione il De Niro italiano, Germano nel giro di pochi anni è ricercato da tv e cinema. Noi ce lo ricordiamo già incisivo, scolpito, divertente nel ruolo del “pasticca” accanto a Banfi nel Medico in famiglia (...) vola dalle atmosfere sospese di Respiro a quelle tagliate con l’accetta del suo “sorcio” in Romanzo criminale; dal buffo scrivano che tenta di uccidere Napoleone (nel film di Virzì) al mellifluo, ambiguo Arnaldo di Melissa P. allo sfrontato liceale di Che ne sarà di noi. Ma se gli chiedi come si è sentito nei panni del fascistello tratto dal romanzo Il Fasciocomunista di Antonio Pennacchi, lui ti spiazza: “All’inizio ho trovato molte difficoltà perchè trattenuto dal mio giudizio sul personaggio e invece l’attore si deve avvicinare al nuovo senza prendere posizione. Non ci riuscivo - continua - mi appiattivo e non offrivo ad Accio la necessaria tridimensionalità”. E come è finita? “Che sono riuscito a fare di un personaggio poco raccomandabile un ragazzo tenero. Perché Accio, in fondo, è un bambino in cerca di affetto”» (Leonardo Jattarelli).
• Frasi «Il mio metodo, il mio professionismo consiste nel non recitare. Io combatto la recitazione, il compiacimeno, il fatto di guardarsi mentre si lavora».
• Politica Dice di essere di sinistra ma di «una sinistra passata, idealistica, che non esiste più, non la sinistra ancorata a questo sistema di cose».
• «Sono cresciuto nelle occupazioni, non mi sono mai identificato con il Pd. Ma da esterno dico che devono decidere che partito vogliono essere. Se sostengono solo il libero mercato e la repressione dei movimenti sociali, per citare due esempi, beh allora stanno a destra: non c’è da vergognarsi, basta ammetterlo e non è un problema mio».
• Tra gli artisti prima linea per il Teatro Valle Occupato di Roma.
• Tifo Romanista. «A Roma esiste una sola squadra. Allo stadio vado saltuariamente. Non sono mai stato abbonato ma, dato che sono sempre in giro per lavoro, seguo più spesso la Roma in trasferta: Curva Sud o settore ospiti, perché altrimenti uno si perde una parte dello spettacolo».
• Vizi «Scrivo di continuo, sempre a mano. Non scrivo per pubblicare, ma per mania».
• Una debolezza: «La mia moto. Quando imposto una curva non so mai come andrà a finire. Un po’ come i personaggi che interpreto, con i film. Ma l’importante è saper cadere».
• Non ama rivedersi: «Sei sempre ridicolo quando ti rivedi. quando mi trovo ridicolo e mi vergogno capisco però che ho fatto un buon lavoro, perché si apre qualcosa di sporco, di vero».
• Coltiva un orto insieme a suo nonno, adora giocare a calcetto, pratica boxe e judo, disegna, suona pezzi hip-hop con il gruppo “Le bestie rare”.